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Al mondo ci sono la bellezza e gli oppressi.
E poi ci sono le persone che sanno donare la bellezza agli oppressi.

In ricordo di Marcella Di Folco

Marcella è nata il 7 marzo del 1943, un contesto storico sicuramente difficile e ricco di eventi drammatici. In realtà quel giorno i natali li vide Marcello. Il contenitore corporeo di quell’anima esuberante era maschile e questo poneva una scelta tra una vita di sospiri oppure una da vivere in modo pieno e gustoso. Ecco, come prevedibile, la nostra protagonista scelse la seconda.

Ebbe un incontro fulminante, a Cinecittà, con il grande Fellini. Marcello si era recato per consegnare una semplice lettera, il regista lo notò e lo volle per una parte in un film… Fu solo l’inizio. Arriverà il famosissimo “Amarcord” dove, nei panni del principe Umberto, reciterà la celebre scena della coppa di champagne terminata con il “Gradisca” della protagonista femminile. Era il 1974 e, col nome d’arte Di Falco, Marcello continuava a registrare film. Racconterà dell’intemperanza del grande Maestro alla presenza della Masina. E gli risponderà dinanzi a delle estenuanti pressioni per una parte: “Puoi fare tutto ma non insegnarmi a fare il frocio“.

Solo dopo sei anni a Casablanca un intervento chirurgico porta alla ribalta Marcella, la nostra Marcella. Nelle file dei Radicali si batterà per il varo della legge 164/82 sulla riattribuzione di sesso. Era instancabile, eppure il cinema si preparava a salutarla. In un articolo del Corriere della Sera del 27 marzo 1993 si legge che Mastroianni le disse, nell’immediata fase post operazione: “Ma cosa hai fatto?“. Man mano si spensero i riflettori e Marcella spiega che in un episodio non accettò di togliere la parrucca ad una richiesta di Fellini. Era una bella signora e non voleva sfigurare. Il Maestro non gradì. Fu la fine di un sodalizio.

Orientò le sue attenzioni verso altre battaglie che la portarono a presiedere il MIT (acronimo di Movimento Italiano Transessuale, che, successivamente, mutò la sua I in Identità). Nel 1995 è eletta, nelle file dei Verdi, nel Consiglio comunale di Bologna e nel 2000 istituisce la Commissione “Diritti per l’identità di genere” con il ministro di allora alle Pari opportunità Katia Belillo. Instancabile nella lotta, riuscì ad aprire un consultorio per l’identità di genere, primo ad essere gestito completamente da trans.

Nella sua lotta fu instancabile al fianco della comunità LGBTQ*, degli anziani, degli immigrati… Chiunque fosse “solo” otteneva il merito di essere protetto. Bologna divenne il fulcro da cui irradiare un nuovo percorso di possibilità. Marcella era un uragano ma lo era sempre stato: non dimentichiamo che negli anni Sessanta, mentre lavorava come cassiere al Piper, aveva lasciato fuori personaggi come Monica Vitti!

Concordo con Mimmo Lombezzi che in un’intervista affermò della differenza tra l’impegno di Marcella e di tante altre splendide persone e il trattamento da clown riservato oggi nei talk show dove interessa solo la quantità di botox e non l’anima, non le sofferenze, non il dolore di una vita che scorre lasciando ferite che non sempre possono essere cancellate e che, a volte, sono lenite dalla forza di persone come Marcella. I media incalzano e a volte si trovano persone che prestano il fianco a cattive interpretazioni della realtà.

Nonostante il suo impegno e la sua forza, un male, giorno dopo giorno, ha portato via Marcella. Era il 7 settembre del 2010. È stata una doccia fredda per la nostra comunità. In quei giorni si stava costituendo il comitato Arcigay di Salerno che decise di scegliere il nome di Marcella per la sua opera.

Compagna,
Sorella,
Amica,
Mamma,
ruoli che il MIT ha voluto ricordare nel momento del suo saluto. Marcellona aveva spalle larghe e sapeva contenere tutti questi momenti.

Non erano troppi per i media. Carla Cotti in Liberazione del 09 settembre 2010 fa un ritratto impietoso dei ricordi. Ad eccezione di Liberazione, del Manifesto, del Tg3 e dell’Unità (seppur con riferimento prevalente allo spettacolo), nessun riferimento su Corriere della Sera, Repubblica e Messaggero nazionale (ad eccezione della cronaca romana). Venti righe sulla Stampa. Che desolazione pensando a quanto spazio viene dedicato a scandali di infima categoria. E poi un quotidiano che non mi va di citare perché ritengo di non voler fare una pubblicità di nessun tipo, nemmeno negativa. Bene, questo signor giornale pubblica la foto da uomo di Marcella. Eh sì, la memoria serve non per testimoniare quanto di grande fatto bensì per inchiodare ad un totem maledetto un corpo non voluto, non accettato.

Oggi si discute – e credo sia giusto – di intitolare una strada a Marcella a Bologna. Il tempo dirà se quell’azione meriti di essere riconosciuta su tutto il territorio nazionale.

Una mia concittadina, Vladimir Luxuria, ha scritto una lettera dai toni emozionanti e dedicata a Marcella dopo la sua morte:

Cara Marcella,

devo imparare a convivere con questo vuoto ossessivo della tua assenza,
devo deglutire le lacrime quando passeggio sotto i portici di Bologna e ogni angolo mi parla di te.
Mi mancherà la tua voce tonante,
il cuore di chi ha tanto sofferto e ha lottato affinché altre e altri non patissero la stessa solitudine.
Adesso sono io a sentirmi più sola,
mentre accarezzo la collana di corallo di pelle d’angelo che tu mi regalasti,
perché volevi che la indossassi io,

così come ti accarezzavo le braccia e le mani sempre curate quando eri ricoverata all’hospice di Bentivoglio.
Mi mancheranno le tue immancabili telefonate dopo ogni mia presenza tv per complimentarti o per rimproverarmi affettuosamente.
Tu mi amavi,

“piccina mia” mi dicevi al telefono,
e mi hai sempre sostenuta con forza e difesa.
Mi mancheranno le nostre tavolate al “Pirata” dopo ogni iniziativa,

mangiavi di gusto come hai vissuto di gusto, appieno, una vita intensa, utile.
Cara Marcella,
ci lasci in un mondo dove si fanno più passi indietro che avanti

per quello che riguarda la dignità della nostra comunità,

ti prego,

lasciaci un po’ della tua forza per lottare.

Con dolore,
la tua amica
la tua piccina
Vladimir Luxuria

Ed ora con alcune mie riflessioni:

Cara Marcella,

il tuo insegnamento è determinate per chi, come me, si sta muovendo nel campo dell’attivismo. Decidere di costituire una possibilità, una scelta per il mio territorio, per l’Arcigay a Foggia, significa far tesoro dei tuoi insegnamenti e renderli fluidi e vibranti. Sono piccolo davanti alla tua forza ma sono consapevole di avere un grande aiuto: hai offerto la possibilità di credere che lottando si vince anche quando ti sembra di essere in mezzo ad una tempesta.

Non c’è nulla per me dopo la morte e quindi tutto ciò non lo ascolterai ma è per chi resta, per chi oggi soffre, per chi forse non sa di essere meno solo.

Per tutto questo, grazie Marcella

 

Gianfranco
Copyright©2011GianfrancoMeneo





Il testo è la rielaborazione del mio intervento a Canale 150, dove ho scelto Marcella Di Folco per parlare dei 150 anni dell’unità d’Italia. La registrazione è avvenuta il 21 novembre 2011, 24 ore dopo il TDor: un modo diverso di ricordarla…

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