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Il principe azzurro a caccia del piede che calzi la scarpetta d’argento ed il feticista che lecca uno stivale di pelle raccontano in parte una storia simile: la ricerca di un assoluto, la costruzione mentale e corporea di un ideale. Feticismo e BDSM non devono spaventare: sapere che in un mondo dominato dalle paure tante persone si affidano le une alle altre con immensa fiducia è un sorprendente messaggio di speranza, sapere che tante persone vivono serenamente la normale “stranezza” della propria sessualità è un potente insegnamento di valorizzazione della diversità. Per questo abbiamo sostenuto con convinzione, con un dossier di approfondimento, il primo Fetish Pride italiano, in corso a Roma. Per questo vi proponiamo oggi sette testimonianze. Si condividano o no i loro interessi sessuali, questi uomini hanno qualcosa da insegnarci.

ROBERTO

Mi ricordo ancora un compagno di scuola delle elementari che aveva una giacchetta di pelle: ero molto attratto da lui. Come mi sono reso conto maturando sessualmente, ero attirato dagli uomini che indossavano vestiti in pelle, quando li vedevo dal vivo o anche in fotografia. Mi attraevano i motociclisti, ma anche i ragazzi che lo facevano per moda. E trovavo estremamente eccitanti i cantanti pop e rock che si esibivano con vestiti in pelle. Jim Morrison, i Depeche Mode… una carica sessuale pazzesca! Progressivamente sono diventato sempre più consapevole della mia attrazione verso la pelle, poi mi sono reso conto che molte altre persone condividevano il mio stesso interesse e infine ho scoperto che esistevano addirittura riviste e locali specializzati dedicati a questa passione.

Mi si era aperto davanti un mondo completamente nuovo: il feticismo della pelle e poi anche il BDSM (bondage, dominazione e sottomissione, sadomasochismo). E devo dire che all’inizio sembrava un mondo spaventoso, anche se ne ero fortemente attratto. Per questo mi sono avvicinato gradualmente. La mia prima esperienza importante come feticista è stata con un americano che è stato molto paziente. Lui aveva un forte interesse per il fetish e anche, in modo meno intenso, per il sadomaso. Io ero alle prime armi, con tanta voglia di sperimentare, ma anche un po’ di paura. Dopo questo incontro ci sono stati periodi in cui rimuovevo questi miei desideri, fidanzamenti in cui relegavo tutto questo mondo in un angolo della testa, ma poi questa attrazione tornava sempre fuori molto prepotentemente.

fetish robertoOggi vivo serenamente il mio feticismo per la pelle e per le uniformi. Amo il sadomaso e la sottomissione, ma solo all’interno di questo feticismo. Mi piace sentire che un uomo ha il controllo su di me: è un equilibrio tra sottomissione e fiducia in cui occorre cedere una parte di sé, ma anche saper interpretare i desideri e i sentimenti dell’altro. Ci vuole molta psicologia e intelligenza per fare del buon BDSM e realizzare un rapporto feticistico! In questo senso, è qualcosa che arricchisce la vita mia e degli altri, perché non solo mi mette in relazione con persone intelligenti e sensibili, come il mio compagno, con il quale sono insieme da una vita, ma anche perché è sempre un arricchimento seguire le proprie inclinazioni con serenità e intelligenza, con consapevolezza e rispetto reciproco.

E poi la diversità degli stili di vita e delle sessualità è un elemento che arricchisce tutta la società, perché insegna il rispetto e il valore delle differenze, perché ci costringe a riflettere su noi stessi e sugli altri e a capire che il mondo non è un unico blocco monolitico, ma al contrario è pieno di sfaccettature, di pulsioni, di sfumature. E ogni differenza ha piena legittimità di esistere e di essere mostrata, ovviamente in un ambito di legalità e senza offendere nessuno. Da questo punto di vista, l’appartenere ad una comunità feticista e BDSM è importante, perché aiuta a rendere questo mondo meno misterioso e a ridurre il senso di morbosità che avvolge queste pratiche, che invece andrebbero valorizzate. E poi è bello scoprire che tanti condividono le stesse nostre passioni, gli stessi nostri interessi.

Per altri versi, non mi sento completamente parte di una comunità. Mi spiego meglio: in fin dei conti per me quello del feticismo e del BDSM è un lavoro continuo e sempre molto intenso su me stesso, sulla mia psiche, sui miei limiti. Anche da un punto di vista più strettamente sessuale, questo tipo di rapporto è come la costruzione di un mondo che funziona solo per me, che è abitato solo da me e dal partner con cui lo instauro: in quei momenti per me il mondo esterno sembra non esistere più. Ecco, è in questo senso che non vivo la mia passione feticista come un’esperienza di comunità, ma al contrario come un’esperienza intima e personale nella maniera più totale. Poi, sia chiaro: anche in questo siamo tutti diversi…

fetish claudioCLAUDIO

Non so quando ho sentito parlare per la prima volta di feticismo, di sadomasochismo e di bondage. Credo che sono cose che ho sempre saputo, anche se non avevo mai approfondito. Poi, a quarant’anni, ho incontrato un leatherman e lui mi ha invitato a partecipare ad alcuni eventi fetish: ho scoperto così un mondo che mi ha appassionato e coinvolto. Da allora ho sperimentato pratiche che mi erano sconosciute e alcune le ho trovate particolarmente soddisfacenti: ho scoperto che mi piace farmi pisciare addosso (pissing), farmi sculacciare (spanking), farmi gocciolare la cera calda sul corpo (wax play). Mi piace anche farmi legare (bondage), ma in misura minore.

Riconosco con orgoglio di avere una tendenza alla sottomissione nella relazione sessuale: mi piace vestirmi in pelle, in particolare indossare abbigliamento leather da motociclista, e approcciare altri uomini vestiti come me e sentirmi dominato da loro. L’aspetto più forte e coinvolgente è sentire di far parte di una comunità. Mi sento fortemente partecipe del mio gruppo, il Leather Club Roma, ma in termini più generali anche della Confederazione europea dei club motociclistici (ECMC), la struttura che aggrega gruppi leather e fetish da tutto il continente e alla quale aderiamo. Questo senso di appartenenza si esprime al massimo ed è soddisfatto al massimo in occasione degli eventi internazionali ai quali partecipiamo o dei quali, a volte, siamo organizzatori, come nel caso del Fetish Pride.

FABIO

Le mie prime fantasie erotiche, verso i dieci-dodici anni, erano inconsapevolmente a tema fetish e BDSM: immaginavo di essere rapito, legato, sognavo motociclisti in pelle. E non parliamo poi del fascino che provavo per una maschera antigas che avevamo in cantina: ogni tanto correvo a indossarla di nascosto. Poi, quando frequentavo l’università a Firenze, verso i vent’anni, scoprii in un’edicola della stazione di Santa Maria Novella alcune riviste leather e BDSM americane, come gli storici Drummer e Honcho: per la prima volta potevo dare un nome alle mie fantasie e averne un approccio meno “turbato”. Dopo un lungo percorso, ho iniziato ad accettarmi come gay e come feticista e poi ho iniziato ad esplorare questo aspetto della mia sessualità con chattate e incontri fugaci.

fetish fabioProprio in chat, a 25 anni, ho organizzato il mio primo incontro feticista, con un uomo più grande di me di almeno vent’anni che abitava in un casolare sperduto nella campagna fiorentina. E’ stata un’esperienza molto bella: lui aveva capito il mio imbarazzo e fu umanamente molto accogliente. Io avevo un sacco di timori, forti quanto la curiosità, e lui riuscì a farmeli superare. Purtroppo, però, allora vivevo ancora la mia sessualità con un bel po’ di sensi di colpa, per cui ad un certo punto smisi di godermi la situazione, sopraffatto dal dubbio che non fosse giusto quello che stavo facendo. Lui capì, si fermò e ci mettemmo a chiacchierare un po’. Per superare i miei sensi di colpa mi ci sarebbero voluti almeno altri dieci anni buoni.

La mia sessualità con il tempo è evoluta e anche ora continua ad evolvere. Credo che sia un processo molto naturale, perché cresciamo, cambiamo noi e cambiano i nostri interessi e le nostre curiosità, nella sessualità come in ogni altro ambito, dalla letteratura alla cucina. La cosa più importante è che oggi la mia sessualità è pienamente parte della mia vita, perché posso viverla ed esplorarla liberamente, scoprendo giorno dopo giorno cose nuove che sono dentro di me. Per lungo tempo sono stato attratto in particolare dal leather, dal bondage, dal role play master-slave e per alcuni anni anche dalla castità forzata: ho portato una cintura di castità per più di nove mesi. Da alcuni anni ho sviluppato una vera e propria passione per il fetish skinhead e per i giochi con i capezzoli e le palle.

L’altro aspetto importante è stato poter condividere una componente così forte della mia natura come la sessualità con altre persone: si possono creare legami molto profondi discutendo della propria sessualità e anche facendo esperienze insieme. Questo è stato uno degli ingredienti fondamentali per sviluppare alcune amicizie molto importanti e anche la relazione con il mio compagno, ovviamente. Poi esiste anche la dimensione della comunità organizzata, come per le due associazioni italiane Leather Club Roma e Leather Friends Italia: è bello scoprire che ovunque al mondo ci sono persone che vivono le tue stesse sensazioni ed esperienze e che sono accomunate dalle tue stesse passioni. E che sono migliaia. Questo ti fa sentire anche più forte, soprattutto in questa nostra Italia bigotta…

fetish paoloPAOLO

Per quanto possa sembrare strano, non ricordo esattamente la mia prima esperienza di BDSM: ero entrato in un locale leather di Berlino, il bar Scheune, e finii steso su un tavolo da biliardo con altri tre o quattro uomini vestiti di cuoio. Dopodiché… beh, sinceramente non ricordo. Come ero finito lì? Agli inizi degli anni Novanta avevo scoperto di essere “stranamente” colpito dagli uomini vestiti in leather, dai motociclisti e, sì, anche dai poliziotti… Mi piacevano anche alcune scene di film in cui qualcuno veniva legato. Quindi avevo iniziato timidamente ad accostare al sesso “standard” pratiche sempre un po’ più forti e a poco a poco, anche grazie a qualche amico più esperto, avevo scoperto ciò che realmente mi interessava. Poi internet, Roma e le esperienze personali hanno fatto il resto.

Mi piace molto praticare il sadomaso come top, unendolo a pratiche di bondage, insieme ad altri uomini vestiti in full leather. Questo feticismo fa parte della mia vita e mi ha dato l’opportunità di visitare e conoscere posti e persone in Italia e all’estero che senza questa passione probabilmente non avrei mai visto né incontrato. E tra queste persone c’è anche il mio compagno. Mi sento fiero di appartenere a questo piccolo mondo e per questo dal 2000 faccio parte del Leather Club Roma: insieme agli altri soci organizzo e partecipo ad eventi che coinvolgono la comunità gay fetish italiana ed europea.

CUCCIOLINO

Mi chiamo CuccioLino e sono un un cucciolo di cane umano. Sono uno “stray pup”, un cane randagio e libero: non ho padroni e non ne cerco. Gioco con chi mi capita e con chi voglio, senza alcun vincolo: infatti il cucciolo, anche se è una figura sottomessa, non è per forza uno schiavo. Una cosa è essere un cucciolo o un cane, un’altra è essere uno schiavo propriamente detto: i due ruoli implicano comportamenti diversi, hanno caratteristiche diverse. Ad esempio, a me non piacciono molte delle pratiche del BDSM classico, mentre mi piace tutto ciò che riguarda il puppy play: comportarmi come un cane, dormire per terra, camminare su quattro zampe, abbaiare, ringhiare, giocare con altri cuccioli e cani umani…

fetish cucciolinoQuesta mia passione l’ho scoperta negli ultimi mesi del 2012. In quel periodo mi sono imbattuto in diverse pagine di Facebook dedicate al puppy play e ho iniziato a chattare con diverse persone che lo praticano. Devo ringraziare soprattutto un lupo umano di Saint Louis, nel Missouri (Stati Uniti), con il quale ho chattato molto: la sua affabilità e la sua disponibilità nel rispondere a qualsiasi mia domanda, fosse anche la più stupida, relativa a questa pratica mi hanno incuriosito a tal punto che agli inizi del 2013 mi sono comprato una maschera da cane umano, che è diventata il pilastro del mio ruolo. Quando l’ho indossata ho capito subito che quello era il mio ruolo, una parte di me che avevo e che volevo vivere pienamente, come vivo pienamente me stesso e le altre mie passioni.

Pochi mesi dopo, nell’aprile del 2013, ho vissuto la mia prima esperienza sadomasochista, durante un party al Gate di Roma. Indossavo la mia maschera di cane e ci sono state diverse cose positive, come il continuo stupore dei presenti che mi vedevano in quelle vesti, dal mio arrivo a quando mi hanno visto sdraiato sul pavimento. D’altra parte, però, alcuni clienti del locale hanno iniziato a prendermi in giro e a darmi fastidio: mi hanno preso a calci, mi tiravano per il guinzaglio, pretendevano di farmi da padroni e quando rifiutavo me le davano. Non so dire se la serata sia andata bene o male, ma mi è servita per capire che ero davvero un cucciolo di cane umano: nonostante tutto, mi ero sentito completamente a mio agio in quelle vesti. Quella sera stessa scelsi anche il mio nome, che poi è un gioco di parole.

Oltre che della comunità BDSM romana, mi sento parte della comunità degli Human Pups & Handlers, composta da cuccioli, cani e lupi umani e dalle figure dominanti, chiamate handlers o trainers (addestratori) o owners (proprietari). A vivere il puppy play apertamente e come pratica esclusiva sono soprattutto gli statunitensi, gli australiani e i nordeuropei, in particolare i tedeschi. Mi piace il mondo che si sta creando intorno a questa pratica, il suo linguaggio, le sue espressioni, il suo codice… Ad esempio, lo sapevate che “roar” vuol dire “ti voglio bene”? E’ un vero e proprio mondo. E io contribuisco gestendo un gruppo su Facebook, che è la versione europea del gruppo statunitense International puppy. Il progetto è quello di creare in futuro un’autentica associazione.

fetish flavioFLAVIO

Il feticismo non è una passione. E’ passione quella che si può avere per le macchine, per le moto o per i francobolli. Il feticismo è qualcosa di più. E’ una parte di me. Non è qualcosa che arricchisce la mia vita: è qualcosa che fa parte della mia vita. Senza il feticismo, se provassi a limitarlo o a escluderlo, la mia vita risulterebbe più povera. E invece è più giusto e stimolante seguire i propri naturali – e sottolineo: naturali! – istinti e pulsioni. E’ anche più semplice. Per questo sono in continua esplorazione delle varie pratiche feticistiche. E non ho ruoli: per me molto dipende dalle diverse situazioni, dai diversi luoghi, dalle diverse persone che mi trovo davanti. O dietro.

Ho sempre saputo che esistevano certe cose, ma non ne conoscevo il nome. Poi, con l’avvento di internet, ho iniziato a dare delle risposte alle mie curiosità. E’ stato molto utile per poter esprimere quella che è, appunto, una parte di me. Il mio lungo cammino nel feticismo è iniziato al K, il primo cruising della capitale. Facevo sesso con un tipo e lui è andato un po’ oltre il tradizionale. Io l’ho seguito, senza sapere. E percorrendo quel cammino, dopo anni, sono diventato il vicepresidente del Leather Club Roma. Mi impegno per sostenere la comunità fetish e BDSM perché, grazie a Dio, è per mezzo di questa che ci accorgiamo di non essere soli e quindi che è possibile condividere questa parte di noi stessi.

MASSIMO

Se lasciamo perdere lo spanking, che ho praticato a lungo da bambino con il cugino con cui poi ho scoperto poco dopo, verso i 12 anni, il sesso, la mia prima esperienza sarà sicuramente avvenuta in un locale, ma ahimè dato che sono passati sicuramente almeno 25 anni non me la ricordo. Credo sia stata bella, però: per fortuna non ho mai avuto brutte esperienze sadomasochiste nella mia vita. La passione per il BDSM l’ho scoperta assieme al mio compagno, anche se non l’abbiamo mai praticata all’interno della coppia: viaggiando insieme nel Nord Europa abbiamo iniziato a frequentare bar leather, prima fugacemente e con un po’ di turbamento, poi sempre più convinti. E’ stata ed è una delle cose che cementano di più il nostro bellissimo rapporto.

fetish massimoDi feticismo e di BDSM, comunque, avevo sentito già parlare seriamente appena arrivato a Pisa come studente universitario: nell’ambiente gay che frequentavo, fra i flirt e le amicizie che ho avuto ci sono stati due ricercatori che erano leather, anche se in forma un po’ blanda. A me che allora ero un po’ dandy ed estetizzante i loro racconti sembravano provenire da un universo strano e lontano, ma c’era ovviamente una grande attrazione latente, soprattutto quando mi parlavano dei meeting ad Amburgo, e di una Germania che iniziava ad affascinarmi in tutti i sensi.

Anche se ho iniziato come slave – cosa che non rinnego e che mi ha arricchito -, ormai da vent’anni circa sono master, ed amo tutte le pratiche di dominazione, tranne il bondage per cui sono strutturalmente inadatto. Per quanto sia feticista di pelle, uniformi, gomma, stivali, abbigliamento skin, la mia passione per il sadomaso è così forte che posso giocare anche con chi non è feticista. Tutto ciò arricchisce di molto la mia vita: mi ha insegnato quanto sia complessa, labirintica e infinita la sessualità, quanto sia mentale e culturale, ed è servito a darmi equilibrio e felicità. Credo infatti che il sadomaso sia un modo per trasfigurare nel rito, nel gioco e nella performance, le proprie pulsioni più oscure.

Da questo punto di vista, anche se ovviamente ha senso praticare il sadomaso solo se si prova una forte passione per questa forma di sessualità. sarebbe una cosa che farebbe bene a tutti. Purtroppo, invece, è ancora guardato con sospetto dalla mentalità dominante. Io sento di condividere anche con etero e bisessuali questo genere di sessualità minoritaria, di appartenere ad una comunità, se intendiamo questo termine in senso elastico, e non come un’identità rigida: essere minoranza dentro una minoranza ovviamente unisce, ma per il resto poi si tratta di un’esperienza molto individuale, che ognuno declina in modo del tutto idiosincratico.

Pier
©2014 Il Grande Colibrì

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