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Le notizie di questa settimana:
1. Satira: su Maometto non piace, sull’ISIS non si faccia
2. Bombardamenti russi in Siria, tra accuse e timori
3. Crisi esterne e problemi interni: il terrore dei sauditi
4. Il Maghreb è pronto a depenalizzare l’omosessualità?
5. Birmania, la guerra dei buddisti ai mattatoi islamici

Satira: su Maometto non piace, sull’ISIS non si faccia
Dieci anni fa nessuno sapeva che i disegni sarebbero stati usati per giustificare il terrorismo, la violenza e l’intimidazione, e che sarebbe nato un nuovo dibattito: vogliamo vivere in una società libera o in una società di paura?” scrive il giornale danese jyllands-posten.dk, che nel 2005 aveva pubblicato 12 caricature su Maometto che avevano provocato reazioni molto violente. Oggi, però, la stampa danese è poco clemente: da destra, b.dk definisce le vignette “il simbolo di un insulto ai musulmani“; da sinistra politiken.dk accusa il giornale di aver esasperato i toni e di aver sempre rifiutato di assumersi le proprie responsabilità. Intanto a Londra è saltata un’esposizione fotografica che prendeva di mira l’ISIS [v. foto]: la polizia pretendeva 36mila sterline (quasi 50mila euro!) per garantire la sicurezza, anche perché per lei le opere da esporre “non sono vera arte” [theguardian.com].

Bombardamenti russi in Siria, tra accuse e timori
La Russia ha iniziato a bombardare la Siria tra grandi polemiche: gli Stati Uniti l’accusano di aver colpito non il gruppo terroristico Stato islamico, ma gli oppositori al regime [nytimes.com]. E anche in patria Vladimir Putin non accontenta tutti: se kommersant.ru teme che la Russia sprofondi nella guerra siriana, gazeta.ru dipinge un futuro ancora più fosco del presente. Secondo le sue previsioni, le armi di Mosca potrebbero finire nelle mani di Hezbollah, che le userebbe per attaccare Israele; inoltre, i bombardamenti russi potrebbero estendere il conflitto anche al Tagikistan, paese che confina con l’Afghanistan, destabilizzato dalla nuova avanzata dei talebani. Kp.ru, invece, sostiene la strategia di Putin perché “l’approccio americano di agire a distanza contro l’ISIS senza coordinarsi con l’esercito di Assad, solo a battersi contro i terroristi sul terreno, non ha avuto risultati“.

Crisi esterne e problemi interni: il terrore dei sauditi
L’Arabia Saudita è finita al centro delle polemiche per la pessima gestione del flusso dei pellegrini alla Mecca, che ha causato centinaia di morti, e per il suo paradossale ingresso nel Comitato dei diritti umani dell’ONU [ilgrandecolibri.com], dovuto – si scopre ora – a un accordo segreto con il governo di Londra [theguardian.com]. Mentre Ani Zonneveld, presidentessa di Musulmani per i valori progressisti, chiede di boicottare la Mecca [cnn.com], il potere saudita appare terrorizzato. Le cattive notizie sul fronte esterno sono note: il crollo del prezzo del petrolio, il caos in Medio Oriente, l’avanzata dell’Iran, la ritirata dell’alleato statunitense… Ma sul fronte interno le cose non vanno meglio: l’élite integralista risponde sempre meno alle richieste di apertura della società e, per evitare contestazioni, distribuisce valanghe di soldi, in modo insostenibile sul medio-lungo periodo [theguardian.com].

Il Maghreb è pronto a depenalizzare l’omosessualità?
La Tunisia continua a discutere sulla necessità di abrogare la norma penale che considera i rapporti omosessuali come un reato: il dibattito è stato rinfocolato dalla condanna a un anno di carcere di un giovane gay, che ha dovuto anche subire la tortura del test anale [ilgrandecolibri.com]. Dopo l’indignazione espressa da molti settori dell’opinione pubblica, è intervenuto anche il ministro della giustizia, Mohamed Salah Ben Aissa, che si è detto favorevole alla cancellazione di questa legge che “si oppone al rispetto della privacy e delle libertà civili“. Intanto in Egitto il regime militare continua ad arrestare presunti omosessuali in massa. In Marocco, invece, sono stati arrestati gli aggressori di un giovane travestito [ilgrandecolibri.com], ma c’è poco da festeggiare: per Lahcen Haddad, ministro marocchino del turismo, il paese non è ancora pronto a depenalizzare l’omosessualità [metronews.fr].

Birmania, la guerra dei buddisti ai mattatoi islamici
L’ondata integralista buddista in Birmania (con leggi che limitano la possibilità di convertirsi ad altre religioni o di celebrare matrimoni misti) prende di mira soprattutto la minoranza musulmana: le autorità, che si fanno guidare dai gruppi buddisti estremisti, chiudono i mattatoi gestiti dai musulmani o confiscano le loro mucche. L’alleanza tra il potere militare e quello religioso serve anche a isolare la leader dell’opposizione, Aung San Suu Kyi, presentata come non abbastanza devota [myanmar-now.org].

 

Pier
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