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Ci risiamo. Ancora una volta in Egitto, con ben più insistenza del governo dei Fratelli musulmani di Mohamed Morsi, il regime golpista (ma laico, quindi buono per farci affari) di Abd Al-Fattah Al-Sisi prende di mira le persone LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali), colpendo in particolare le persone trans e cercando di guadagnarsi una stima popolare come paladino dei valori morali del paese [Il Grande Colibrì].

Alcuni giorni fa la polizia ha fatto irruzione in un albergo del distretto Doqqi al Cairo, sorprendendo sette giovani uomini “in abiti femminili e in situazioni indecenti” [Al-Masry Al-Youm]: la scena ricalca simili operazioni di polizia condotte fin dai primi mesi del regime di Sisi. La stampa egiziana, che come al solito fatica a distinguere tra omosessuali, transessuali e travestiti, segnala che gli arrestati avevano denaro contante e telefoni cellulari [Al-Ahram], come se fossero cose eccezionali o prove di immoralità.

Per non farsi mancare nulla, comunque, l’Egitto ha anche ospitato nelle scorse settimane l’incontro dei leader di oltre la metà degli anglicani di tutto il mondo (inclusi alcuni importanti vescovi inglesi), riuniti nella sesta conferenza del Global South Anglican, che nei documenti conclusivi ha proposto un testo in cui si parla in termini omofobi dell’omosessualità: “Noi sosteniamo che il rapporto sessuale tra due persone dello stesso sesso è contrario al disegno di Dio, è offensivo per lui e riflette un disordine rispetto alla complementarità nei rapporti sessuali previsti dal disegno divino”.

Il documento attacca anche gli anglicani scozzesi, gallesi e canadesi che hanno modificato il proprio Canone prevedendo l’accettazione e la benedizione delle coppie dello stesso sesso “in contrasto con l’insegnamento ortodosso e storico della Comunione anglicana sul matrimonio e sulla sessualità”.

Purtroppo nel continente africano, e non solo in Egitto, sembra andare in scena ancora una volta una gara a chi perseguita di più e le vittime sono spesso le persone LGBT.

Accade in Camerun, dove nei primi giorni di ottobre un’operazione di polizia in un bar gay di Yaoundé ha portato a un arresto di massa dei clienti del locale, successivamente tutti rilasciati [76 Crimes] con l’assicurazione delle autorità che non si è trattato di un’operazione contro le persone omosessuali, ma di un’operazione per mantenere l’ordine in città e che simili operazioni continueranno fino al prossimo gennaio, quando il Camerun ospiterà la Coppa d’Africa di calcio femminile [76 Crimes].

E accade in Nigeria, dove oltre a tutte le discriminazioni subite dalle persone omosessuali, queste vengono anche presentate e confuse volontariamente dai media con i pedofili. Accade così che due uomini vengano condannati per aver stuprato un bambino di dieci anni e che i giornali diano la notizia con il titolo “Due uomini in carcere dopo aver fatto sesso omosessuale con un bambino di 10 anni a Kamo” [Pulse].

A denunciare questa mistificazione è l’associazione LGBT nigeriana NoStrings, che ricorda come questa confusione volontaria della stampa, che presenta sempre e comunque l’omosessualità come un abominio, sia profondamente contro l’etica e la professionalità del giornalismo, che dovrebbe astenersi dai giudizi di parte e dalle falsificazioni quando riporta una notizia.

 

Michele
©2016 Il Grande Colibrì

One Comment

  • Gianuario Cioffi ha detto:

    Nell’articolo viene citata la causa del problema: le varie Chiese Cristiane dell’Occidente che, non potendo venerare Satana perseguitando gli omosessuali in casa loro, lo fanno all’estero, nei Paesi poveri che ricattano minacciando di tagliare gli aiuti umanitari se non soddisfano il loro sadismo. Questa è la vera colonizzazione ideologica, non l’INESISTENTE “Teoria Gender” !
    I Paesi occidentali dovrebbero muoversi a livello legislativo, dichiarando REATO UNIVERSALE la propaganda d’odio all’estero.

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