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Dopo la notizia dell’attivista nigeriano deciso a portare avanti una battaglia in patria per i diritti delle persone LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali) [Il Grande Colibrì], dall’Africa arriva un’altra buona notizia.

Nelle scorse settimane il deputato indipendente Temba Mliswa, che un paio di mesi fa aveva sconfitto a sorpresa nelle elezioni il candidato del partito del presidente Robert Mugabe, ha affermato che le persone omosessuali dello Zimbabwe dovrebbero uscire allo scoperto per rendere onore al fondatore dello stato, Canaan Banana. Accusato da molti esponenti della maggioranza del parlamento di essere un “gangster gay” (termine usato più come insulto che come effettiva accusa di omosessualità), Mliswa ha dichiarato di non essere gay, ma ha anche difeso il diritto ad esserlo, affermando di avere problemi solo con chi è omosessuale ma non viene allo scoperto [New Zimbabwe].

Attaccato da più parti per questa sua dichiarazione di una decina di giorni fa, Mliswa è ritornato sull’argomento dicendo che molti funzionari anziani del partito di governo ZANU PF sono gay e che non ci sarebbe in sé niente di male, ma ha attaccato l’ipocrisia di Mugabe che nega la presenza stessa di gay nello stato. “Chi ubbidisce a tutti i dieci comandamenti? – si è chiesto Mliswa, rispondendo alle domande del forum ZIMPF Recostrution – Che diritto abbiamo di trattarli così? E perché facciamo finta che non esistano?” [ZimEye].

Se è vero che l’apertura del politico di opposizione potrebbe essere una mossa opportunistica, dato che in passato Mliswa non si era certo distinto per la difesa delle persone omosessuali ma aveva anzi attaccato l’allora rappresentante della città di Norton, in cui è stato ora eletto, accusandolo proprio di avere compiuto delle scappatelle gay, è pur vero che da parte di un deputato dello Zimbabwe non erano mai arrivate parole di questo tenore. Che quindi, perlomeno, lasciano sperare.

Altrove nel continente, invece, le più alte cariche dello stato non smettono di prendere di mira le persone LGBT. Come in Gambia, dove l’ormai ex dittatore Yaya Jemmeh proibisce l’omosessualità, che “non è africana e non è umana ed è una minaccia per l’umanità” [SeneNews]. E come in Senegal, dove il presidente Macky Sall, che ha partecipato al vertice dei paesi francofoni in cui il premier canadese Justin Trudeau ha chiesto diritti per le persone omosessuali, ha attaccato il leader occidentale dicendo che, come aveva già spiegato a Barack Obama, “le nostre opinioni devono essere rispettate, proprio come noi rispettiamo le vostre” [Leral].

 

Michele
©2016 Il Grande Colibrì

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