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Decine di persone il 17 dicembre hanno sfilato nelle strade di Podgorica, la capitale del Montenegro, per il quarto Pride chiamato “Family Values” (Valori familiari). La particolarità di questo Pride è stata soprattutto il coraggio con cui gli attivisti hanno chiesto che i diritti per la comunità LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali) vengano riconosciuti e sanciti attraverso le leggi. In particolare hanno reclamato una legge per il matrimonio omosessuale, interventi concreti per l’eliminazione dell’omofobia e della transfobia e la creazione delle condizioni necessarie per lo sviluppo della comunità LGBTQI nel Paese.

L’ONG impegnata nell’organizzazione del Pride, Queer Montenegro, ha invitato tutte le famiglie che sostengono e credono nell’uguaglianza e nei diritti umani a unirsi alla marcia di Podgorica. Con questo evento, spiega l’organizzatore Kalezic Daniel, si è cercato di coinvolgere e chiedere il sostegno dei padri, delle madri e di tutti i familiari delle persone LGBTQI, il cui appoggio viene di solito a mancare quando scoprono l’omosessualità dei loro parenti [Balkan Insight].

Mehmet Zenka, il ministro dei diritti umani che ha partecipato al Pride, guarda al futuro in maniera positiva, sostenendo che il Paese ora è più aperto e consapevole, e assicura che non mancano precisi progetti al riguardo da presentare in parlamento. Inoltre, è rilevante il fatto che il Pride sia stato sostenuto da diversi diplomatici provenienti da Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea, e che l’ambasciatore UE in Montenegro, Aivo Orav, ha poi scritto su Twitter che era “importante rispettare e proteggere i diritti umani di tutti”.

Quest’anno, come per gli ultimi Pride, le strade sono state chiuse al traffico e squadre antisommossa sono state dispiegate in ogni dove, per evitare le violenze subite dai partecipanti per mano di circa 500 oppositori che lanciarono pietre e bottiglie di vetro durante il Pride dell’ottobre 2013, quando rimasero feriti venti poliziotti e tra le 60 persone arrestate un terzo erano addirittura minorenni.

In questo paese, molto conservatore, l’omosessualità è una questione davvero delicata. Un’indagine di Human Rights Action ha stabilito che circa il 71% dei cittadini montenegrini considera l’omosessualità una malattia e circa il 58% come un grave pericolo per la società, sostenendo che lo stato dovrebbe lavorare per sopprimerla. Fa da ostacolo anche la Chiesa ortodossa serba, la più potente in Montenegro, che rimane fortemente contraria ai diritti omosessuali.

Le richieste al Governo arrivano soprattutto dalle associazioni e dalle organizzazioni non governative (ONG) presenti nel paese, che nel mese di settembre hanno esortato lo stato a perseguire e a non smettere di indagare sulle persone che attaccano la comunità LGBTQI. Questo appello è arrivato soprattutto dopo che tre uomini picchiarono un minore a Podgorica, un minore che non era gay, ma che doveva pagare perché la sua famiglia sosteneva i diritti omosessuali e frequentava regolarmente eventi sul tema.

L’associazione Queer Montenegro spera che entro la fine del prossimo anno il governo introduca una legge sui matrimoni gay. C’è da dire, in effetti, che il Paese promette cambiamenti, anche nella prospettiva di entrare a far parte dell’Unione Europea, e questa è una notizia confortante [ABC News]. Alcuni attivisti hanno già preparato un progetto di legge per le unioni civili e lo hanno presentato al Ministero per i diritti umani e delle minoranze.

Secondo l’ONG montenegrina Queer Montenegro, anche se la vita è diventata un po’ più libera negli ultimi anni, le persone LGBTQI si sentono ancora private della loro libertà, del rispetto e della dignità, vivono nascoste e nella paura di essere scoperte, e soprattutto non hanno il sostegno dei parenti e degli amici, un punto su cui l’associazione sta cercando di lavorare molto [Balkan Insight].

 

Ginevra
©2016 Il Grande Colibrì

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