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Probabilmente tutti a scuola abbiamo avuto almeno un compagno che diceva: “Non ho problemi con i gay finché se ne stanno per i fatti loro”. Può apparire una forma di disinteresse o persino di rispetto, ma in realtà è la spia della discriminazione. Ed è proprio questo approccio ad emergere con forza dall’importante e significativa indagine, con circa 1200 intervistati, condotta da quattro associazioni libanesi: l’Arabian foundation for freedom and equality (AFE; Fondazione araba per la libertà e l’uguaglianza), il Gender and Sexuality Resource Center (GSRC; Centro risorse sul genere e la sessualità), Helem e Marsa. Il titolo del rapporto, finanziato dall’Unione Europea e dalla fondazione statunitense Arcus, non a caso ha come titolo: “Finché se ne stanno lontani: esplorare gli atteggiamenti libanesi nei confronti delle sessualità e delle identità di genere” [A.F.E.].

GAY? SI NASCE, MA ANCHE SI DIVENTA

Malgrado una minoranza ridotta, ma non inconsistente, esprima nei confronti di gay e trans propositi bellicosi (voglia cioè picchiarli o ucciderli), la stragrande maggioranza pensa che l’omosessualità e la transessualità siano sbagliate e che le leggi dovrebbero scoraggiare queste “tendenze”, considerandole pericolose per la società. In una cultura profondamente maschilista (il sesso fuori dal matrimonio è sbagliato per il 73,6% degli intervistati se a “tradire” è la moglie, mentre la percentuale scende al 49,4% se è il marito ad essere fedifrago), l’indagine non mostra grandi differenze nel trattare gay e lesbiche, mentre la percentuale di persone disposte a una sorta di empatia aumenta nei confronti delle persone transgender.

La ricerca mette a nudo anche gli stereotipi (i gay sono percepiti dalla maggioranza del campione come tutti effeminati e le lesbiche come tutte mascoline) e la confusione che regna su omosessualità e transessualità: anche se il 68,1% degli intervistati ammette che si è omosessuali per condizione genetica, il 56,8% afferma che è il risultato di una scelta. E il 79% degli intervistati afferma di considerare l’omosessualità una malattia.

sesso omosessuali Libano

Riguardo al transgenderismo, confuso spesso con il travestitismo, la convinzione assoluta (97,5%) è che “Dio ha creato solo due sessi”, mentre un uomo che indossa abiti femminili sarebbe un pervertito (87%), così come lo sono le donne che indossano abiti maschili (80,5%). Più tolleranza invece nei confronti del cambio di sesso, accettabile per il 54,6% se c’è una ragione medica o biologica/ormonale, ma solo per l’11,3% se fosse frutto di una scelta personale.

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UNA RICERCA, QUATTRO ASSOCIAZIONI

AFE è un’organizzazione che supporta i gruppi di attivisti di base e le organizzazioni che lavorano su un ampio raggio di iniziative, relative anche a diritti umani, salute sessuale e genere. Il GSRC è un programma di AFE che mira a colmare le lacune di conoscenza su genere e sessualità producendo fonti di informazione in arabo: è un centro di coordinamento che riunisce attivisti, accademici e ricercatori, che lavorano e studiano in Medio Oriente e in Africa settentrionale.

Helem (che in arabo significa “sogno”, ma è anche l’acronimo di “Protezione per le persone LGBTQ) è un’organizzazione no profit libanese che lavora per migliorare lo status giuridico e sociale delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer: è il più antico gruppo nel mondo arabo a fare attivismo a favore delle persone LGBT in modo ufficiale. Marsa è un centro di salute sessuale con sede a Beirut, capitale del Libano, operativo ufficialmente dal febbraio 2011: il suo scopo è fornire in modo riservato e anonimo servizi relativi alla salute sessuale, offerti in un ambiente amichevole e privo di stigmatizzazione e discriminazione in base a età, sesso, genere o orientamento sessuale.

 

Michele
©2015 Il Grande Colibrì

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