Skip to main content

L’associazione tunisina per la depenalizzazione dell’omosessualità Shams (Sole) ha diritto di esistere, la sospensione decisa dal governo a gennaio [Il Grande Colibrì] è illegittima e non deve essere posto nessun ostacolo all’attività dell’organizzazione: la sentenza di ieri del tribunale di prima istanza di Tunisi ci fa fare un bel sospiro di sollievo, anche se in realtà ha rispettato i pronostici (“Non possono costringerci a chiudere, perché le autorità possono sciogliere un’organizzazione solo in caso di terrorismo, di illeciti finanziari o di altri gravi reati che nessuno ci contesta” aveva dichiarato a Il Grande Colibrì Ahmed Ben Amor, vice-presidente dell’associazione). Non è comunque il caso di rallegrarsi troppo, perché l’intera vicenda dimostra quanto sia difficile il lavoro degli attivisti per i diritti delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). E l’esistenza di omosessuali e transessuali.

SEI RAGAZZI ACCUSATI DI “SODOMIA”

A dicembre sei studenti universitari sono stati condannati a tre anni di carcere con l’accusa di “sodomia” [Il Grande Colibrì]. Dopo essere stati sottoposti a violenze e abusi da parte di secondini e compagni di cella, i ragazzi sono ora in libertà provvisoria, in attesa della sentenza di secondo grado che dovrebbe arrivare domani. Anche in questo caso si spera che siano rispettati i pronostici, che quasi unanimemente prevedono un’assoluzione o una condanna pari al periodo già trascorso dietro le sbarre (che dunque escluderebbe un ritorno dei giovani in prigione).

La vita per i sei ormai ex studenti è comunque molto difficile anche fuori dal carcere: sono stati cacciati di casa, non possono più frequentare l’università e nessuno è disposto a offrirgli un lavoro. La notorietà raggiunta per colpa del processo mette a rischio anche la loro incolumità: già alcuni di loro, infatti, hanno subito pesanti aggressioni fisiche per strada.

Intanto la raccolta fondi lanciata da alcune organizzazioni italiane (Il grande colibrì, Rainbow Warriors, I Sentinelli di Milano, Pavia, Piacenza e Sesto San Giovanni, Rompiamo il Silenzio di Bergamo e gli sportelli Immigrazioni e Omosessualità di Arcigay) sta dando i suoi frutti: il denaro raccolto è stato spedito in Tunisia e Shams ha già provveduto a spenderne una prima parte per garantire a tutti e sei i ragazzi vitto e alloggio, mentre dopo la sentenza i soldi serviranno anche per l’assistenza psicologica (o, nel caso peggiore e più improbabile di una condanna, per l’assistenza legale). Continueremo a seguirli da vicino, perché nessuno merita di essere perseguitato per il proprio orientamento sessuale e perché in Tunisia si gioca il futuro del rispetto dei diritti LGBT nel mondo arabo e in Africa.

 

Pier
©2016 Il Grande Colibrì

Leave a Reply