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In India può essere ancora un problema l’idea del sesso omosessuale, tuttora criminalizzato dal codice penale post-coloniale, ma a Nuova Delhi nel corso degli anni si ripete l’appuntamento con il Queer Pride, giunto ieri alla sua decima edizione tra canti, balli, cartelli e colori da far invidia a molti appuntamenti occidentali. “Per me questa è una festa: significa poter andare mano nella mano con la mia ragazza senza sentirmi strana” spiega Tanya, una delle manifestanti [The Wire]. Le richieste delle centinaia di persone scese in strada sono davvero basilari: l’abrogazione della sezione 377 del codice della penale, che criminalizza i rapporti omosessuali; norme contro le discriminazioni e i crimini d’odio che colpiscono le minoranze, sessuali e non solo; un miglioramento delle leggi riguardanti le persone trans.

raccolta fondiUna piccola galleria di quanto sia stato partecipato e vivace il corteo si può trovare sul sito di Gaylaxy, la più importante rivista gay online della nazione, mentre un articolo pubblicato sul quotidiano First Post ha avanzato qualche critica, soprattutto sulla difficoltà del Pride di tenere conto e coinvolgere le caste e le classi sociali più “basse” e povere e le altre minoranze più emarginate.

Porte aperte ai musulmani

Ma proprio tra le festose manifestazioni di richiesta di uguali diritti per le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali) con uno sguardo più inclusivo, quest’anno ha fatto capolino anche il cartello della campagna del Grande Colibrì “Allah Loves Equality“, lanciata ormai quasi due anni fa dal regista pachistano Wajahat Abbas Kazmi e che nei prossimi mesi diventerà anche un documentario sulla vita delle persone omosessuali e transgender nel suo paese. A questo proposito ricordiamo che la raccolta di fondi per la realizzazione del film è ancora in corso e che è quanto mai opportuno pubblicizzarla e contribuire sul sito Produzioni dal Basso.

Michele
con la collaborazione di Pier
©2017 Il Grande Colibrì

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