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Voce troppo bassa, musica troppo alta: il presidente statunitense Barack Obama ha lasciato da pochi giorni l’Arabia Saudita, per una visita nel corso della quale non ha fatto in tempo (sic!) a parlare di diritti umani (ilgrandecolibri.com), ed ecco che un nuovo arresto di massa colpisce gli omosessuali (o, più correttamente, uomini presunti tali). I residenti del quartiere As-Samer di Jeddah, disturbati dal volume troppo alto della musica proveniente da uno stabilimento balneare, hanno chiesto l’intervento della Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, la polizia religiosa alle dirette dipendenze di re Abd Allah nata per imporre il rispetto dell’interpretazione oscurantista della sharia tanto cara al regime saudita. La Commissione ha scoperto una festa in cui alcuni uomini indossavano abbigliamento femminile e ha arrestato 35 persone (alweeam.com.sa).

Per ora non si sa nulla della sorte degli arrestati, ma è probabile che se la cavino “solamente” con il trauma di un’incarcerazione più o meno veloce nella famigerata cella 18, la stanza del carcere di Gedda dove vengono ammassati a decine gli omosessuali in attesa di giudizio, come ha raccontato alla fine dell’anno scorso un testimone diretto (ilgrandecolibri.com). Trattandosi, a quanto pare, di cittadini sauditi, è per fortuna assai improbabile una condanna carceraria lunga o la pena di morte: queste sono riservate agli immigrati poveri, contro i quali periodicamente, per distrarre l’opinione pubblica dalla corruzione delle elite, vengono montate assurde storie in cui l’omosessualità si accompagna inesorabilmente al satanismo e a ogni sorta di nefandezza.

Passando dal regno teocratico saudita al regime militare che oggi governa l’Egitto e che pure si definisce orgogliosamente laico, la situazione non cambia molto e si registrano arresti analoghi. Dopo l’arresto di 14 uomini in centro benessere a ottobre (ilgrandecolibri.com), l’arresto di dieci persone in una festa privata a novembre (ilgrandecolibri.com), l’arresto di nove studenti a marzo (ilgrandecolibri.com), ecco che arriva la notizia della condanna a otto anni di carcere per quattro presunti omosessuali accusati di dissolutezza. Come sempre, le informazioni sono molto lacunose perché, spiega l’attivista gay Hassan, “il regime non permette che circolino i dettagli: vuole far sapere che dà la caccia agli omosessuali, ma vuole impedire che si agisca per difendere gli accusati“.

Come ai tempi di Mubarak, la polizia non si limita ad intervenire a seguito di denunce, ma cerca attivamente di scovare gay e bisessuali e tende trappole contro di loro. Paradossalmente, il periodo di governo dei Fratelli musulmani, anche se non ha portato nulla di positivo per i diritti umani, è stato meno drammatico per gli omosessuali: “In Egitto l’esercito è machista oltre ogni limite: i militari odiano i gay più di quanto non facciano gli islamisti” spiega Hassan. Ci sono poi anche esigenze di immagine: “I fondamentalisti hanno interpretato il colpo di stato contro i Fratelli musulmani come un attacco non alla democrazia, ma all’Islam e alla morale. Il nuovo governo si affanna a dimostrare quanto invece ci tiene alla morale. E per farlo cosa c’è di più facile che prendersela con i gay?“.

L’omofobia nei paesi a maggioranza musulmana, in altre parole, non nasce solamente da un’interpretazione oscurantista dell’Islam, ma anche da una cultura maschilista e eterosessista che può essere indipendente dalla religione. E, in alcune aree, è persino influenzata dalle predicazioni del fondamentalismo cristiano (come nell’escalation omofobica in corso nell’Africa sub-sahariana, in cui ogni confessione rincorre le altre per dimostrarsi più spietata nei confronti degli omosessuali) o dalle politiche neo-tradizionaliste dei vicini più influenti politicamente ed economicamente (come in Kirghizistan, dove si vorrebbe introdurre una legge contro la propaganda gay fatta a immagine e somiglianza di quella russa; hrw.org).

Malgrado queste notizie, tuttavia, non tutte le informazioni che provengono dall’Africa e dal Medio Oriente sono dello stesso tenore. Nelle recenti elezioni amministrative in Turchia, per esempio, quasi tutti i media hanno sottolineato l’importante vittoria del partito di governo guidato da Recep Tayyip Erdogan, mentre pochi si sono soffermati sul fatto che quattro dei nuovi sindaci risultati eletti (tre nel distretto di Istanbul, uno nella provincia di Mersin) si batteranno per i diritti delle persone omosessuali, avendo firmato nel corso della campagna elettorale il Protocollo delle municipalità LGBT-friendly, predisposto dall’Associazione per gli studi sulle politiche sociali, l’identità di genere e l’orientamento sessuale (SPOD) e sottoscritto da quaranta dei candidati sindaco di tutto il paese (hurriyetdailynews.com).

Se per la Turchia nel suo complesso, nonostante la partecipazione del movimento LGBT fianco a fianco con la folla degli altri dissidenti nelle rivolte del parco Gezi della scorsa primavera (ilgrandecolibri.com), non è comunque ancora ipotizzabile immaginare un futuro gay-friendly, un destino simile ci appare ancora meno probabile per gli altri paesi a maggioranza musulmana.

Eppure, per esempio, la realtà del Libano – dove pure l’articolo 534 del Codice penale punisce le “relazioni contrarie alla natura” – è in continua evoluzione ed una parte importante delle conquiste, che riguardino relazioni tra persone dello stesso sesso o persone in transizione, si devono all’azione lungimirante della magistratura (ilgrandecolibri.com). Qui gli attivisti però mostrano una saggia prudenza, facendo notare che l’ambiguità della definizione del reato nel codice penale lascia spazio ai giudici per sentenze illuminate e l’eventuale abolizione dell’articolo 534 potrebbe spingere i più conservatori tra i parlamentari a proporre una norma che attacchi esplicitamente la comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender; slate.fr).

Ma anche dal Senegal arriva un piccolo barlume di speranza. In un paese in cui l’omosessualità è vietata per legge, il prossimo 7 maggio, nell’ambito della Biennale di arte contemporanea africana, è prevista una mostra dedicata a una “Fantasia precaria: visibilità, media e queerness africana”. Il curatore, Ato Malinda, promette che la mostra non verrà censurata: “Di sicuro si tratterà di un evento controverso: l’obiettivo è quello di far luce su una minoranza africana perseguitata e di esaminare come spesso i media africani denigrino i rapporti tra coppie dello stesso sesso” (theartnewspaper.com).

 

Pier e Michele
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7 Comments

  • Anonimo ha detto:

    è la prova che si può essere islamisti e non omofobi(o transofobi). Pensiamo all'ex leader di Hezbollah, qualche anno fa disse: "Non dobbiamo dimenticarci che anche gli omosessuali possono essere servi di Allah". E come in Marocco un rappresentante del partito islamista sia a favore di un dialogo con il mondo lgbt

  • Anonimo ha detto:

    UNA VOCE FUORI DAL CORO!
    Io sono in accordo coi sauditi, finiamola di dire che gay è bello!
    Sono altresi' convinto che molti non sono cosi' liberali, ma lo dicono solo per essere trendy!

  • Fabio Rocca ha detto:

    Il rischio di un colpo di stato è quello di trovarsi a che fare con un regime che poco avrà da spartire con la desiderata democrazia. Detto questo, allora, valeva la pena risparmiare le forze e tenere il governo dei Fratelli Musulmani: non sarà stato molto diverso dal precedente di Mubarak, amico scodinzolante degli Usa, ma di certo questi cani in divisa sapranno spargere solo odio e anni di ineguagliabile dittatura.

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Fabio, il governo dei Fratelli musulmani in Egitto è stato così fallimentare che stava convincendo quasi tutti gli egiziani a non votarli mai più. Probabilmente le forze laiche ne avrebbero tratto molto vantaggio e forse sarebbe potuta nascere, con tutte le difficoltà e le lentezze che sono storicamente normali, una democrazia. Purtroppo all'esercito la prospettiva evidentemente non piaceva affatto. E ci ritroviamo un regime che solo con un'ipocrisia colossale si può far finta che non sia dittatoriale…

  • Tunisino, musulmano e gay ha detto:

    Ma la situazione dovrà cambiare prima o poi però…

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