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La settimana scorsa il sultano del Brunei ha introdotto la pena di morte tramite lapidazione per i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso e per il sesso illecito.

In molti hanno dichiarato quanto questa legge sia draconiana e come violi la Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite, di cui il Brunei è firmatario. Questa firma è in gran parte una farsa, perché è stata fatta “a condizione che non contraddica la sharia”, che è la regola per la maggior parte dei paesi a maggioranza musulmana, in particolar modo di quelli governati da dittatori. Secondo la loro definizione, la sharia sarebbe la legge di Dio e loro sarebbero quelli che la realizzano. Questi dittatori e i loro compari religiosi hanno continuato a ripetere che la Dichiarazione sarebbe un “obiettivo occidentale per minare l’islam”.

Perché boicottare

In quanto organizzazione per i diritti umani, noi di Muslims for Progressive Values (Musulmani per i valori progressisti; MPV) spesso siamo soli contro i dittatori musulmani che hanno distrutto milioni di vite in nome della religione: in America la sinistra laica si sente troppo a disagio con noi musulmani progressisti autocritici, perché teme di essere accusata di islamofobia, mentre i politici di destra ci odiano perché il nostro discorso progressista mina le basi stesse su cui hanno costruito i loro pregiudizi.

Per questo è incoraggiante leggere l’appello di George Clooney a boicottare le proprietà di lusso del sultano del Brunei. Dobbiamo iniziare da qualche parte e dobbiamo anche fare appello alle imprese, soprattutto a quelle che hanno firmato il Patto Mondiale delle Nazioni Unite (conosciuto anche come Global Compact), affinché aderiscano ai principi che hanno sottoscritto, e in particolare ai primi due:

principio 1: Le imprese devono promuovere e rispettare la protezione dei diritti umani universalmente riconosciuti; e
principio 2: assicurarsi di non essere complici negli abusi dei diritti umani.

unioni gay

Cos’è la sharia

E ora smontiamo l’argomentazione religiosa. Innanzitutto affrontiamo la questione relativa all’affermazione secondo cui la sharia sarebbe la legge di Dio. Se la sharia fosse davvero la legge di Dio, allora perché è diversa in praticamente ogni paese musulmano dotato di un tribunale della sharia?

La verità è che la sharia è un costrutto umano al 100%, nato nel corso della storia da un insieme di interpretazioni coraniche estrapolate dagli uomini politici misogini che detenevano il potere nel Medioevo, mescolate con gli usi e le norme secolari del tempo (come i matrimoni di bambini, i matrimoni forzati, le mutilazioni genitali femminili) e “autenticate” da un mullah sul libro paga del potere politico. Ed ecco a voi come nasce la sharia!

Nessuna punizione

È così che nasce il problema della sharia che punisce i rapporti tra persone dello stesso sesso: nel Corano non si prevede nessuna punizione per l’omosessualità, né il profeta Maometto ha mai punito persone omosessuali o trans nella sua comunità. In realtà è una cosa molto semplice da capire, e il primo paese musulmano a capirla è stata la Turchia quando il califfo ottomano decriminalizzò l’omosessualità nel 1858.

Parliamo poi della lapidazione per il sesso illecito. Anche questa cosa non è prescritta nel Corano. Il secondo testo per ordine di importanza che viene usato per giustificare la sharia sono gli ahadith, una raccolta di scritti compilati 100 anni dopo la morte del profeta Muhammad (Maometto) che pretende di registrare ciò che costui ha fatto e ha detto. Come potete immaginare, ci sono un sacco di panzane in questa raccolta di scritti, per esempio la lapidazione di una donna ebrea per sesso illecito come previsto dalla sua comunità religiosa in quel tempo. Sì, avete letto bene: la legge ebraica usata per la legge islamica.

lapidazione

Eredità coloniali

MPV ha lavorato per affermare i diritti delle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, quel, intersex e asessuali) negli Stati Uniti e alle Nazioni Unite. All’ONU la maggior parte dei paesi a maggioranza musulmana ci ha rifiutati sostenendo che siamo solo uno strumento americano che diffonde propaganda occidentale.

La realtà è che gran parte del mondo musulmano e del sud del mondo non ha mai avuto leggi discriminatorie contro l’omosessualità prima della colonizzazione. Sono stati i colonizzatori cristiani a introdurre queste leggi: per esempio, nel codice penale di gran parte dei paesi del Commonwealth britannico è presente l’articolo 377 che criminalizza i rapporti omosessuali consenzienti come “rapporti carnali contro l’ordine della natura”. È un peccato che gran parte della società musulmana e del sud del mondo oggi abbia abbracciato con tanto fervore religioso questa credenza discriminatoria come se fosse propria.

Valori non islamici

Negli Stati Uniti, gli insegnamenti omofobi continuano a diffondersi nelle moschee e nelle istituzioni religiose ed è per questo che il 75% dei musulmani americani non vuole più frequentare una moschea. Inoltre, neppure un singolo leader religioso musulmano “ufficiale” in America ha aderito alla nostra campagna #NoToHomophobia (no all’omofobia), un appello a “impegnarsi a sradicare tutti gli insegnamenti omofobi nella mia comunità e nelle istituzioni religiose“.

E invece il Corano è pieno di passaggi pieni di compassione, giustizia e difesa della vita, che invalidano esplicitamente la pena capitale: “E per te che capisci, nella legge dell’uguaglianza c’è la salvezza della vita, affinché tu possa trattenerti!” (Corano, sura 2, 179) e “Non prendete la vita, che Dio ha reso sacra” (Corano, sura 17, 33).

Per questo io, Ani Zonneveld, sostengo che in realtà il sultano del Brunei sta applicando valori non islamici, che ha ereditato, e li sta facendo passare falsamente come “islam”.

Ani Zonneveld per WeHoVille
fondatrice e presidente Muslims for Progressive Values
traduzione di Pier Cesare Notaro
foto: elaborazione da Bernard Spragg. NZ (CC0) / da Firefox OS (CC BY 4.0) / da PNGimg e PNGimg (CC BY-NC 4.0)

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