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In meno di 24 ore abbiamo ricevuto tre richieste di aiuto da parte di avvocati e associazioni che seguono persone provenienti da altri continenti che vorrebbero ottenere asilo politico in Italia perché in patria sono perseguitate a causa del loro orientamento sessuale: servono informazioni per dimostrare agli uffici della questura che nei paesi di provenienza di queste persone gli omosessuali rischiano di essere arrestati, torturati o condannati a morte o comunque non possono vivere una vita affettiva e sessuale in libertà. A parte la loro concentrazione nel tempo, sono richieste normali. Come è normale la regola detta o non detta: le informazioni è meglio che non provengano da siti gay, perché non sono reputati affidabili. Le istituzioni che decidono delle richieste d’asilo sono omofobe? O forse la mancanza di fiducia nei media LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) ha qualche solida motivazione?

La fonte delle bufale. Incredibile: la figlia di Yoweri Museveni, il presidente dell’Uganda, ha fatto coming out, dichiarandosi lesbica poco dopo la firma del padre sotto la legge anti-gay. La notizia fa il giro del mondo e viene abbondantemente ripresa anche in Italia da portali, siti, blog. Con la giusta soddisfazione di molti lettori: è entrata in gioco la famosa ironia della storia. Un attimo, però: chi ha lanciato la storia? Abriluno.com, un sito dichiaratamente satirico che, proprio per evitare fraintendimenti, spiega in calce ad ogni suo articolo che si tratta di informazioni “fittizie (‘bufale’), non corrispondenti al vero, date a scopo di puro divertimento e prive di qualsiasi valore di notizia“. Per evitare di far circolare come vera una notizia falsa bastava semplicemente leggere la notizia che si voleva riportare.

Un altro esempio? Ieri molti media LGBT italiani vi hanno raccontato che il parlamento della Lituania si accingeva ad approvare (o che aveva approvato), seguendo il famigerato modello russo, un progetto di legge contro la cosiddetta “propaganda gay”… che però quello stesso parlamento aveva già discusso e bocciato l’altro ieri! Digitando “Lithuania LGBT” o “Lithuania gay” su Google già da molte ore la notizia del voto contrario occupava la prima pagina dei risultati di ricerca. Leggere la notizia che si sta per riportare o perdere dieci secondi su un motore di ricerca sono azioni talmente basilari che definirle “verifica delle fonti” suona fin troppo sproporzionato. Eppure sono azioni che spesso sembrano appartenere ad uno standard troppo alto per molti media.

Se ai blog meno importanti possiamo limitarci a chiedere almeno delle azioni minime di verifica e di buon senso, dai media più importanti dovremmo aspettarci qualcosa di più. Per esempio, che non pubblichino video di neonazisti russi che tormentano ragazzi spaventati dicendoci che le vittime sono gay, quando chi parla il russo capisce subito che si tratta di immigrati o di tossicodipendenti: notizie scorrette come queste rischiano di screditare la denuncia nei confronti dei tanti video in cui davvero gli omosessuali vengono perseguitati. Allo stesso modo, per capire che, in un altro video, il leader musulmano indiano accusato di lanciare strali contro le persone LGBT sta invece difendendo i diritti delle persone intersessuali basta contattare una persona tra il mezzo miliardo di individui che parlano l’hindi.

Errare è umano. La verifica accurata delle fonti serve a limitare gli errori, ma non li elimina: capita di sbagliare e a volte la verifica delle fonti è molto complicata. La foto-notizia dell’omosessuale bruciato vivo dalla folla in Uganda ci è sembrata subito improbabile, ma per avere la prova che si trattasse di una bufala occorreva avere una buona dimestichezza con gli strumenti di ricerca online: alla fine abbiamo scoperto che lo scatto risaliva ad un anno prima in Kenya e che la vittima era un presunto ladro. Per svelare che la storia dell’omosessuale giustiziato in Somalia non stava in piedi c’è voluto molto più tempo, abbiamo dovuto fare indagini, mobilitare i nostri contatti locali e rintracciare persone in paesi lontani. Un lavoro che ovviamente non possono fare tutti e non si può fare ogni volta.

Per questo, quando scopriamo che una notizia non è vera, informiamo gentilmente chi l’ha pubblicata. Partiamo dall’idea di rendere un servizio: quando qualcuno ci ha segnalato errori o imprecisioni, lo abbiamo ringraziato con gratitudine e abbiamo corretto l’articolo nel minor tempo possibile, segnalando esplicitamente a piè di pagina l’errore commesso e la correzione apportata. Se qualcuno sembra condividere questo atteggiamento, il più delle volte le segnalazioni vengono semplicemente ignorate, i commenti “coraggiosamente” cancellati. Si finisce per essere quasi contenti quando la notizia viene modificata o persino brutalmente cancellata senza pubblicare nessuna smentita e fornire alcuna spiegazione: pazienza se chi ha letto una bufala non saprà mai di aver letto una bufala…

Una fonte di acqua trasparente. Un lettore non dovrebbe essere interessato solo al contenuto dell’informazione che riceve, ma anche al modo in cui è nata. Capire se un blogger è venuto a conoscenza di una nuova cura contro il diabete leggendo un articolo di Science o intervistando Wanna Marchi fa una grossa differenza. Sul web riportare le proprie fonti è semplicissimo: i link sono strumenti facili da usare ed estremamente efficaci. Quando chi scrive riporta un fatto al quale ha assistito direttamente, lo espliciterà. Come espliciterà quando ricorre a testimonianze raccolte direttamente per scrivere il post o l’articolo.

Perché è così importante riportare le proprie fonti? Facciamo un esempio: vi hanno raccontato che dal 1 aprile in Brunei gli omosessuali verranno condannati a morte. La notizia è vera? La mancanza di trasparenza nelle fonti impedisce una risposta sicura e rende più probabile e sensata l’ipotesi di una notizia male interpretata. Risalendo la corrente dei vari articoli che riportano l’informazione, si arriva a siti ispanofoni poco collegati con il Brunei, dall’affidabilità non valutabile, privi di indicazioni sul modo in cui hanno ottenuto questa informazione. Gli altri media locali e internazionali parlano di “semplice” fustigazione e non di pena di morte. Dunque o sta circolando una notizia falsa o (molto meno probabilmente) non sta circolando adeguatamente una notizia vera perché è riportata in modo scorretto.

Le gambe corte. E’ difficile spiegare, senza scadere nell’ovvio, perché è così importante dare informazioni corrette e correggere pubblicamente le informazioni sbagliate. Si tratta ovviamente di una forma di rispetto basilare per i propri lettori, per le persone coinvolte, anche per le storie stesse che si raccontano. Si tratta anche di una strategia politica importante: ad esempio, bisognerebbe chiedersi come mai il movimento LGBT ha raggiunto una così alta visibilità, ma non ancora un’autorevolezza comparabile; perché i media mainstream riprendono spesso e volentieri notizie tratte da media specialistici in ogni campo e raramente dai media gay. Un sistema di informazione realmente affidabile e trasparente potrebbe dare un contributo ad un’evoluzione positiva generale?

Ma far circolare bufale, seppure in buona fede, ha conseguenze anche peggiori. Non solo le realtà gay-friendly rischiano di costruire azioni o campagne su informazioni non corrette, con il pericolo di risultare inefficaci o persino controproducenti, ma soprattutto questi falsi mediatici sono un enorme regalo agli omofobi: per chi continua a sostenere, da un continente all’altro, che esista una potente lobby omosessuale globale che cerca di adescare le persone con l’inganno ed il plagio cosa c’è di meglio che poter sventolare una bufala, magari tradotta in decine di lingue? Gli articoli dedicati a “ipocrisie & bugie occidentali” sull’omosessualità sta quasi diventando un genere giornalistico sulla stampa omofobica africana. I nostri errori in buona fede alimentano i loro orrori in cattiva fede.

Alcune volte, poi, la buona fede dei media LGBT può essere messa in dubbio. Davvero troppo spesso le notizie riguardanti persone transessuali o intersessuali in paesi considerati “esotici” vengono riscritte con protagonisti omosessuali: così la verifica del sesso biologico proposta dal Kuwait diventa un fantasioso test dell’omosessualità e la donna intersessuale uscita recentemente vittoriosa in un processo in Libano viene trasformata in un uomo gay. I nostri mezzi di informazione non sanno ancora distinguere tra omosessualità, transessualità e intersessualità? O hanno notato che le notizie con protagonisti gay raccolgono molti più lettori? Fatto sta che tanto chi trasforma queste notizie quanto chi le diffonde pigramente senza verificarle contribuisce all’invisibilità delle persone trans e intersessuali.

Le flatulenze di Giovanardi. I problemi legati alla mancanza di verifica e di indicazione delle fonti e alla gestione opaca e scorretta degli errori sono sicuramente i più gravi. Ma non sono i soli. Semplificando molto ed esagerando un po’, in termini di lettori una qualsiasi dichiarazione-fotocopia di Giovanardi vale dieci dichiarazioni di Obama, cento gay impiccati in Iran, mille omosessuali condannati a morte in Arabia Saudita, diecimila interviste a attivisti africani o asiatici. E qui qualche riflessione andrebbe chiesta anche al pubblico: siamo sicuri di avere bene in mente quali siano i fatti rilevanti? Siamo sicuri che scegliete di leggere le notizie davvero importanti? Siamo sicuri che non tocca anche a voi pretendere un’informazione più affidabile, trasparente, diversificata e centrata sui problemi reali?

Pier Cesare Notaro
©2014 Il Grande Colibrì
foto: Max Pixel (CC0)

8 Comments

  • netclicca ha detto:

    Grazie Pier, per fortuna che ci sei tu col Grande Colibrì. Pensa che oggi sono stato ecluso dal Gruppo del Guado per aver postato una notizia del Papa Bergoglio preso dal Daily Telegraph, ma dato che l'oggetto della notizia, lo avevo letto su un blog in italiano di terza categoria che ha stravolto la notizia vera, io che l'ho riportata da un quotidiano inglese, dopo essermi letto gli articoli in originali, sono stato tacciato di aver riportato una notizia arcinota e falsa. Peccato che la maggior parte dei lettori del Guado, penso che non li abbiano letti gli articoli in inglese, perché ormai sono convinti che sia una notizia falsa. Un altro lettore mi ha poi riportato che tutta la storia era stata scritta in Italia da "Il Giornale" che è noto che pur di parlare male dei gay, falsifica le notizie.

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Netclicca, in questi giorni circola la notizia (tra l'altro piuttosto vecchiotta) che papa Francesco avrebbe scomunicato un prete australiano a causa della sua posizione favorevole ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Anche questa è una bufala. Il prete in questione era già stato ridotto allo stato laicale da papa Benedetto XVI per avere creato un gruppo di ex-cattolici dissidenti, nelle cui messe veniva offerta l'eucarestia anche ai cani (sic!). Dal momento che l'ex-sacerdote continuava a esercitare abusivamente le funzioni di prete cattolico, è arrivata la scomunica.

  • Elena Tartaglione ha detto:

    Vero! Ogni bufala o inesattezza ci si ritorce contro 10 volte.
    Il problema è che su ogni argomento, e quindi anche sui temi lgbt, la gente condivide le notizie senza riflettere. A volte legge solo il titolo! Manca in generale una sana capacità di analisi, anche minima. Basta vedere quante persone ogni giorno si indignano per gli articoli del Lercio o del Corriere del Mattino, riviste on-line dichiaratamente ed evidentemente satiriche. Alla gente piace abboccare! Non me lo spiego, basta un po' di esercizio e già si possono scremare il 90% delle cavolate (il residuo 10% è meno semplice, come raccontate). Se già le persone scremassero quel 90% sarebbe un gran risultato. Condivido subito questo bell'articolo.

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Sarà colpa del piacere onanistico dell'indignazione, quel credo che unisce una fede assoluta nel potere miracoloso della rete, una esaltazione mistica dello sfogo fine a se stesso e una giustificazione compiacente del tenere culo e cervello al comodo sul divano?

  • Anonimo ha detto:

    Ottimo articolo, grazie. Raffaele

  • Giorgio Dell'Amico ha detto:

    Verissimo… è molto importante verificare le notizie e ammetto, anche io a volte, pur non scrivendo articoli, capita che "posto" in maniera un po' affrettata notizie che trovo in rete senza troppo verificarle… questo, però della verifica dell'affidabilità di notizie, come già dovremmo sapere anche noi semplici "utilizzatori finali" è anche una nostra responsabilità… in compenso, giusto per precisare l'incipit dell'articolo, desidero ricordare che la documentazione sulla situazione nel Paese, è sicuramente importante, ma non tanto se le fonti non sono blog o siti Istituzionali e/o NON riconosciuti internazionalmente… E' invece molto più importante per le Commissioni (non per le questure che a parte aspetti amministrativi NON hanno nessun ruolo sulla decisione) l'elaborazione della storia personale che se NON ben supportata e seguita, può essere integrata anche dai più articolati dossier sul Paese d'origine che a nulla varranno… e questo lo testimoniano i tanti dinieghi che persone LGBT (o presunte tali) ricevono, proprio perchè seguite da persone o realtà che NON sanno supportare il richiedente asilo in maniera corretta, o peggio che si prestano a inventarse storie… rischiando di compromettere un Diritto importante per chi ha bisogno realmente

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