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Per capire che al cinema Moulin Rouge di Roma ci fosse qualcosa che non andasse bastava fare un giro per i forum online dove gli habitué del Mulino, come avevano “affettuosamente” ribattezzato la loro sala a luci rosse preferita, si scambiavano battute, appuntamenti e soprattutto accuse velenosissime. A sorprendere non sono tanto le descrizioni degli incontri sessuali tra le poltroncine o nei bagni del locale, quanto quello che tranquillamente si racconta che avvenisse nelle strade attorno, incuranti del fatto di trovarsi nel cuore di un quartiere residenziale: i vari personaggi che animavano forum e cinema, tutti rigorosamente identificati con soprannomi (Patrizia, Van Gogh, Achille…), raccontavano di rapporti sessuali in macchina, gente che girava per strada con il pene fuori dai pantaloni, travestite che si abbassavano i pantaloni davanti ai passanti.

Soprattutto emerge una situazione di incredibile tensione, in un cinema che viene descritto come una terra di nessuno, dove un gruppo di prostituti e di travestite spadroneggiava e arrivava persino a bandire, come se la sala fosse stato il proprio regno, alcune persone sgradite perché rappresentavano una concorrenza sessuale e/o economica. Al Moulin Rouge, insomma, non si proiettavano solo film e non si consumavano solo rapporti occasionali particolarmente fantasiosi (tra gare di cinghiate e persone che strisciano nelle pozze di urina dei bagni sembra più un locale BDSM che un semplice cinema porno): era in corso una piccola ma aspra guerra di potere e di denaro con marchette molto insistenti, soldi che sparivano dai portafogli e velate minacce. Tutto questo però oggi è finito – o, più probabilmente, si è spostato da qualche altra parte della capitale.

L'”Operazione Caligola” della polizia municipale, dopo tre settimane di appostamenti, ha portato alla chiusura della sala, alla denuncia di cinque persone (il proprietario, accusato di favoreggiamento della prostituzione, e quattro gigolò, a cui sono contestati atti osceni in luogo pubblico) e all’interrogatorio di una ventina di clienti (la Repubblica). Matteo ci racconta: “Io non ho problemi a frequentare i locali, ma quel cinema era troppo squallido. Chi ci andava era affetto da una forma di esibizionismo che andrebbe curata da un bravo psicologo“. Che i racconti presenti sul web non siano frutto di fantasia lo conferma Luca: “Ci sono andato una volta e nei bagni ho visto un ragazzo chinato che, mentre si faceva scopare, aveva in bocca il pene di un altro. Altri due uomini si masturbavano lì accanto“.

Scene che si possono vedere anche in altri cinema a luci rosse, come racconta il milanese Tommaso: “Pensi davvero che oggi uno ha bisogno del cinema per vedere un film porno? La gente ci va solo alla ricerca di una sega o di situazioni particolari. In tutti i cinema porno si fa sesso orale e anche anale, nei bagni e in sala“. Non tutti i cinema, però, presentano un clima pesante come il Moulin Rouge: “Evidentemente a Roma ci sono state esagerazioni, qui i gestori delle sale non permetterebbero certe cose, allontanerebbero certe persone: bisogna usare la testa“. Rimane comunque lo squallore, che rappresenta il principale motivo di fascino per gli avventori più giovani, come Claudio: “Non è un posto comodo per fare sesso e non trovo sempre sesso completo, anche se un pompino lo rimedio sempre. Ci vado più per l’atmosfera che per quello che si fa“.

Il fascino erotico dello squallore può essere condiviso o meno, ma difficilmente se ne può negare la forza: il gran numero di uomini che, nell’era delle saune, dei sex club e dei siti di incontro sul web, continuano a cercare sesso nei cinema porno, come nei bagni pubblici o nei parcheggi degli autogrill, non si spiega solo come retaggio di un passato in via di estinzione né ricordando la paura di molti omosessuali “velati” nel fare la tessera Arcigay. E non caratterizza solo la retrograda Italia, cortile a volte ipocrita e morboso del Vaticano, ma tutto il mondo, come dimostra lo scandalo dei glory hole nei cessi di Manhattan Beach, in California, con le forze dell’ordine che, con un’operazione investigativa degna di un serial poliziesco, è riuscita ad arrestare diciotti uomini, le cui fotosegnaletiche sono state consegnate ai media (LA Weekly).

Il fascino dello squallore (termine che ovviamente qui usiamo senza alcun valore di giudizio morale) non rappresenta in alcun modo un problema, dal momento che ognuno deve essere libero, nell’ambito di una sessualità tra adulti consenzienti, di essere attratto da qualsiasi persona e da qualsiasi contesto, da qualsiasi pratica e da qualsiasi feticcio.

Il problema è valutare quanto certi comportamenti arrechino davvero danno alla collettività: se tollerare il far west del cinema Moulin Rouge di Roma non aveva alcuna giustificazione (per il coinvolgimento forzato della popolazione residente fuori dalla sala e per le angherie dentro la sala, ben più che per le attività sessuali, per quanto possano essere giudicate degradanti o bizzarre), sembra incredibile che i diciotti uomini di Manhattan Beach abbiano subito un trattamento da pericolosi terroristi quando l’unico fastidio che arrecavano consisteva nel fatto che i bagnini avessero notato come “gli stessi uomini indugiavano nella zona e tornavano nei bagni, rimanendovi all’interno molto più a lungo rispetto ad una visita tipica” (sic).

Certo, esistono delle leggi che sono state violate, ma non è il caso di interrogarsi sulla ratio di queste norme, per emendarle e migliorarle ed evitare che siano semplici simulacri di un inutile e poco democratico moralismo? In numerose città europee la polizia combatte il degrado sorvegliando i battuage, i luoghi di incontro sessuale all’aperto, non per reprimere il fenomeno, ma per garantire l’incolumità dei frequentatori e per assicurare che non venga arrecato disturbo a nessuno (in altre parole, il sesso può essere praticato ovunque, basta non creare spettatori involontari): è una follia libertaria o una prova di civiltà?

La comunità LGBTQ* ha poi qualche domanda in più a cui trovare risposta: sebbene non sia affatto vero che sono solo gli omosessuali “velati”, i bisessuali sposati e gli “eterocuriosi” a caccia di trasgressione a frequentare certi ambienti (ci sono anche tanti gay felicemente dichiarati), è indubbio che molti frequentatori vivono queste situazioni come le uniche in cui poter esprimere la propria attrazione verso altri uomini, poco importa se a causa di condizionamenti sociali o culturali, di preferenze personali o anche solo di scelte di convenienza. E’ opportuno denigrare e disprezzare queste persone ed i modi ed i luoghi della loro sessualità, relegandole oltre i confini della comunità e delle sue norme di accettabilità, o sarebbe meglio relazionarsi senza pregiudizi con queste affettività di periferia e di confine?

Pier Cesare Notaro
©
2012 Il Grande Colibrì

3 Comments

  • corniolo ha detto:

    Ho frequentato il moulin negli ultimi due anni di apertura, mediamente una volta a settimana. Nessun marchettaro mi ha mai infastidito, anche se qualcuno era un po' insistente nel passare vicino. Dentro il cinema succedeva un po' di tutto, è vero, anche rapporti anali, a vere e proprie orgette di gruppo. Fuori,per strada, assolutamente mai visto nulla, nella maniera più assoluta.

  • Anonimo ha detto:

    Al mulino, che poi lo chiamo cosi solo quei quattro grafomani, ci sono andato dal 93 per circa 10 anni assiduamente e le cosiddette marchette non sono mai esistite.
    Ci sono tornato poco prima che chiudesse e c'erano piu' marchette che clienti.
    ma bisogna distinguere tra realta' e fantasia. Pensi veramente che ci si possa abbassare i pantaloni in strada come dicono? molti di questi episodi sono stati riportati senza testimone alcuno e strumentalizzati per favorirne il sequestro.
    Quello che ho visto io e cio' che succede in TUTTi i cinema porno del mondo. Le marchette erano fastidiose ma non le ho mai viste importunare nessuno fuori dal cinema. Dentro si. ma con la compiacenza dell'importunato. Il giro era gestito dai nomadi di ponte marconi, cosi come quello dell'ulisse. Ma proprio perche fruttava non c'era motivo di esagerarlo espondendo peni fuori per strada, che penso non sia mai successo se non per opera di uno squilibrato. Sull'area marconi hanno messo gli occhi alcune organizzazioni di estrema destra e ci sono interessi politici su tutto il quartiere. Una confluenza di elementi economici, politici e sanitari dove le storie di violenza a terzi per le strade sono solo una cornice fantasiosa e strumentale.
    Il fascino non e' nello squallore, ma nella liberta' e nella fuga. La differenza tra gli anni passati e oggi e' nella gestione criminale del cinema da parte della proprieta', probabilmente compiacente. Si e' perso prima di tutto uno spazio di liberta', peccato.

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Ho riportato fatti descritti non da gruppi di estrema destra, ma dagli stessi frequentatori del cinema o da persone omosessuali che hanno rinunciato a frequentarlo proprio perché lamentavano episodi troppo "estremi". Non posso dire con assoluta certezza quale sia la verità, dal momento che non ho mai visto il posto personalmente, ma mi sembra davvero strano che non siano avvenuti fatti sui quali concordano in tanti, sia tra i "favorevoli" sia tra i "contrari".
      Per quanto riguarda il fascino di certi ambienti e di certe situazioni, credo che squallore, libertà e fuga possano convivere nella stessa esperienza erotica (anzi, credo che sia proprio quello che succede quasi sempre in quegli ambienti e in quelle situazioni). Ribadisco comunque che ho usato il termine "squallore" senza alcun intento di giudizio morale.

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