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Le elezioni comunali del 5 giugno hanno dato esiti controversi e difficili da valutare anche per gli analisti più esperti: quello che sembra emergere è un’incertezza generale che non boccia pesantemente nessuna forza politica solo perché, in realtà, non premia nessun partito e concede fiducia solo a pochi, singoli esponenti. In questo quadro, proviamo a fare qualche valutazione sui risultati ottenuti dai candidati LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali), che non sono mai stati così numerosi come in occasione di questo voto. La nostra analisi si baserà sulla percentuale di votanti che, in ciascun comune, ha espresso una preferenza a favore di un candidato LGBTQI (che, per brevità indicheremo come “preferenze arcobaleno”). Prima dell’analisi, però, sembra opportuno fare alcune precisazioni e valutazioni di carattere generale.

1. Il numero delle preferenze arcobaleno non può essere considerato un indicatore perfetto per misurare l’atteggiamento più o meno LGBTQI-friendly dell’elettorato né le sue volontà sullo sviluppo o meno di politiche comunali a favore delle minoranze sessuali: posso essere interessato a queste politiche e votare un candidato eterosessuale che le propone, come posso scegliere un candidato LGBTQI solo perché ha le mie stesse idee sul trasporto urbano o sugli asili nido.

2. L’analisi di un movimento politico può utilizzare anche i dati numerici, ma non può e non deve fermarsi a questi: la comprensione della realtà e la progettazione di un percorso non si fanno con le calcolatrici.

3. L’importanza di una candidatura non può essere valutata semplicemente dalla sua efficacia nel raccogliere preferenze: ogni singola candidatura racconta un aspetto del progetto dell’intero partito e promette un impegno collettivo su determinate tematiche. Oppure ci dice semplicemente che quel partito segue unicamente logiche per cercare di acchiappare tutto.

4. Il valore dell’azione degli esponenti di un movimento non può essere misurato ai suoi successi o insuccessi elettorali: Paola Concia ha preso quasi 2300 preferenze a Roma con un’azione politica fumosa e discutibile, mentre quasi nessun attivista dell’Associazione radicale Certi Diritti, a cui dobbiamo tutti moltissimo, ha raggiunto le 100 preferenze. Sono dinamiche che sicuramente vanno comprese meglio e che non possono essere liquidate con qualche calcolo aritmetico.

Nel primo grafico abbiamo rappresentato, per tutti e nove i capoluoghi di provincia in cui si sono presentati candidati LGBTQI, la percentuale di votanti che ha espresso una preferenza arcobaleno. Accanto al nome della città, abbiamo indicato tra parentesi il numero di candidati LGBTQI in corsa. Il dato è poi disaggregato in base alla forza politica di appartenenza: Movimento 5 Stelle (M5S), Radicali, Partito Democratico (PD), liste di sinistra (Milano in Comune, Sinistra X Milano, DemA, Sinistra X Roma e Sinistra per Trieste) e altre forze politiche (le cosiddette “liste civiche”).

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Nel secondo grafico, abbiamo messo a confronto i dati del 2011 e quelli odierni per i quattro comuni che hanno avuto candidature LGBTQI in entrambe le tornate elettorali. Il confronto avviene per quanto riguarda la percentuale di preferenze arcobaleno e il numero di candidature.

comunali lgbt - 2

BOLOGNA si conferma la città più favorevole: lo 0,81% dei votanti ha espresso una preferenza per un candidato LGBTQI. E’ vero che cinque anni fa questa percentuale era decisamente più alta (1,1%), ma nel 2011 i partiti avevano puntato su nomi più noti: Franco Grillini correva per l’Italia dei Valori (ottenendo un risultato piuttosto mediocre), Sergio Lo Giudice per il PD e Chaty La Torre era candidata per Sinistra Ecologia Libertà, registrando il miglior risultato d’Italia nelle candidature arcobaleno. Miglior risultato che, in termini relativi, anche quest’anno si registra nella città emiliana con Roberta Li Calzi, del PD (0,42%). Per il partito di Matteo Renzi, anche Silvano Bertossa ottiene un buon risultato.

MILANO aveva schierato ben 17 candidati LGBTQI, quasi il doppio rispetto ai 9 che si erano presentati nel 2011. E nelle urne questa marea rainbow si è vista: i votanti che hanno espresso preferenze arcobaleno sono cresciuti dallo 0,24 allo 0,76%. Più della metà di queste preferenze, però, sono state raccolte da due soli candidati: Marco Mazzei di Sinistra per Milano e soprattutto Anita Sonego della lista di sinistra radicale Milano in Comune. Sonego, con le sue 1414 preferenze (pari allo 0,26% dei votanti) ha triplicato i propri voti in cinque anni e oggi è l’esponente del movimento più votata in termini assoluti

TORINO risulta terza nella classifica delle preferenze arcobaleno (0,43%) grazie al risultato di Chiara Foglietta del Partito Democratico (0,38%). Se si pensa che nel 2011 le preferenze per candidati LGBTQI erano state meno dello 0,01%, il progresso è stato davvero notevole.

BENEVENTO conquista la quarta posizione (0,23%) grazie alla sua unica candidata, Giulia Tesauro, presentata da una lista civica.

ROMA è solo quinta: pur potendo scegliere tra ben cinque candidati, tra cui Paola Concia, il nome mediaticamente più forte di queste elezioni, solo lo 0,21% dei votanti ha espresso una preferenza arcobaleno.

Seguono poi SALERNO (0,17%), NAPOLI (0, 13%), TRIESTE (0,12%) e CASERTA (0,04%).

Non vanno poi dimenticato chi si è candidato in provincia, che a volte ha ottenuto ottimi risultati: per esempio, Rudy Lazzarini a San Mauro Torinese ha raccolto da solo preferenze dallo 0,35% dei votanti, mentre Antonio Rotelli ha ottenuto un buon risultato (0,25%) a Massafra, in provincia di Taranto.

In ogni caso, anche quando ci sono state più candidature LGBTQI nello stesso comune, le preferenze arcobaleno si sono generalmente concentrate su un un’unica persona (come a Torino, Roma e, in minor misura, a Bologna) o comunque su poche (come nel caso di Milano). Una distribuzione maggiormente equilibrata può essere notata solo a Napoli, come si può vedere dal grafico sottostante in cui la fetta rossa rappresenta la quota di preferenze arcobaleno raccolta dal candidato più votato in ciascun comune (e la seconda percentuale indica la quota del secondo più votato, mentre le fette grigie rappresentano tutti i successivi candidati).

comunali lgbt - 3

E ci fermiamo qui: questi dati sono semplici spunti, aspettiamo riflessioni più approfondite e raffinate su queste elezioni, sul loro valore, sulle strategie da attuare o da evitare nel rapporto tra movimento LGBTQI e partiti politici.

Correzione dell’8 giugno 2016: abbiamo corretto il cognome di Silvano Bertossa, inizialmente indicato erroneamente come Certosa.

 

Pier
©2016 Il Grande Colibrì

6 Comments

  • Ratzinger ha detto:

    anzi chiedo venia ho capito tu hai contato esclusivamente quelli al comune e non ai municipi (altrimenti sarebbero molti di più ovviamente)

  • Ratzinger ha detto:

    ah perfetto grazie.. si a roma per esempio sono di più (che ne so cioffari, de gregorio.. etc..). Comunque ora stiamo a vedere cosa succede.

  • Il Grande Colibrì ha detto:

    BOLOGNA
    Roberta Li Calzi (PD) 753 preferenze
    Silvano Bertossa (PD) 416
    Andrea Paci (M5S) 120
    Francesca Brugi (M5S) 103
    Roberto Ledda (M5S) 45
    Francesco D’Angelo (M5S) 18

    MILANO
    Anita Sonego (Milano in Comune) 1410
    Marco Mazzei (Sinistra X Milano) 954
    Luca Paladini (Sinistra X Milano) 695
    Rosaria Iardino (PD) 439
    Monica Romano (Sinistra X Milano) 242
    Andrea Ivan Bullo (Radicali) 91
    Cosimo Trenta (M5S) 91
    Pierluigi Riccittelli (M5S) 55
    Yuri Guaiana (Radicali) 51
    Tiziano Creola (M5S) 45
    Antonia Monopoli (Radicali) 33
    Claudio Barazzetta (Radicali) 30
    Tiziana Garlato (Radicali) 21
    Francesco Poiré (Radicali) 13
    Alessandro Comeni (Radicali) 10
    Claudio Uberti (Radicali) 8
    Gian Mario Felicetti (Radicali) 6

    TORINO
    Chiara Foglietta (PD) 1503
    Roberto Ceschina (civica) 205

    BENEVENTO
    Giulia Tesauro (civica) 93

    ROMA
    Paola Concia (PD) 2271
    Massimo Farinella (Radicali) 226
    Andrea Maccherone (Sinistra X Roma) 177
    Leonardo Monaco (Radicali) 76
    Davide Ambrosini (Radicali) 34

    SALERNO
    Emanuele Avagliano (verdi) 131

    NAPOLI
    Antonello Sannino (DemA) 338
    Giuseppina La Delfa (DemA) 230

    TRIESTE
    Corrado Canulli (Sinistra X Trieste) 115

    CASERTA
    Laura Sciaudone (civica) 28

    SAN MAURO TORINESE
    Rudy Lazzarini (civica) 36

    MASSAFRA
    Antonio Rotelli (civica) 55

    NARDO’
    Giordano Greco (M5S) 37

  • Ratzinger ha detto:

    Ma per curiosità i candidati LGBTQI esattamente chi sono? Io personalmente metterei una lista coi nomi e la città così l'analisi si contestualizza e capiamo di che numeri effettivamente stiamo parlando.

  • Il Grande Colibrì ha detto:

    Janu, sinceramente trovo l'articolo che segnali francamente fatto molto male. Te ne spiego alcune ragioni:
    1. l'analisi proposta è del tutto decontestualizzata, tanto che non si può parlare di analisi, ma di semplici numeri buttati lì a caso;
    2. i dati sono parziali, perché riguardano 8 candidati selezionati senza criterio apparente su 39;
    3. dalla parzialità di questi dati, emerge un dato del tutto sballato ("poco più di 1200 voti" quando sono state 11.204 preferenze);
    4. si propone un confronto tra città di dimensioni completamente diverse senza offrire un criterio di comparazione serio;
    5. si mescolano addirittura candidati ai consigli comunali e alle circoscrizioni facendo finta di nulla;
    6. si propone la tesi molto debole secondo cui il peso politico di un movimento sarebbe conseguenza delle preferenze raccolta alle elezioni comunali da alcuni suoi esponenti (anzi, da un quinto degli esponenti candidati!);
    7. ci si contraddice ironizzando sulle candidature degli esponenti del movimento, per poi concludere che, visto che non si raccolgono abbastanza preferenze, le associazioni sono inutili.

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