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Mi hanno palpato il culo in metropolitana. “Ed era carino il tipo?”. Uno sconosciuto, senza neppure salutare, ha iniziato a mandarmi foto del cazzo. “Wow, me le fai vedere?”. Gli avevo detto di sfilarlo prima, e invece mi è venuto in bocca. “Ma sai, quando uno è eccitato…”. Mentre succhiavo un tizio in sauna, un altro ha cercato di infilarmelo dietro. Gli ho detto di no e l’ho allontanato, ma subito dopo ci ha riprovato. “Ma in sauna è normale, dai!”.

Un attivista gay che denuncia spesso pubblicamente il linguaggio sessista, per spiegarmi quanto poco condividesse le mie posizioni anti-Netanyahu, non si è fatto remore nello scrivermi in privato per illustrarmi quanto gli avrebbe fatto piacere stuprarmi facendomi indossare una kefiah e mettendomi un sacchetto in testa. Il presidente gay di un’associazione LGBTQIA, per manifestare il suo dissenso con alcune mie idee, mi ha scritto ripetutamente che per lui ero “pisellabile”, andavo bene solo per scopare, basta che stavo zitto. Anni dopo ha anche difeso pubblicamente quei suoi messaggi.

Gay.it riporta la notizia dell’aggressione sessuale che una ragazza di 22 anni denuncia di aver subito da un noto sacerdote statunitense con il titolo: “George Rutler, prete omofobo pizzicato a guardare un porno gay“. Tutta la vicenda si riassume in un dettaglio secondario e in una barzelletta. La violenza è liquidata nell’articolo come “incidente“. I commenti sui social sono soprattutto faccine che ridono.

La prima volta che un amico ha raccontato di aver subito uno stupro, la prima reazione nel gruppo è stata: “E ti hanno inculato tutt’e due?”. Qualcuno ha ridacchiato, qualcuno ha riconosciuto che forse era stato un pochino indelicato, ma non c’era certo da incazzarsi: era un modo per sdrammatizzare, su con la vita!

uomo violenza sessuale stuproPartiamo allora da un esempio facile facile. Se mi leghi, mi frusti e mi scopi e se io sono d’accordo, sei un gran figo. Se mi leghi, mi frusti e mi scopi e se io non sono d’accordo, sei uno stupratore. Fin qui ci capiamo tutti, vero? Ecco, questo principio vale per ogni situazione, e le paroline magiche sono “se io sono d’accordo”. Se io sono d’accordo, mi puoi pure infilare la mano nelle mutande. Se io sono d’accordo, mi puoi pure mandare il video della tua ultima sega. Se io sono d’accordo, puoi pure invitare tutti i tuoi amici a fare festa nel mio culo. Se io non sono d’accordo, non osare niente. Niente.

All’interno della comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) per fortuna questi concetti sono (o stanno diventando) piuttosto nitidi quando si parla di violenza contro le donne. Ma rimangono sfocati quando parliamo di uomini gay e bisessuali. Perché “tra uomini…”, perché “la libertà sessuale…”, perché “le fighe di legno…”, perché “la goliardia…”, perché “un altro modo di vivere il sesso…”, perché “non farla sempre pesante…”. Perché un corno. Il problema esiste, e lo dimostrano anche diversi studi. Il dibattito no: la questione è banalizzata, ridicolizzata, cancellata. Applaudiamo il #MeToo delle donne, mentre nella comunità di gay e bisessuali c’è stato un sostanziale silenzio.

Il tema del consenso ha bisogno di essere discusso e sviscerato all’interno della comunità gay. Anche un po’ a ruota libera, senza paura dei giudizi altrui. Qualcuno pensa che le regole dovrebbero essere diverse nei rapporti tra uomini che in quelli eterosessuali? Discutiamone. E possiamo anche concordare sul fatto che una mano sul culo in una dark room fa davvero parte del gioco, ma si può cercare di forzare qualcuno a fare qualcosa dopo che ci ha detto di no? Qual è e dov’è il limite che non si deve superare?

Serve anche una maggiore capacità di ascolto e dì empatia nei confronti di chi ha subito una violenza. Parlarne è difficile e doloroso, bisogna affrontare tanta paura e vergogna. Troppo spesso, però, i nostri interlocutori nella nostra comunità (che significa i nostri stessi amici e noi stessi) non sono in grado di capire che non è una confessione piccante. Scambiano una testimonianza dolorosa per un racconto porno, per una fantasia sadomaso. Bisogna apparire sempre brillanti, avere la battuta pronta, risplende del proprio rapporto giocoso con il sesso. A volte, però, il silenzio più cupo ha il suono di una risatina.

Pier Cesare Notaro
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì

One Comment

  • Francesco ha detto:

    Contenuto molto interessante. Sono caduto negli stessi commenti facili anch’io. È un abitudine. Grazie per lo spunto. Spero di non ricaderci più

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