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La scienza ha spesso suffragato teorie razziste e omofobe e purtroppo alcuni esponenti, per fortuna minoritari, lo fanno ancora adesso. Per comprendere come si sono formate queste teorie è necessario partire da lontano e analizzare le basi stesse della scienza. In questo articolo cercherò di analizzare in breve alcuni concetti basilari.

Prima di tutto credo sia utile chiarire il concetto di “paradigma” scientifico. Il paradigma è quella visione del mondo, quell’insieme di regole basilari, all’interno del quale si pongono le ipotesi e teorie della scienza. Ogni paradigma non è fisso, ma è cambiato nella storia diverse volte.

Il caso forse più famoso è quello dell’epoca di Galileo. Fino ad allora si credeva che la Terra fosse al centro dell’universo e fosse circondata da sfere di cristallo con incastonati i corpi celesti. Il primo colpo a questa concezione l’aveva dato Copernico con il modello eliocentrico (wiki), ma Copernico non aveva portato prove materiali e tangibili di quanto sosteneva per il semplice fatto che non aveva i mezzi necessari per farlo. Il sistema tolemaico era quindi restato il principale e quello ufficialmente accettato.

Fu Galileo a dare il colpo di grazia (wiki). Guardando nel telescopio vide che intorno a Giove giravano quattro lune (oggi se ne conoscono 63). Questo fatto fece crollare il concetto delle sfere di cristallo. Se esse fossero esistite avrebbero reso impossibile il movimento attorno ad un corpo celeste perché le lune non avrebbero potuto attraversare il cristallo. Nello stesso periodo un altro grande scienziato risolveva un altro problema. Le sfere di cristallo erano state immaginate per giustificare il fatto che le stelle stessero su. Se non c’è nulla a reggerle, pensavano anticamente, devono cadere. Fu Newton a eliminare questa idea con la teoria della gravitazione universale (wiki).

Questo esempio serve a capire come può cambiare un paradigma. Oggi il sistema tolemaico ci fa sorridere, ma è sempre facile criticare a posteriori. Questo sistema ha spiegato i fenomeni astronomici per secoli e sembrava funzionare. Ad un certo punto però le conoscenze scientifiche hanno permesso la produzione di mezzi di indagine più accurati (il telescopio di Galileo) mettendo in evidenza fatti che il paradigma non era più in grado di spiegare. Purtroppo il cambiamento non fu indolore. Sappiamo tutti che fine fece Galileo.

Ed è proprio qui uno dei problemi più gravi. Il paradigma informa di sé anche la vita della gente, pur se non in modo del tutto cosciente, e la politica. E il potere non abbandona facilmente quelle idee che giustificano la sua esistenza. Su questo torneremo nei prossimi articoli: anche oggi infatti vediamo continui casi di questo genere, a volte semplicemente e palesemente ridicoli, altre volte sfumati e difficili da cogliere.

Il paradigma non è importante solo da un punto di vista “tecnico”. La cosa più determinante è la filosofia che sta dietro. Ed è proprio il cambiamento di questa filosofia che, tra Rinascimento e XVIII secolo, fa nascere quella che oggi chiamiamo scienza. Prima di allora si parla in modo generico di filosofia. Aristotele, ad esempio, ritenuto nell’Europa rinascimentale il più grande pensatore venuto prima di Cristo, dissertava sull’anatomia umana senza aver mai sezionato un corpo in vita sua! Non per niente finisce col sostenere che i nervi partono dal cuore. Alla base di questo c’è l’idea che la vera scienza sia pura speculazione filosofica attraverso la ragione e che non possa essere “sporcata” dalla bassa materia. La ragione, per i pensatori di quei tempi, vede oltre l’illusione dei sensi.

È solo nel Rinascimento che si comincia a pensare che per conoscere la natura bisogna indagarla materialmente misurando, prendendo dati e osservando. Il primo filosofo a parlare di metodo scientifico è Ruggero Bacone (wiki). Egli non giunge alle conclusioni di Galileo a tal proposito, ma comincia a strutturare un metodo che organizza la scienza in modo nuovo e razionale. Il punto principale del metodo baconiano sta nello stilare un lungo elenco di dati e fatti a favore e contro una certa ipotesi in modo da confermarla o smentirla. Può sembrare banale, ma segna un modo nuovo di vedere l’approccio alla conoscenza. Senza la “banalità” di Ruggero Bacone non ci sarebbe stato l’evoluto metodo scientifico di Galileo.

E proprio Galileo fece la rivoluzione più importante. Non si tratta, come di solito si pensa, della scoperta delle lune di Giove. Quella pur importantissima scoperta passa in secondo piano davanti all’opera filosofica dello scienziato. È il metodo sperimentale a cambiare davvero le cose. Galileo crea un metodo d’azione nella ricerca e nella formulazione di ipotesi e teorie che ancor oggi è la base della scienza.

Egli divide il percorso di una scoperta in quattro parti fondamentali. Nella prima si osserva il fenomeno anche attraverso esperimenti e si raccolgono i dati. Nella seconda, sulla base dei dati, si formula un’ipotesi sul funzionamento del fenomeno. Nella terza si mette alla prova l’ipotesi. Se l’ipotesi è giusta infatti deve poter prevedere come andranno i nuovi esperimenti. Se così è, l’ipotesi diviene teoria (quarta fase), altrimenti si formula una nuova ipotesi. E proprio la prevedibilità dei fenomeni è uno dei concetti fondamentali della scienza dei secoli XVIII e XIX.

La nuova scienza razionale e matematica rende possibile anche un rapido progresso tecnologico. Nel 1756 James Watt (wiki) modificò una pompa a vapore creando una macchina che avrebbe cambiato il mondo. La macchina di Watt infatti poteva essere usata anche come motore e diede il la alla rivoluzione industriale. La nuova classe sociale dominante, la borghesia, non era avvezza all’ozioso e “inutile” filosofare dei viziati aristocratici. Il borghese è una persona pragmatica che pensa all’utilità della conoscenza in vista del profitto. E la scienza sperimentale è molto utile a tal fine. Scienza ed industria si alimentano a vicenda e la velocità delle scoperte aumenta di giorno in giorno.

Ma non è l’unica cosa a cambiare. La nascita di una nuova classe di ricchi pone un problema sociale. I borghesi non tollerano che persone spesso più povere di loro e completamente improduttive (gli aristocratici) siano privilegiate e abbiano il potere. La borghesia pretende di avere pari diritti di quei nobili a cui, spesso e volentieri, presta soldi e fa favori. La borghesia sviluppa nuovi ideali, un nuovo sogno di società. Da un lato produce quei valori e quelle idee democratiche che porteranno alle rivoluzioni americana e francese e alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, dall’altra dà origine all’Illuminismo.

Per oggi ci fermiamo qui. Non sono entrato nel merito dell’omofobia e del razzismo, lo farò nei prossimi articoli. Con questa introduzione ho voluto chiarire concetti di base che poi darò per scontati e dire, in due parole, come si è giunti a quell’Illuminismo da cui prenderà inizio il nostro discorso (leggi l’articolo). A presto dunque.

 

Enrico
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Scienza, razzismo e omofobia: tutti gli articoli:

  1. Dalla nascita della scienza moderna all’Illumismo
  2. Le radici illumiste del razzismo e dell’omofobia
  3. La giraffa di Lamarck apre la strada all’evoluzionismo
  4. La teoria della degenerazione delle razze di Gobineau
  5. Razzismo e omofobia? Sciocchezze, parola di Darwin!
  6. La fisiognomica di Lombroso e l’eugenetica di Galton
  7. …e arrivò il nazismo, tra deliri scientifici ed esoterici

2 Comments

  • Anonimo ha detto:

    Non sono molto d'accordo.
    La terra è ancora piatta se guardata da 2 metri di altezza.
    La legge di Newton vale ancora a bassa velocità.
    Se è sperimentato è sperimentato cioè ripetibile. Il paradigma casomai si amplia.

  • Anonimo ha detto:

    molto interessante capire come cambia la scienza e la società intorno a lei! ivan

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