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Il dopo sembra anche peggio, ma è in linea con quanto ci si poteva aspettare. Non è passata neanche una settimana dalle vergognose parole di Antonio Cassano (Il Fatto Quotidiano) su eventuali giocatori gay nella Nazionale azzurra, che si è scatenata una duplice caccia alle streghe legata alle sue dichiarazioni e alla domanda che le ha provocate. Da una parte, infatti, si cercano i sospetti gay (essendo, non si sa bene perché, i metrosexual già stati indicati), dall’altra si accusa il divulgatore “scientifico” Alessandro Cecchi Paone, che ha rilasciato l’intervista in cui affermava di aver fatto sesso con un calciatore della squadra allenata da Prandelli, di essersi cercato solo facile pubblicità.

Su entrambi i versanti sembra di sentire troppo rumore: dopo aver negato per anni la semplice esistenza dei calciatori omosessuali (Il grande colibrì), sembra che ora siano solo i gay a giocare a calcio, come lascerebbero intendere le dichiarazioni del giornalista sportivo che ha fatto coming out Paolo Colombo, secondo cui l’Atalanta (reduce da un campionato estremamente brillante) vedrebbe tra le sue fila diversi giocatori che con le veline di turno ci andrebbero solo per copertura (Gay Wave).

E’ pur vero  che le dichiarazioni di Cecchi Paone sembrano fatte apposta per attirare ancora una volta su di sé l’attenzione e non certo per promuovere la causa dei diritti civili della comunità LGBTQ* italiana. Secondo il noto presentatore, nella rappresentativa italiana a Euro2012 ci sarebbero “due omosessuali, un bisessuale e tre metrosexual” (gay o bisex che hanno un temporaneo interesse per le donne), che secondo lui sarebbero Abate, Montolivo e Giovinco (SportLive). A parte la disparità di trattamento nel fare outing ai metrosessuali e risparmiare il bisessuale e i due gay, la cosa che risulta più improbabile è che Cecchi Paone sarebbe venuto a conoscenza di questa realtà dei fatti per aver frequentato per un certo periodo uno dei due giocatori omosessuali.

Ma, battute a parte, le parole del giornalista potrebbero spiegare quelle scritte dal ct azzurro Cesare Prandelli qualche mese fa, quando, facendo l’introduzione al libro “Il campione innamorato” scritto proprio da Cecchi Paone, l’allenatore ipotizzava un imminente coming out nella serie A italiana (La Gazzetta dello Sport). Anche allora si scatenarono polemiche, con il bomber dell’Udinese Totò Di Natale impegnato a stigmatizzare le parole del suo ct (la Repubblica). Come allora, anche oggi l’ex campione del mondo Antonio Cabrini afferma che il mondo del pallone nazionale non è pronto a sentire un annuncio simile e “se io fossi gay, lo terrei per me” (la Repubblica).

E c’è chi dell’uso del proprio sedere fa una parodia tutt’altro che divertente, specie se si viene colpiti: è la nazionale svedese (che comunque ha già staccato il biglietto di ritorno per Stoccolma) che gioca al tiro al bersaglio con il calciatore che espone le terga (The Local).

Per fortuna il calcio era e continua ad essere un’isola infelice. Alcuni sport sono da sempre più aperti, altri si stanno attrezzando. La leggenda dei tuffi Greg Louganis per esempio parlò in tempi ben lontani della sua omosessualità ed oggi è commentatore ascoltato e stimato da tutti (Gay Star News). E anche la ginnastica sembra ben disposta verso un diverso orientamento sessuale, come dimostra il coming out del ginnasta americano Josh Dixon nel prenotare un biglietto per i Giochi di Londra (Gay Star News).

E in vista delle Olimpiadi gli attivisti per i diritti umani chiedono al Comitato Olimpico Internazionale di promuovere i diritti umani, inclusi quelli LGBT. “I giochi sarebbero gravemente spopolati, se si esclude ogni governo con una brutta situazione dei diritti umani – spiega infatti Marianne Möllmann di Amnesty International – Ma certamente  il Cio dovrebbe far sentire una  voce più forte su questi temi per promuoverli attivamente con i governi dove è chiaro che vi sono gravi violazioni“. E Mark Stephens, avvocato inglese di primo piano per i diritti, aggiunge: “Il CIO ha bisogno di uscire allo scoperto: sport per tutti significa tutti, a prescindere dal colore della pelle, del sesso o dell’orientamento sessuale. E’ una questione di dignità umana” (Bloomberg Businessweek).

 

Michele
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