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Benazir Bhutto, politica socialdemocratica e una delle premier più importanti della storia pachistana, è stata assassinata dieci anni fa, ma ancora oggi la sua figura e la sua eredità sono centrali nel dibattito pubblico del paese asiatico. E tutto quello che succede nella sua grande famiglia riscuote sempre grande interesse, spesso finendo al centro di feroci discussioni: un mese fa, per esempio, è finita nell’occhio del ciclone sua figlia Bakhtawar Bhutto Zardari, dopo aver definito “ridicola” una norma che prevede il carcere per chi rompe apertamente il digiuno durante il mese di ramadan [Il Grande Colibrì].

Ora tutti gli occhi sono puntati su Zulfiqar Ali Bhutto Jr., figlio di Murtaza Bhutto, fratello e oppositore di Benazir. Il ragazzo, che vive negli Stati Uniti, si dedica da tempo alla poesia e alle arti visuali e performative, ma ha scatenato le polemiche quando è diventato virale un video in cui si esibisce come drag queen in un bar gay di San Francisco. Eh già: il giovane è un musulmano queer e non lo nasconde, anzi ne va pure fiero.

Smontare l’uomo forte (e razzista)

Come spiega in una bella video-intervista al Turmeric Project (Progetto curcuma), un’iniziativa nata negli USA per diffondere l’arte prodotta dalle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali) originarie dell’Asia meridionale, Zulfiqar Ali Bhutto Jr. utilizza le esibizioni e le mostre come strumenti politici, per rompere gli stereotipi sulla mascolinità degli uomini del Medio Oriente e del subcontinente indiano.

Artist Spotlight: Zulfikar Ali Bhutto

This #Pride month, we at the Turmeric project are inspired not by the lip service of multinational corporations to the #LGBTQ community, but by #queer people of color creating their own art, healing space, and third culture. For the first installment of our Artist Spotlight Series, we present Zulfikar Ali Bhutto, an amazing multimedia artist out of the San Francisco Bay Area. We talk about his Mussalman Muscleman series, masculinity, identity, third cultures and that DIY aesthetic.Queer South Asian Americans are so real, so beautiful, so brave and creative. Like and follow us at the Turmeric Project as we explore how queer South Asian Americans live, create, heal, and make their own worlds.#Pride #queer #qpoc #southasian #masculinity #art #muslim

Pubblicato da The Turmeric Project su Domenica 18 giugno 2017

Da una parte, vuole smontare l’ideologia dell'”uomo forte”, basata sulla violenza e sulla contrapposizione, che domina la regione (dall’India al Pakistan, dagli stati arabi a Israele) e proporre una mascolinità che “è tenerezza, può essere effemminata, può essere delicata”. Dall’altra, vuole contrastare il razzismo e l’indifferenza nella comunità omosessuale americana: “Non gliene importa niente. Bisogna essere onesti: non gliene importa niente. Non sono interessati, ma quando ne fai una cosa divertente allora riflettono sulle loro stesse idee”.

Zulfiqar Ali Bhutto Jr. ha anche preso da un libro di Arnold Schwarzenegger le fotografie di alcuni body builder e ha rimpiazzato gli elementi del corpo più collegati all’idea di forza e virilità (le braccia vigorose, le gambe muscolose) con tessuti variopinti, delicatamente ornati con motivi floreali. Altre volte, ha aggiunto decorazioni con fili colorati e perline. La serie di immagini, chiamata “Mussalmaan Musclemen” (Mister muscolo musulmani) [Zulfiqar Ali Bhutto Art and Photography], ha una forza evocativa e poetica inaspettata. E, come il resto dell’opera artistica di Zulfiqar Ali Bhutto Jr., è pura politica.

Pier
©2017 Il Grande Colibrì

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