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Oggi l’Algeria si prepara a vivere delle elezioni ad alta tensione. I protagonisti di questa scadenza fanno temere giorni difficili e disordinati nel futuro di questa Algeria dal passato pesante. Succede così che l’attuale presidente della repubblica Abdelaziz Bouteflika, al potere già da quindici anni, ambisca ad un quarto mandato sotto le critiche di una società civile che è scesa per le strade e che non vuole più stare a tacere. D’altra parte, tanto gli attacchi dell’opposizione sull’omosessualità del fratello del presidente quanto il populismo dei programmi politici proposti non lasciano alcun dubbio sull’avvenire della comunità LGBT (lesbica, gay, bisessuale e transgender) algerina.

Due mesi prima delle elezioni presidenziali, uno scandalo ha scosso la politica algerina: Said Bouteflika, fratello del presidente e attuale consigliere presidenziale (incarico che ricopre dal 1999), ha pubblicato sui giornali [Algérie Focus] un fax in cui l’ex giornalista Hichem Aboud lo accusava non solo di dirigere un grande traffico di droga, ma anche di essere un omosessuale masochista: “Apportando gli ultimi ritocchi ad un’opera letteraria dedicata all’Algeria sotto il regime della famiglia Bouteflika, ho raccolto un numero notevole di informazioni e di testimonianze che La riguardano. Quasi tutte queste informazioni non Le sono per nulla favorevoli. […] Il punto più importante nel Suo ritratto riguarda la Sua omosessualità”.

In questo modo l’omosessualità è diventata un’arma politica, come è già avvenuto in Tunisia, dove gli oppositori di Ben Ali sono stati filmati mentre avevano rapporti omosessuali in prigione [Il Grande Colibrì]. Questa storia ha acceso grandi discussioni in un’Algeria puritana la cui religione di stato è l’Islam.

Il giornalista scrive ancora: “Un testimone residente in Quebec mi dichiara di essere stato il primo a iniziarLa alla sessualità e di avere avuto delle relazioni sessuali con Lei mentre era studente alla scuola media cattolica Saint-Joseph di El-Biar. Secondo il testimone, Lei era ignorante in materia di sessualità dal momento che non frequentava nessuno al di fuori del nido familiare. Un nido familiare costituito da Sua madre e dalle Sue sorelle”. E per chiudere il cerchio dei pregiudizi, l’omosessualità diventa una perversione masochista.

Tuttavia, dall’inizio della campagna elettorale, nessun partito ha ripreso questa storia per una buona ragione: l’omosessualità è ancora un tabù in Algeria. E’ per questo motivo che nessun programma politico ha incluso le tematiche LGBT, mentre – ricordiamocene! – il codice penale algerino condanna chiunque abbia dei rapporti omosessuali con il carcere da due mesi a due anni.

Nonostante il fatto che l’Algeria nel 2013 sia stata eletta nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e nonostante l’arrivo di numerosi dirigenti della comunità internazionale, la comunità LGBT algerina si sente dimenticata e osserva la società civile evolversi mentre lei resta sul bordo della strada in una parvenza di status quo che fa temere un cambiamento islamista radicalizzato. Oggi, 17 aprile, al di là del presidente, la comunità LGBT è lontana dall’ottenere la sua rivoluzione.

 

O. Harim
traduzione di Pier
©2014 Il Grande Colibrì

Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con Alouen, associazione di giovani LGBT algerini. “Alouen” (ألوان), che in arabo significa “colori”, richiama l’arcobaleno, simbolo della comunità LGBT, ma simboleggia anche la diversità e la volontà di lottare affinché le differenze siano accettate nella società algerina. Alouen è un nome che porta con sé tolleranza e speranza.

8 Comments

  • Anonimo ha detto:

    Sveglia! In tutto il mondo c'è un ritorno dell'oscurantismo e di derive reazionarie, basta fare articoli su singoli questioni e fate un vero articolo sulla situazione nel mondo, che non tratta solo di gay ma c'è crisi e paura in tutte le cose

    • Anonimo ha detto:

      cosa intendi con "vero articolo sulla situazione nel MONDO", "che non tratta solo di gay"? forse non hai capito lo scopo di questo sito!
      con affetto 🙂

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      È sicuramente importante seguire la situazione generale del mondo (magari evitando semplificazioni eccessivamente ottimistiche o pessimistiche) e per farlo ci sono ottimi strumenti in varie lingue (tanto per fare un esempio, il settimanale Internazionale).

      Noi cerchiamo di raccontare alcuni aspetti della realtà LGBT (neppure tutti i suoi aspetti, figurarsi l'intera situazione del mondo), perché ci sembra importante in sé, perché è utile anche a capire la "situazione del mondo", e perché su questi temi possiamo scrivere e raccogliere notizie e analisi con un po' di competenza e un bel po' di contatti 🙂

  • Anonimo ha detto:

    Ciao, sono un migrante algerino e volevo condividere un pensiero riguardo a queste elezioni.
    Ieri, a proposito delle elezioni presidenziali, chattando su skype con la famiglia, ho chiesto ai miei genitori a chi avrebbero dato i loro voti. la loro immediata risposta è stata sconvolgente ma prevedibile, e rispecchiava ciò che penso la maggioranza veda e riesca a concepire in quel mio bellissimo paese, l'Algeria. Mi hanno risposto letteralmente: "ovviamente Bouteflika, è l'unico che è riuscito a mantenere la pace dopo l'accaduto negli anni 90 (si riferiscono al terrorismo). Poi, sugli altri candidati, non ne sappiamo un granché". Mentre i miei fratelli, si rifiutano di votare perché credono di non avere nessuna voce in capitolo e sanno che con o senza di loro, chi salirà sul "trono" sarà quello sostenuto dai Comandanti e l'esercito.
    Cioè, chi ha vissuto e si ricorda gli anni novanta e successivamente la ribellione di "le printemps noir", considera la Pace il primo obbiettivo nella scelta del nuovo govenatore. D'altronde, chi è arrivato dopo, e preferisce seppellire il passato e fingere che non ci sia mai avvenuto, sceglie il presidente in base ad altre priorità tali Lavoro, Istruzione, "Diritti e occidentalismo" ecc.
    Per quanto riguarda la comunità LGBT algerina, penso sia giusto parlarne, ma vi ricordo che il silenzio delle persone lgbt in Algeria compra la loro vita, la libertà, tranquillità, stabilità e tanti altri aspetti. E' facile dichiararsi e lottare per i diritti da "fuori campo"….

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Grazie per la tua interessante testimonianza e per aver fatto emergere un problema reale, che spesso non viene compreso.

      Qualche mese fa abbiamo "discusso vivacemente" con un giornalista e attivista gay italiano che pretendeva che gli fornissimo nomi e cognomi di alcuni omosessuali tunisini affinché li pubblicasse in un suo articolo. Gli abbiamo ricordato quali conseguenze avrebbe potuto avere un comportamento del genere, ma non ha avuto niente di meglio da dire che "io ci ho messo la faccia, ce là mettano anche loro". La capacità di mettersi nei panni degli altri e di capire contesti diversi dai propri è spesso molto bassa, mentre l'intransigenza sul comportamento altrui non costa nulla e per questo abbonda…

      Conviene comunque precisare che O. Harim e gli altri attivisti algerini di Alouen vivono in Algeria e fanno attivismo per i diritti in Algeria, nonostante i rischi che possono correre: un comportamento molto coraggioso anche quando si usano degli pseudonimi.

    • Anonimo ha detto:

      Infatti ammiro i volontari e le volontarie di alouan e di altre realtà simili in altri paesi arabo-musulmani, per il loro coraggio e la loro lotta x i propri diritti e quelli altrui. Sinceramente e personalmente non saprei se avrei mai potuto osare a combattere come fanno loro o mi sarei dovuto accontentare di vivere all oscuro sottostando alle leggi tradizionali e religiose del mio amatissimo paese.

    • ofemb ha detto:

      Innanzitutto complimenti per il tuo italiano, però vorrei chiederti, come fai ad amare un paese che nega la tua esistenza e ti ha obbligato ad andartene?

    • Anonimo ha detto:

      Grazie dei complimenti 🙂 il mio paese, come la mia religione e la mia tradizione, non mi hanno mai negato l'esistenza. Nel mio caso, sono stato io stesso a scegliere di andarmene e iniziare a vedere il mondo e magari trovare la strada che fa per me. La amo, perché è là che ho visto la luce, è là dove sono cresciuto e dove i miei nipoti cresceranno, amo l'algeria perché non è fatta esclusivamente di leggi omofobe o di classe governativa dittatoriale, la amo e ci ritornerò un giorno perché vorrei vederla splendere. Non amo le persone che dettano leggi contro i diritti dell'uomo, che tra l'altro si trovano ovunque nell'immenso pianeta Terra, ma per non andare lontano, come succede nel Bel Paese italia dove mancano non pochi diritti per i quali tanta gente si combatte ad un attimo delle giornate.

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