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Un’arte intrinsecamente feticistica“: così Massimo Fusillo ha definito il cinema nell’analisi su feticismo e sadomasochismo sul grande schermo che ha scritto per ilgrandecolibri.com. Questa definizione folgorante sembra adatta anche per la fotografia. E non a caso, infatti, il primo Fetish Pride Italy (ilgrandecolibri.com) ha indetto WeFetish (wefetish.com), un concorso internazionale di fotografia fetish dal quale prenderà vita una mostra omonima, ospitata da MondrianSuite (Roma, via dei Piceni 41) dal 23 febbraio al 2 marzo. Il grande colibrì ha discusso con l’unico italiano in gara, Haus Mein Gott, talentuoso artista che, nel bianco e nero delle sue opere, imprigiona per sempre in schemi di luci e di ombre i suoi soggetti ed i loro desideri, in un gioco di riduzione ad oggetto e di mitizzazione che non può lasciare indifferenti gli amanti del feticismo.


Come è nata la tua passione per la fotografia?

Più che una passione per la fotografia, ho sempre avuto una grande passione per le persone. E in quanto artista, quando ho cercato quale fosse il linguaggio che meglio riuscisse a condensare determinati aspetti dell’essere umano, ho concluso che l’immagine fotografica fosse il medium più interessante ed in qualche modo malinconico, in quanto si tratta di un contatto a distanza che blocca qualcosa che è fuggente e impalpabile.

E come e perché hai iniziato a dedicati alla fotografia di soggetti feticisti?

Il feticismo mi è sempre interessato come indagine fotografica da un punto di vista antropologico. Credo che ogni essere umano nasconda una parte di sé nella vita di tutti i giorni, una parte in qualche modo animale e violenta, ma nello stesso tempo fragile e poetica. E trovo che nell’espressione dei propri, unici e personali feticismi, le persone trovino una loro completezza e si offrano ad un ritratto intimo, nudo e altrimenti irraggiungibile.

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Quindi, in un certo senso, “vivi” questi scatti in un modo particolare, diverso da quello in cui “vivi” tutti gli altri?

Quando fotografo un uomo che decide di esporre la sua intimità in un contesto particolare come quello del feticismo, sento che sto facendo della fotografia di ritratto qualcosa di irripetibile. E’ come se queste persone evocassero una parte di loro talmente profonda e ricca di energia, che ogni singola di esse offre la possibilità per uno scatto unico, iconico. E’ un discorso che si sposta dall’erotismo, e vale per quel tipo di persone che vivono il feticismo come cultura e stile di vita.

Il famoso disegnatore erotico gay Touko Laaksonen, più conosciuto come Tom of Finland, diceva: “Se non ho un’erezione mentre faccio un disegno, so che non verrà bene”. Un concetto simile vale anche per un fotografo erotico?

Touko era anche un abile venditore di se stesso ed erano forse anche anni diversi. Personalmente, quando lavoro l’erezione è cerebrale ed emotiva, non c’è nulla di sessuale implicato in quello che faccio. Anche perché un conto è disegnare, un conto è sdraiarsi sotto le gambe aperte di un soggetto e restare concentrati sugli schemi di luce e sull’esposizione. Un interesse fisico per quello che succedeva sulla scena mi è capitato una sola volta in tutta la mia produzione, ma probabilmente parlo così perché non sono un fotografo erotico.

Fotografia fetish

Foto fetish

Quale consiglio ti sentiresti di dare ad un non professionista che volesse fare fotografie feticiste?

Ad un non professionista consiglierei di rimanere non professionista, ovvero di continuare a divertirsi. Viviamo in un’epoca nella quale è facile documentarsi sul come fare delle fotografie interessanti e molto spesso per fare delle ottime fotografie a tema fetish non c’è neanche bisogno di un modello. L’universo più complesso ed interessante è quello che abbiamo dentro noi stessi, quindi suggerirei di cominciare con una serie di autoritratti. Io, per lo meno, ho cominciato così.

Passiamo dall’altro lato dell’obiettivo: quale consiglio dai di solito alle persone che ritrai? Come possiamo evitare di irrigidirci e di imbarazzarci davanti ad una macchina fotografica che vuole immortalarci in una situazione feticista?

Ci sono i soggetti più istrionici e quelli che si trovano in imbarazzo. In entrambi i casi, amo lavorare con i modelli non professionisti, perché hanno quella vita, quella ingenuità e quella tensione che rendono lo scatto “vero”. Fatevi quattro chiacchere con il fotografo prima, cercate di stabilire un clima confidenziale e rilassato, e, soprattutto, ricordatevi che siete lì per divertirvi. Se lo shooting non funziona, non è mai colpa vostra, ma solo del fotografo. Il fotografo è un po’ artigiano, un po’ psicoterapeuta, un po’ un addestratore di leoni… Se chi vi fotografa non riesce a far uscire l’animale che è in voi, dovete fare solo una cosa: cambiare fotografo.

Pier Cesare Notaro
©2014 Il Grande Colibrì
biker motociclista gay

3 Comments

  • Paolo ha detto:

    Sembra che in 60 anni l’immaginario erotico fetish omo non si sia evoluto di una virgola.. oppure è il fotografo che si è un po’ arenato in Tom of Finland e Kenneth Anger.

    A quando un fotografo che ritrae veri feticismi invece che rielaborazioni edulcorate e ritrite?

  • Anonimo ha detto:

    Netta….nitida….intelligente l'interpretazione che l'artista ha dato di Fotografia Feticista. Condivido pienamente il concetto dello "Spirito Fetish" che è più o meno "nascosto" in ognuno di noi e che ha bisogno di un abile domatore che sappia in qualche modo tirarlo fuori dalla gabbia, senza fargli perdere il suo carattere di bestia indomabile che spinge graffia e azzanna per venir fuori, ma allo stesso tempo che sappia piegarlo, come un abile incantatore, ai voleri dell'obbiettivo fotografico.
    La capacità che questo artista ha di liberare ed interpretare attraverso i suoi scatti questo spirito, legato secondo me alla nostra parte più ancestrale ed animalesca, ne fa un perfetto interprete di questo lato, in molti casi nascosto e per certi versi oscuro, che spesso si tende, in modo consapevole o inconscio, di trasporre e ritrovare in alcuni gesti e abitudini della vita di tutti in giorni, anche se impercettibili e apparentemente insignificanti.
    Complimenti.

    Lupo Grigio

  • Ennio Piantato ha detto:

    L'istinto animale arricchito dalla mente dell'homo sapiens, che conosce la categoria del tempo, diventa desiderio con tutto il suo corteo di attesa, speranza, erotismo e anche perversione: ecco cosa mi suscitano queste fotografie molto evocative con un bianconero insuperabile. Complimenti all'Artista.

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