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A settembre dell’anno scorso, alla vigilia della riunione sul clima organizzata dal segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, più di 300mila persona sono scese per le strade di New York per la Grande marcia sul clima. Il numero dei partecipanti è stato entusiasmante: nelle loro previsioni più rosee, gli organizzatori se ne aspettavano la metà. Insomma, è stata davvero una bella sorpresa, che ha avuto un innegabile pregio: ha permesso di iniettare in certi responsabili politici, nelle organizzazioni non governative, nelle associazioni e nei sindacati una dose di coraggio supplementare in vista della Conferenza ONU sul cambiamento climatico (COP21), che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre. In quella marcia, l’attenzione del giovane gay non ancora militante che ero è stata inevitabilmente attratta da un’organizzazione: i Queer for Climate.

Eppure non ero del tutto convinto: che senso aveva identificarsi come persone LGBTI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali) per lottare contro il riscaldamento globale se, in Francia, eravamo riusciti a ottenere solamente il matrimonio per tutti, e non in modo indolore? Eppure siamo esposti in modo profondamente diverso ai pericoli del cambiamento del clima e alla distruzione dell’ambiente provocata dall’essere umano: il riscaldamento globale è un problema che riguarda tutti senza eccezioni, ma le popolazioni più povere e le minoranze più emarginate subiscono di più l’insalubrità, l’inquinamento, la mancanza d’acqua, la deforestazione, l’appropriazione dei beni comuni. Il peggioramento del clima e l’inasprirsi delle diseguaglianze sono legati, anche se i media ne parlano poco.

Nel luglio 2014, qualche mese prima della grande marcia di New York, Peterson Toscano, attore e attivista LGBT, citava questa frase dell’antropologa femminista Gayle Rubin del 1984: “Per qualcuno la sessualità potrebbe essere un soggetto privo di interesse, una frivola distrazione che farebbe perdere di vista problemi più cruciali come la povertà, la guerra, la malattia, la fame o lo sterminio di tutti attraverso le armi nucleari. Ma è proprio in tempi come i nostri, in cui viviamo sotto la costante minaccia di una distruzione impensabile, che le persone sono più suscettibili di piombare in una follia pericolosa su tutte le questioni legate alla sessualità”.

La crisi climatica, infatti, minaccia le persone LGBTI non solo in quanto individui, al pari di tutti gli esseri umani, ma anche in quanto gruppo che rischia, al parti di altre minoranze, di diventare il capro espiatorio di società angosciate dal proprio futuro. Per questo non solo dobbiamo impegnarci a mostrare le cause reali della crisi climatica e tutte le sue conseguenze e sostenere i cambiamenti necessari alla sua attenuazione, ma dobbiamo anche e contemporaneamente continuare ad affermare la nostra identità nello spazio pubblico e difendere i diritti che abbiamo conquistato.

Noi persone LGBTI, che siamo state così spesso additate come “contro natura”, dobbiamo concentrarci proprio sulla natura per metterne in discussione il modo di concepirla, affermando che noi non siamo contro la natura, ma all’interno della natura, e che il nostro orientamento sessuale, la nostra identità di genere e le domande che noi incarniamo non distruggono la natura, ma semplicemente smontano l’idea preconcetta che ne abbiamo.

Stanno emergendo movimenti come l'”ecologia umana” che si sviluppano direttamente dall’estrema destra vicina alla Manif pour tous e discorsi inquietanti di vecchi militanti ecologisti sulla riproduzione uomo-donna: tutto ciò merita attenzione e preoccupazione, perché segnala non solo un pericolo, ma anche il bisogno di una presenza e di una presa di posizione chiara di fronte a discorsi ambigui che ridisegnano il concetto di natura in modo allarmante. La storia ha dimostrato più volte che le epoche di sopravvivenza non sono propizie all’apertura e al riconoscimento dei diritti e della dignità di tutti. Per questo dobbiamo renderci visibili prima che sia troppo tardi, prima che le nostre preoccupazioni siano schiacciate dall’urgenza di una crisi che diventerebbe prioritaria.

Ad essere minacciato è l’ambiente nel quale esistiamo con le nostre differenze: mobiliarsi per il clima, proteggerlo, accettare di modificare il proprio stile di vita e di consumo per permettere di vivere dignitosamente a generazioni future che saranno tanto diverse quanto le precedenti, significa esprimere il desidero di vivere con gli altri. Come movimento LGBTI, possiamo mettere a disposizione della mobilitazione contro il cambiamento climatico le nostre conoscenze, le nostre esperienze, il nostro senso dell’umorismo e la nostra particolare cultura militante.

La pressione popolare ormai è uno dei rari mezzi con cui possiamo ricordare ai politici la necessità di trovare un accordo forte sul riscaldamento globale per limitare le conseguenza di una catastrofe che si sta già producendo e che merita più di un accordo politico: ci richiede di riflettere su noi stessi, sull’essenza della nostra dignità e sul modo in cui vogliamo vivere insieme. In questo modo potremo innescare quella che la giornalista e saggista Naomi Klein definisce non solo come una transizione, ma come una vera rivoluzione: il ribaltamento di un sistema che, altrimenti, ci priverà semplicemente della nostra dignità.

Cy per LGBTI per il clima [Facebook] traduzione di Pier
©2015 LGBTI pour le Climat – Il Grande Colibrì

One Comment

  • carlo corbellari ha detto:

    d'accordissimo, il triste è proprio questo concetto aberrante di contronatura che ci viene additato da chi vive, prospera, agisce andando contronatura: parlo di tutta la classe dirigente mondiale eterosessuale a tutti i costi.
    queste persone agiscono proprio come l'articolo dice: angosciate in malafede della loro sopravvivenza inventano mostri dappertutto e ogni minoranza ne è minacciata…semmai contro natura sono loro anche da un punto di vista sessuale: vi sembra pro natura volere un figlio a tutti i costi manipolando il proprio corpo, diventare genitori a 50 anni quando saranno nonni per un figlio a 15 anni, andare in giro per i mondo a cercare sperma o "madri" da inseminare come fossero scatole anonime? anche nel mondo omo c'è la voglia di figli a tutti i costi, cosa che tra l'altro non mi va personalmente, ma questa è una mia posizione personale e basta, ma il mondo omo non va a predicare odio verso le donne o gli uomini etero che vogliono figli a tutti i costi, costi veramente quel che costi…insomma ci siamo capiti

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