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Per capire cosa è successo in Grecia, è utile dare un’occhiata a un dato fornito dalla Banca mondiale: dal 2008 a oggi il prodotto interno lordo (PIL) del paese è precipitato di oltre il 30%. Nel frattempo la Libia, in preda alla rivoluzione prima e alla guerra civile poi e soffocata dal crollo del prezzo del petrolio, sua principale risorsa economica, ha subito una contrazione del PIL del 20%. Invece, secondo le stime delle Nazioni unite e del Fondo monetario internazionale, la guerra avrebbe bruciato il 40% del PIL della Siria. Insomma, la Grecia ha avuto la fortuna di godere dei buoni consigli e della solidarietà degli altri stati dell’Unione Europea, che le hanno permesso di essere una nazione in pace con un’economia da paese in guerra, con prospettive per il futuro che vanno dal netto peggioramento alla devastazione apocalittica. E il problema non sono solo i dati economici, ovviamente.

Prima di qualsiasi altra considerazione, e senza voler far l’elogio dei greci o voler nascondere le colpe dei loro governi passati e presenti, forse conviene sfogliare un attimo un manuale di storia, tanto per avere presente cosa è successo in passato e cosa potrebbe succedere in futuro.

E’ il 1919 e la Germania, sconfitta nella Prima guerra mondiale, deve assumersi la responsabilità morale e materiale del conflitto. Gli stati vincitori vogliono darle una punizione esemplare, affinché non ripeta certi errori, e per questo le impongono il pagamento di colossali danni di guerra. Il paese, già economicamente molto provato, entra in una crisi devastante, l’inflazione raggiunge livelli incalcolabili, larghe fasce della popolazione precipitano nella povertà. La miseria genera frustrazione, le sanzioni producono rabbia, e tutto questo ha un’influenza determinante nell’affermazione del nazismo.

Facciamo un salto fino al secondo dopoguerra. La Germania ha perso di nuovo e questa volta non dovrebbe farsi perdonare solo la guerra appena finita, ma anche l’orrore infinito del nazismo. Eppure i vincitori questa volta scelgono di non vendicarsi della Germania, ma di dimostrare clemenza e di puntare sulla sua ricostruzione economica e sul consolidamento di una democrazia: tra il 1949 e il 1951, con il cosiddetto Piano Marshall, gli Stati Uniti spendono quasi un miliardo e mezzo di dollari dell’epoca per rilanciare il paese e nel 1953 decine di stati decidono di dimezzare il debito tedesco, dilazionando il pagamento di quello che resta su decenni (Berlino finirà di pagare tutto nel 2010). E – sorpresa! – la Germania diventa una potenza economica e una democrazia molto stabile.

Torniamo ai nostri giorni: il modello scelto per la Grecia è la punizione arrogante del primo dopoguerra e non la generosità lungimirante del secondo (e pazienza se un debito pubblico impazzito è una colpa non paragonabile allo scoppio di una guerra, figurarsi al nazismo). Si dice che schiacciare un paese produrrà effetti positivi, mentre la storia ci dimostra che succede sempre il contrario. E così l’Europa soffoca se stessa, distrugge il proprio progetto ed i propri ideali, è sull’orlo del suicidio (se non è già morta e stiamo assistendo agli ultimi singulti). Viviamo in un contesto che dovrebbe allarmare tutti e in particolare le minoranze, compresa la comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Analizziamo alcuni punti emersi nel corso della “crisi greca” e alcune possibili conseguenze.

1. La priorità assoluta di questa Unione Europea è l’imposizione di alcune politiche finanziarie (che, tra l’altro, si sono rivelate fallimentari e suscitano la riprovazione di sempre più grandi economisti), sull’altare delle quali può essere sacrificata la democrazia. L’indifferenza sostanziale, formale e simbolica nei confronti dei processi democratici e della stabilità democratica è una pessima notizia per tutti, ovviamente, ma è persino peggiore per le minoranze, dai migranti alle persone LGBT, dal momento che la democrazia è la loro unica possibilità di vedersi garantiti la libertà, la dignità, il benessere e, in casi estremi, persino la sopravvivenza.

2. I diritti delle persone, che erano un faro dell’Unione Europea, oggi godono di scarsissima considerazione. L’Europa fa spallucce sull’ecatombe di migranti nel Mediterraneo. Volta le spalle di fronte alle politiche di persecuzione di rom e sinti. Tace sulle leggi esplicitamente anti-omosessuali discusse e approvate in alcuni stati membri dell’est continentale. Approva risoluzioni di condanna di regimi omofobici che però continua ad avere come grandi alleati. Ma fa la voce grossa se uno stato cerca di attuare politiche che garantiscano la sopravvivenza dei suoi cittadini: di fronte ai drammatici costi umani dovuti alla carenza di medici e medicine in Grecia, l’Unione Europea chiede ancora più tagli. Prendiamone atto: oggi l’Europa è alleata di chi chiede più austerità, non di chi chiede più diritti.

3. Oggi solo il 28% degli italiani si fida dell’Europa, contro il 53% del 2000 (demopolis.it) e tra i giovani ben il 58% ritiene che l’esperimento europeo sia fallito. Non va meglio tra i giovani greci, che hanno votato per l’85% contro l’accordo proposto dall’UE, né tra i giovani francesi, tra cui solo il 28% pensa che l’Unione abbia effetti positivi (huffingtonpost.it). Il crollo della fiducia nelle istituzioni comunitarie e nello stesso progetto europeo rischia di rendere inefficace il discorso finora centrale nelle battaglie politiche del movimento LGBT italiano sull’arretratezza del paese rispetto al resto del continente: non solo l’Europa non è più un alleato reale, ma non è neppure un ideale attraente, anzi per molti sta diventando sempre più un modello negativo da rifuggire.

4. L’Europa tradisce la sua promessa di benessere e democrazia. Il deterioramento delle condizioni di vita, l’alta disoccupazione ormai endemica e la mancanza di prospettive alimentano frustrazione, rabbia, risentimento. Un paese propone una soluzione di sinistra forse traballante, ma democratica, e gli viene sbarrata la strada in modo umiliante (ilgrandecolibri.com). A chi altri rivolgersi se non all‘estrema destra? Già oggi in quasi tutta Europa l’estrema destra registra consensi record, destinati probabilmente a crescere ancora. Oggi in Italia trionfa la Lega Nord, mentre i discorsi d’odio sono sempre più sdoganati: gente sempre più avvilita, delusa, insicura e impaurita invoca le ruspe o scende in piazza contro l’emancipazione femminile e la visibilità omosessuale. Domani le cose andranno probabilmente molto peggio.

5. L’Europa è divisa, cresce l’astio tra governi e popoli, la vendetta e l’umiliazione prevalgono, la solidarietà scompare. Intanto furbescamente la Russia si propone come alternativa, ventilando la possibilità (forse fittizia, ma comunque assai attraente per paesi ridotti alle pezze) di aiuti economici e politici: quando hai raggiunto il fondo, si può dire di no a chi ti tende una mano? Naturalmente il regime di Putin è pronto a dare una mano in cambio di tutto il braccio e non bisogna dimenticare che il suo progetto politico non può scindere geopolitica, politica economica e politica “morale” (ilgrandecolibri.com): un’altra pessima notizia per le persone LGBT. E anche se si evitasse che alcuni paesi scivolino nella sfera di influenza russa, il rafforzamento simbolico di Putin avrà conseguenze spiacevoli.

In questo contesto burrascoso, la notizia peggiore, però, è forse un’altra: l’unico rimedio ai disastri prodotti dal suicidio politico di questa Unione Europea… è l’Unione Europea stessa. Lo sgretolamento dell’Europa è considerato da molti come lo sgretolamento del problema, quando in realtà è lo sgretolamento della soluzione. Solo il progetto idealistico di un continente di pace e prosperità condivisa può salvarci. Ma questo progetto potrà rinascere ad un’unica condizione: che le forze distruttrici e egoistiche si trasformino in forze costruttrici e solidali. Insomma, solo un miracolo potrà salvarci. E voi ci credete ai miracoli?

 

Pier
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5 Comments

  • eitanyao ha detto:

    Post molto interessante. Non condivido alcune parti come le riflessioni sui migranti e la russia ma aderisco al tema centrale che é l'inquietudine difronte al rischio di sgretolamento dell'ordine europeo in vigore dal 1945 (e rinnovatosi nel 1989 con il crollo del comunismo) e ai pericoli che questo comporta.

    Condivido il commento molto lucido di @Vanda Lops.

    Io sono ateo e per me l'opzione del miracolo quindi non esiste. Esiste una realtà frutto dell'operato scellerato delle élites europee – le élites europee sono il problema, non i popoli e tantomeno i populisti- degli ultimi 30 anni. Una realtà in cui non vi sono soluzioni facili e indolori. Come é stato fatto notare ogni speranza di rimediare ai disastri degli ultimi 20 anni riformando l'UE e rilanciandola come progretto democratico volto a garantire la pace e la prosperità del continente é ormai morta e sepolta.

    Uscire da questa Europa sarebbe un disastro economico e politico immane ma restare significa l'asservimento a un monstrum ultra-liberale dominato per di più in larga misura dai tedeschi… é la morte.

    Temo sempre più che, comunque vada, i primi a soffrire negli anni a venire siano LGBTQI e donne tanto più che si va profilando in varii paesi un divorzio tra le comunità LGBTQI e la cosiddetta "sinistra". Una "sinistra" che é sempre più il lato della religione (in particolare – lo dico senza spirito di polemica- dell'islam ma non solo, nel caso Italiano per esempio lo é del cattolicesimo) il che inevitabilmente porterà a una separazione -come già é avvenuto per moltissimi atei, laici, ebrei e per le classi popolari- tra pezzi importanti delle comunità LGBT e quel campo politico.

    é un fenomeno chiaramente all'opera in UK e in Francia, per esempio.

    Io vi associo il fiorire di nuove discorsi in cui l'omosessuale é presentato in termini negativi (razzista, islamofobo etc…) "omonazionalista" (niente meno!) e pinkwasher

    Senza parlare della riattualizzazione di vecchie narrative di sinistra che parevano sparite nel dimenticatoio sull'omosessualità vista come parte del progetto capitalistico

    Per quelli come me Tira davvero una brutta aria

    Ogni bene

  • Vanda Lops ha detto:

    Il progetto idealistico di un continente di pace e prosperità condivisa non è mai esistito. Il progetto dell'Europa, o meglio dell'euro, è sempre stato di compressione salariale, da attuare con riforme per il progressivo smantellamento dei diritti, anche sindacali, dei lavoratori e grazie ad elevati tassi di disoccupazione, e la compressione della democrazia, con la cessione di sovranità da parte degli stati nazionali (con governi e parlamenti democraticamente eletti) a favore di istituzioni governate da lobbies finanziarie. I diritti civili solo qualcosa da dare in pasto ad ingenui europeisti di sinistra. Il progetto dell'Europa, dunque, è perfettamente riuscito. Che la soluzione possa essere la stessa Europa è…cosa? il miracolo del quale parli? Ma dopo l'esito dell'" Altra Europa con Tsipras" cosa ci vuole per convincerti che un'altra Europa – semplicemente – non esiste?

  • Danilo Crescini ha detto:

    Assolutamente in disaccordo. Nonostante le varie crisi che hanno colpito dal 2007 nazioni "deboli" dell'UE e dell'Eurozona, come Spagna, Portogallo e Irlanda negli ultimi anni, non mi sembra che civicamente ci sia stato un arretramento dei diritti per le persone LGBT, anzi. Il fatto è che mentre in Europa la questione LGBT si da praticamente per RISOLTA e FINITA (un pò TUTTE le Nazioni hanno ormai una forma di riconoscimento sociale per le coppie LGBT), la solita Italia -con la solita notissima associazione LGBT- ha ben pensato per anni di autoprimuoversi solo a fini politici, non civici. Ora, se l'Europa si sgretolerà su stessa, noi diverremo l'unico paese a non avere uno straccio di diritto in materia. E tutto questo non certo a causa della miiopia dei buriocrati dell'UE, ma della connivenza del movimento -se così si può definire- LGBT italiano con marcate politiche antigay e filopapiste, dove gli unici risultati raccolti in anni sono comparsate televisive.

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Mentre la questione era "risolta e finita", alcuni stati membri hanno approvato leggi contro le unioni omosessuali, fino a modificare la propria costituzione, e discusso leggi contro la fantomatica "propaganda gay", anche se sembra che pochi se ne siano accorti. Il che non è "colpa dell'Europa" (non l’ho detto affatto), ma dimostra quanto la difesa dei diritti sia diventata marginale per l'Europa (è un po' lo stesso discorso per cui il "ce lo chiede l'Europa" vale per i tagli allo stato sociale, non per il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso). Detto questo, se prendiamo l’Europa nel suo complesso, senza dubbio i passi avanti sono stati più dei passi indietro (finora?). Ben più drammatica è la situazione dei diritti di rom e migranti, per i quali le politiche dei paesi europei sono ormai aberranti – e qui sì che possiamo parlare di colpe gravissime.
      La tesi secondo cui l’arretratezza italiana sarebbe tutta colpa di Arcigay (diciamo chiaramente quello che pensiamo, inutile gettare il sasso e nascondere la mano, no?) la trovo di un semplicismo disarmante: condivido alcune critiche all’associazione, ma mi pare che certa voglia di attribuirle ogni male possibile dimostri più un fallimento di chi la critica che un fallimento di Arcigay.

    • eitanyao ha detto:

      Sul "movimento": Bravo @Danilo Crescini. Concordo in pieno.

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