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No, il tema del pinkwashing (l’uso strumentale del rispetto dei diritti della minoranza omo-transessuale per dare una pennellata rosa di democrazia e tolleranza a governi intolleranti e antidemocratici) non è un tema né “settoriale” né di secondo piano. Come dimostra la polemica esplosa dopo il recente articolo del New York Times (leggi), il tema affronta alcuni nodi di estremo interesse per chiunque, al di là del proprio orientamento sessuale, si interessi al tema della difesa dei diritti umani, in particolare nel complesso contesto mediorientale (perché, ben prima e ben al di là dell’articolo del NYT, è Israele il principale accusato di praticare questa politica di illusione e di oppressione).

Nel dibattito internazionale un episodio forse minore, ma certamente molto significativo, non ha destato l’interesse che avrebbe dovuto. Parliamo del viaggio, “apolitico” e “finanziariamente ed ideologicamente indipendente“, organizzato in Terra Santa da tre associazioni LGBTQ* francesi, tra cui la musulmana HM2F, per il dialogo interreligioso e per la solidarietà alle comunità queer locali (leggi). Quel viaggio ha suscitato polemiche molto aspre, con accuse reciproche e gravissime (dal razzismo all’antiebraismo, dal nazionalismo al fascismo…), dopo che Pinkwatching Israel e AlQaws, una delle principali organizzazioni queer palestinesi, hanno lanciato un appello, sottoscritto poi da numerose associazioni LGBTQ* arabe e musulmane, contro questo viaggio, descritto come un contributo alla politica di pinkwashing di Israele, dal momento che si sarebbe ignorato il contesto di guerra, oppressione e occupazione nei territori palestinesi (leggi).

Il grande colibrì ha subito raccontato sia il viaggio (leggi) sia le polemiche successive (leggi), ma ci è subito sembrato opportuno approfondire ulteriormente, perché questi eventi non solo stanno determinando una spaccatura clamorosa all’interno della comunità LGBTQ* araba e musulmana, ma anche perché sono eventi che svelano con chiarezza alcune problematiche comuni a chi voglia attivarsi per i diritti umani – di gay, lesbiche e transgender, ma non solo – in Israele e Palestina, ma non solo. Per questo abbiamo subito proposto un’intervista ai direttori di Pinkwatching Israel e di AlQaws, i quali ce l’hanno promessa, per poi rimandarne, di giorno in giorno, la data…

Il confronto che avrete modo di leggere qui sotto è comunque molto significativo, dal momento che abbiamo intervistato l’organizzatore del viaggio, Ludovic Lotfi Mohamed Zahed, fondatore e portavoce dell’associazione LGBTQ* musulmana francese HM2F (“l’unica associazione, totalmente apolitica, di musulmani omosessuali per la diversità dei generi e degli orientamenti sessuali, all’interno di un Islam francese davvero inclusivo e per una rappresentazione della laicità davvero rispettosa di ogni credo“), e Tawseef Khan e Royston Ford, rispettivamente presidente e segretario di Imaan, l’associazione “essenzialmente non politica” dei musulmani queer del Regno Unito che è stata una delle principali aderenti all’appello contro questo stesso viaggio.

Il viaggio in sé, va detto subito, “è andato benissimo“, come racconta Zahed. Si sono alternati momenti di condivisione (come la visita allo Yad Vashem, il memoriale dei morti della Shoa), di fede (come l’Id al-‘Adha, la festa del sacrificio, celebrata nella moschea dalla cupola dorata) e di incontro con le comunità locali: “Abbiamo dato la parola agli arabi LGBTQ* di Palestina e d’Israele, incontrando molte associazioni, senza pregiudizi ideologici o razzisti, in totale libertà“.

Ma come ha fatto – si chiedono da Imaan – HM2F, nell’organizzare il viaggio, a ignorare il fatto che “Israele utilizza molte tattiche per presentarsi come uno ‘Stato normale’, cercando di partecipare alla vita culturale, sportiva, musicale e politica internazionale e di far passare alcune politiche tolleranti come la prova di una tolleranza generale che non c’è“? Come ha fatto a non condannare esplicitamente l’occupazione illegale della Palestina? Altro che viaggio apolitico, accusa Khan: “I diritti umani sono politici, i diritti LGBT sono politici. Non puoi promuovere un diritto limitandone o omettendone un altro. Il viaggio è stato assolutamente politico, dal momento che hanno attivamente negato la politica di apartheid e occupazione“, incontrando anche un membro della Knesset e un politico locale israeliano.

Le affermazioni di principio che hanno spinto Imaan ad aderire all’appello sono più che sensate: “La visita in Medio Oriente dei gruppi francesi si è basata sull’esplicita convinzione che la lotta per i diritti omosessuali sia più importante di qualsiasi altra cosa e che quindi non possa essere ristretta o limitata da altre considerazioni, come il diritto dei palestinesi alla vita, alla famiglia, all’autodeterminazione, tanto per citare tre diritti di cui Israele li priva“. Tuttavia i toni dell’appello, a me personalmente, sembrano eccessivi: la condanna pronunciata da Pinkwatching Israel e AlQaws, dai toni durissimi, è senza appello e non prende in nessuna considerazione la possibilità che HM2F abbia agito in buona fede. Non è allora un caso se altre realtà musulmane, come SaphirNews, abbiano appoggiato entusiasticamente il viaggio (leggi).

La prospettiva adottata da HM2F e Imaan è così differente da rendere assai arduo un accordo. Gli inglesi, richiamandosi alla “solidarietà in quanto membri del concetto transnazionale di Ummah, della comunità dei musulmani“, considerano un dovere l’adesione alla campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) che vieta “ogni attività, dialogo o scambio che abbia qualsiasi connessione con lo Stato di Israele” come forma di pressione contro l’apartheid. I francesi, invece, evitano scrupolosamente ogni presa di posizione: “Riteniamo che ci sarebbe molto da dire sulla questione dell’identità araba e della geopolitica del mondo arabo-musulmano, ma questo non è affatto il nostro tema di riflessione principale“. E’ un dialogo tra sordi.

Di più: Zahed sospetta addirittura un complotto: “Con l’appello, AlQaws ha tentato di boicottare la conferenza CALEM [per approfondire: Il grande colibrì; NdR], dal momento che loro fanno parte di una confederazione di associazioni arabe che rifiutano di parlare di Islam. E possiamo capirli: sono traumatizzati dal dogmatismo islamico presente nel loro paese“. AlQaws, invece, accusa HM2F di non aver cercato il dialogo con le realtà palestinesi, se non poco prima di partire. Circostanza smentita con decisione da Zahed: “Ma questo viaggio è stato annunciato da circa un anno sul sito Internet della nostra associazione! E comunque abbiamo incontrato molte associazioni israeliane e palestinesi e solamente AlQaws ha annullato il nostro appuntamento pochi giorni prima del nostro arrivo“.

Insomma, le critiche si fanno sempre più pesanti, si ingigantiscono, diventano sproporzionate. HM2F, tacciata di essere al servizio dell’occupazione israeliana, ribatte con parole di fuoco: “E’ grave avanzare accuse di questo tipo, strumentalizzando a fini politici il dolore e la guerra“. Ognuno si becca la sua accusa: anti-palestinesi gli uni per aver organizzato un viaggio in Israele, anti-ebraici gli altri per opporvisi. Khan e Ford comunque precisano: “Ci opponiamo alle politiche dello stato di Israele, non al popolo ebraico! Un’azione, come questa visita, che coinvolge lo stato di Israele non è anti-araba, ma, con colpa o dolo, aiuta Israele a dipingersi come uno stato ‘normale’ e ‘accettabile’, negando gli abusi evidenti dei diritti e le politiche discriminatorie che porta avanti contro i palestinesi“.

La denuncia dei diritti violati, anche quando non c’è connessione con la sessualità degli oppressi, è un punto sul quale mi sono già schierato senza esitazioni (ad esempio: Il grande colibrì). Ma questo non può significare rinunciare a chiedere pari diritti anche per gay, lesbiche e transgender. Lanciamo una provocazione a Ford: esiste anche un pinkwashing pro-palestinese, dal momento che molti media del mondo arabo e della sinistra occidentale evitano di parlare delle violazioni dei diritti LGBTQ* in Palestina? “La vita non è perfetta per i palestinesi queer – risponde il segretario di Imaan – ma i loro gruppi, come AlQaws, affermano che i diritti LGBTQ* in Palestina sono rispettati e che la situazione sta migliorando“. Visione decisamente troppo rosea…

Ford però aggiunge parole indiscutibilmente vere: “Se chiedi a un queer palestinese in Cisgiordania quali siano i suoi principali problemi, ti parla dell’occupazione e di tutto quanto ne consegue: niente Stato di diritto, niente libertà di movimento, niente lavoro, niente casa, poca acqua, poca elettricità, pochi servizi igienici, il rischio costante di essere uccisi o feriti dalle forze armate israeliane…“. Sul punto, in fondo, concorda anche Zahed: “Molti palestinesi ci hanno parlato dell’occupazione israeliana e del loro sogno di una Palestina indipendente: solo uno Stato indipendente permetterà loro di difendere i loro diritti umani. Ci hanno detto che credono che oggi, se dovessero sollevare la questione dei diritti LGBTQ*, non verrebbero ascoltati per colpa della guerra“.

E’ proprio di fronte a queste condizioni disumane che occorrerebbe superare i contrasti, ritrovare un’unità di intenti e di azione tra le associazioni queer musulmane che oggi sembra impossibile. Khan è molto duro: “Ci vergogniamo del fatto che delle persone LGBTQ* e oltretutto musulmane abbiano posto i propri obiettivi davanti al bisogno ben più importante e urgente di assicurare i diritti umani basilari al popolo palestinese oppresso“. Zahed rilancia: “L’accusa è stata portata avanti per fini squallidamente politici: è una triste storia di concorrenza tra network che non riescono a lavorare insieme. Sarà difficile riprendere il dialogo, soprattutto perché alcuni tra noi interiorizzano le norme del peggiore estremismo politico presente tra gli arabi e/o i musulmani“.

La speranza, comunque, è l’ultima a morire. Uno spiraglio rimane aperto e si dovrà cercare di evitare che si chiuda e, anzi, di allargarlo fino a trasformarlo in un varco. Khan dice che si è trattato di “un errore isolato compiuto da persone fuorviate, ma probabilmente ben intenzionate” – e la sentenza è pesante, ma finalmente qualcuno ipotizza la buona fede altrui… Zahed si mostra più propositivo: “Dobbiamo lavorare tutti insieme, in un modo o nell’altro, concentrandoci non sulle differenze, che sono superabili, ma su quello che ci unisce. Non abbiamo altra scelta. Non bisogna perdere la speranza, bisogna continuare a dialogare“.

Ben più rosee prospettive ha il dialogo tra le fedi, con l’evidente impegno di HM2F e le rassicurazioni di Ford: “Imaan appoggia con forza il dialogo e la cooperazione tra tutte le religioni e lavora costantemente fianco a fianco con i gruppi ebraici e cristiani nel Regno Unito e non solo. Il dialogo tra le fedi c’è già e deve continuare, indipendentemente da quello che succede in Palestina“. Chissà che non siano proprio i gruppi di altre fedi – o nascenti progetti sull’Islam come MOI – ad aiutare le associazioni LGBTQ* musulmane a sostituire allo scontro fratricida un vivace confronto…

 

Pier
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6 Comments

  • Il Grande Colibrì ha detto:

    Non capisco invece l'accusa di benealtrismo mossa da Marco Volante: non mi sembra che nessuno, né HM2F né i suoi critici, abbiano mai affermato o pensato che non valga la pena di combattere per i diritti LGBTQ* perché ci sarebbero problemi ben più gravi (l'accusa è evidentemente smentita dal fatto che tutte le associazioni coinvolte nella polemica sono attive proprio nella difesa dei diritti LGBTQ*). Temo che Marco Volante abbia letto molto superficialmente l'articolo (il punto della questione è sulla "scindibilità" dei diritti LGBTQ* dagli altri diritti umani, non sull'esclusione dei primi a favore dei secondi) e che abbia analizzato il progetto MOI Musulmani Omosessuali in Italia con altrettanta superficialità: abbiamo ribadito più e più volte, fino a sfiorare la ridondanza, che riteniamo che nessuna visione religiosa (islamica, cristiana, ebraica o buddista; fondamentalista, progressista, integralista o liberale che sia) dovrebbe guidare la politica o la società. Capisco che lui sia abituato alle ingerenze del Vaticano, ma sarebbe più corretto evitare riflessi pavloniani nel giudicare la realtà…

    Infine termino con l'(ahimé) anonimo commentatore. Mi soffermo su tre punti.
    1) L'accusa di faziosità: prendo nota che per il signor X (o la signora X?) il discorso è fazioso. Ma il signor X (o la signora X?) mi scuserà se al commento di una persona anonima preferisco le valutazioni molto positive arrivate direttamente da entrambe le "fazioni" contrapposte nella polemica sopra illustrata. Tanto è vero che l'articolo (l'unico, a quanto ne so, che abbia dato conto di entrambe le posizioni, dando voce a tutti) sta circolando in mezzo mondo (Google Translate santo subito).
    2) Il discorso sui pinguini: sintetizzando, per lui (lei?) se difendo i pinguini dall'inquinamento me ne dovrei fregare se si estinguono per mancanza di pesce (sic!), altrimenti dovrei occuparmi della vita dei pinguini (ma guarda te: scoprire l'acqua calda al Polo Sud!). Credo che l'esempio sia un incredibile boomerang: dimostra l'insensatezza del difendere una persona solo da una minaccia (l'inquinamento tanto quanto l'omofobia) e dimostra, invece, l'importanza di avere una visione globale della persona.
    3) La masturbazione cerebrale: il signor X (o signora X?) bacchetta tutti perché farebbero le maestrine con facili proclami vivendo comodamente in Europa. Probabilmente lui (lei?) vive in qualche situazione disagiatissima in qualche disagiatissimo e lontanissimo paese, ma dimentica un dato importante: HM2F ha il merito di essere andata a fare qualcosa sul campo, ma proprio sul quel campo (e non nella comoda Europa) operano tutti i giorni i primi promotori dell'appello…

    Insomma, la riflessione andrebbe ampliata e approfondita, perché le domande aperte sono certamente più delle risposte. A meno di non voler essere semplicistici o dogmatici.

  • Il Grande Colibrì ha detto:

    Ho aspettato qualche giorno prima di rispondere ai commenti per lasciare sedimentare una discussione sull'articolo che so essere stata molto intensa su Facebook e anche tra le associazioni coinvolte (e purtroppo molto meno intensa qui).

    Matteo utilizza un'espressione molto precisa ("politica religiosa") e un invito molto importante (quello di dirigere la nostra attenzione verso chi permette l'esistenza di stati non democratici). Rimando all'articolo "Islam e islamismo, non è lo stesso".

    Condivido con marco maroc ilmosba la visione globale dei diritti umani (che senso ha difendere i diritti di una persona in quanto omosessuale se al tempo stesso non vengono rispettati i diritti di quella stessa persona in quanto, ad esempio, palestinese, donna, disabile, giovane, induista, ecc…?). Rimango però perplesso, ma senza risposte risolutive, di fronte alla sua constatazione che quanto da lui proposto "non sarebbe potuto succedere", perché allora si ripropone il dilemma: che fare di fronte a situazioni che appaiono irrisolvibili o molto difficili da risolvere? HM2F ha avuto il coraggio di provare a fare qualcosa, forse sbagliando (o forse no), mentre i critici forse avevano ragione (o forse no), ma non hanno proposto alternative…

  • Anonimo ha detto:

    Il discorso è molto politico.E fazioso.
    Se mi occupo della difesa dei piguini dall'inquinamento in Groenlandia, devo criticare anche combattere i cacciatori di pesce che eliminano il cibo dei pinguini ? Ovvio cge il discorso è correlato, ovvio che se i pinguini non mangiano muoiono. Però allora mi occupo della vita dei piguini.
    Scusate forse l'ho fatta lunga però il credere di risolvere l'intera questione israelo palestinese è una vera masturbazione celebrale di chi vive comodamente in Europa al sicuro da soprusi di occupazione e dagli attentati.
    Bisogna iniziare da quei posti e non da proclami facili quanto inutili. Quindi ben vengano iniziative di dialogo in Israele, in Palestina ecc. ma si parte da lì. Dobbiamo smetterla di fare le maestrine che danno i compiti da fare a casa agli alunni.
    Siamo tutti noi alunni e la pace inizia con un impegno concreto di dialogo.

  • Marco Volante ha detto:

    il benaltrismo è una malattia come l'omofobia, permette che i diritti di alcuni siano conculcati con la scusa "che i problemi sono ben altri e ben più gravi".
    chi accetta che i diritti di alcuni siano "accantonati" agisce esattamente come chi li vuole abrogati
    chi lotta per i propri diritti invece lotta ogni giorno per i diritti di tutti
    a pier mi sento di suggerire di non illudersi sull'effetto pedagogico dei gruppi gay religiosi, i quali, per loro statuto hanno come obiettivo l'intima conciliazione delle due istanze e non certo il cambiamento sociale

  • marco maroc ilmosba ha detto:

    Ho appena letto l'articolo. Può sembrare assurdo in una situazione come quella, schierarsi, ma io sento di dovermi schierare a favore di Al Qaws, perchè non si può fare una valutazione ed un'iniziativa afavore di "alcuni" diritti, facendo finta o non valutando che esistono "altri" diritti ben più pressanti e fondamentali. Prima di essere gay sono un uomo e se devo fare una valutazione riguardo al fatto di far crescere bene il mio orticello o dare acqua ad un intero prato non mio ma anche mio, beh allora scelgo di dare l'acqua al prato dove tutti possano godersi il sole. la questione è che i diritti lgbt sono fondamentali, ma sono ancora più fondamentali i diritti umani. Mi sarebbe piaciuto che le associazioni francesi, avessero fatto il viaggio in palestina e da li, avessero chiesto alle associazioni israeliane di entrare nei territori occupati e chiedere unitamente a gran voce, il rispetto dei diritti umani ad israele e dei diritti lgbt alle fazioni estremiste di palestina. Questo non sarebbe potuto succedere perchè israele non avrebbe permesso un'iniziativa politica così forte, come non ha permesso l'accesso a freedom flotilla e come non ha battuto ciglia sulla morte di vittorio arrigoni.Non posso accettare discorsi del tipo "questa non era un'iniziatva politica" o altro: dove non c'è libertà c'è sembre bisogno di iniziative a suo favore; la superficialità nelle valutazioni spesso è peggiore di iniziative politiche di parte.

  • matteo ha detto:

    io ci capisco poco però il problema delle minoranze omosessuali in paesi poco evoluti democraticamente è molto più complesso io credo che laggiù mai lasceranno andare alla libera sessualità…anche perché la politica religiosa lo impedisce, io credo che l'evoluzione di un nuovo pensiero credibile e concreto debba ancora arrivare, ci stiamo muovendo a rilento e anche pigramente dire,i ma i nostri passi sono rivolte verso l'obbiettivo sbagliato si dovrebbe dirigere la nostra attenzione verso il vero problema, nn verso la politica religiosa di quegli stato, ma verso chi permette l'esistenza di essi. per dare voce hai diritti di tutti nn dobbiamo puntare sulle diverse categorie e minoranze ma verso la laicità di ogni signgolo caccoloso stato esistente su questo pianeta. uomini al potere uomini che rappresentano il popolo nn uomiuni religiosi che danno man forte alle entrate nelle loro tasche.

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