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Il minimalista: “E’ semplicemente una puttana”. Il diplomatico: “Grandissima p…”. Il raffinato: “Gran troia”. Il cosmopolita: “Una troia normale, insieme a tutte quelle che invadono l’Europa”. Il femminista: “Sembra un uomo!”. E poi F.P.: “A me sembra un brutto travestito”. Scusa, ma sembrare un travestito dovrebbe essere un’offesa? “Un brutto travestito non è un brutto transessuale, è solo un uomo che veste da donna e sta male”. La differenza tra un travestito e una transessuale la so. Per questo rispetto tutt’e due… “Non hai ancora visto i travestiti della mia città con pizzetto, peli sul petto e gambe, in minigonna, top e calze a rete”. Anche in questo modo i gay italiani sui social network hanno risposto per le rime alle dichiarazioni omofobiche (poi invano smentite) dell’atleta Yelena Isinbayeva, che si è dichiarata a favore delle leggi che in Russia perseguitano gli omosessuali [Il Grande Colibrì].

Il paradosso di usare epiteti sessisti, razzisti e transfobici per insultare un’omofoba non viene colto, anzi viene bollato come moralismo. Peggio riesce a fare solo Gianluigi Piras, dirigente dimissionario del PD sardo, che si appella proprio al paradosso per giustificare [Facebook] una sua incredibile frase: “Isinbayeva, per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza. Poi magari domani ci ripenso. Magari mi fraintendono”. Le dita sulla tastiera corrono più veloci dei neuroni – e non è colpa solamente del solleone…  Lo scopo è sempre quello di manifestare nel modo più eclatante, rumoroso e aggressivo la propria indignazione, sentimento che oggi è osannato come massima espressione di impegno politico e che ha l’indubbia comodità di richiedere il minimo impiego del cervello, del cuore e delle mani.

Succede così che, mentre le bacheche sul web si riempiono di insulti e maledizioni contro Putin e Isinbayeva, i sit-in di protesta vengano ignorati e la raccolta fondi per aiutare le organizzazioni russe [Il Grande Colibrì] arranchi nell’indifferenza generale (non si è ancora raggiunta la quota di mille euro). In questi atteggiamenti la comunità LGBT, sottolineano in molti, non è diversa dal resto della società, ma non si capisce perché questa considerazione debba precludere un’autocritica collettiva. A partire da chi scrive e informa attraverso media grandi e piccoli, dai principali portali LGBT fino ai blog.

Uno dei più seguiti siti gay italiani pochi giorni fa ha pubblicato il video di un adolescente umiliato da giovani dell’estrema destra senza oscurare il volto della vittima, nonostante precise indicazioni da parte degli attivisti russi e un’esplicita campagna del nostro sito [Il Grande Colibrì], nonostante alcuni ragazzi si siano suicidati anche per la poca delicatezza dimostrata dai media internazionali. “Le persone devono chiudere il video con l’amaro in bocca e il vuoto nelle budella” si è giustificato il giornalista che firmava il pezzo. Si punta tutto sull’indignazione, niente sulla riflessione. E gli effetti si sono visti: l’indignazione si è spostata dalle violenze neo-naziste alle colpe del quindicenne “marchettaro”, alla vergogna di un ragazzino “pronto a dare il culo per comprarsi un pc”. Tutto finisce per confondersi, per avere lo stesso peso.

Nell’indignazione che ribolle all’interno del nostro branco, non solo tutti gli uomini nemici sono da ammazzare (“Una birra a chi spara in bocca a Giovanardi e una pizza a chi stermina la sua famiglia”, “Io gli infilirei un palo in bocca fino a farlo morire affogato”) e tutte le donne nemiche sono puttane, ma ci sono anche i travestiti da insultare – nel pieno rispetto delle persone transessuali, però! – e i ragazzini da umiliare e biasimare – con la pura intenzione di fare il loro bene, ovviamente! -, ci sono gli insulti misogini e le invettive razziste. Ci sono, in poche parole, processi mentali e pregiudizi che condividiamo, seppure con intensità inferiore e con modi solo parzialmente differenti, con tutti gli intolleranti del mondo. Anche con i neo-nazisti russi. Va davvero bene così?

 

Pier
©2013 Il Grande Colibrì

7 Comments

  • Anonimo ha detto:

    Mi sembra che il problema sia molto a monte, e che esso risalga ad una mancata presa di coscienza del proprio stare con tutti e due i piedi dentro la cultura patriarcale, o in qualsiasi modo vogliate chiamarla: maschilista, maschiocentrica, maschiocratica. C'è stato un tempo, molto tempo fa, in cui gli omosessuali avevano incominciato a riflettere su di essa, e sul loro appartenervi, nonostante la loro apparente contrapposizione: era l'epoca di vitalità e visibilità del movimento delle donne. Poi tutto si è richiuso, e quegli spiragli di consapevolezza hanno continuato ad operare nella vita di piccoli gruppi di uomini consapevoli, che si sono pure ampliati e sviluppati, ma la cui esistenza e produzione di pensiero ha lasciato fuori la gran parte degli uomini, compresi gli omosessuali. E dato che un discorso parallelo si può fare per le donne, non c'è da stare allegre/i.
    Grazie comunque all'autore,
    pm

  • Anonimo ha detto:

    Yelena Isinbayeva mi fa un sesso esagerato. A parte questo penso che i gay abbiano il diritto di vivere la loro vita in pace e senza discriminazioni di alcun genere e il dovere di non imporre l'accettazione dell'omosessualità a chi non la vuole accettare. Il mondo dovrebbe essere un posto libero per tutti, omosessuali ed eterosessuali. Magari iniziare a parlare delle cose con meno perbenismo e più fatti sarebbe già un passo avanti. E le lotte politiche per accaparrarsi i voti dei gay la trovo una cosa di uno squallore esagerato.

  • marco ha detto:

    da minimalista, e credo di averlo specificato,utilizzare il "semplicemente una puttana" era il modo più conciso per evidenziare una condizione non peculiare delle donne ma di chiunque è disposto a vendersi pur di compiacere ai potenti. Non voglio minimamente equipararmi a dei grandi che hanno usato gli stessi epiteti per altre situazioni, ma la dinamica è quella; il resto ( gambe di merda, aste non flessibili etc) era semplicemente cabaret che chi mi conosce, sa che uso in tutte le mie dissertazioni: sempre fra il serio e il faceto, perchè così va la vita. Non intendo giustificarmi e sono certo di non essere stato frainteso anche perchè ho scritto che è semplicemente una puttana e ne sono convinto ( il fatto che poi si sia ripresentata a dire che è stata fraintesa ne è un'ulteriore prova)Non mi importa se vengo preso per sessista, se qualcuno mi attacca con l'enola gay, non posso certo utilizzare lo stuzzicadenti per difendermi:Lei, come simbolo di una nazione, sotto i riflettori di tutto il mondo, poteva soppesare meglio ciò che stava dicendo. Per le amiche, compagne, donne che se la sono presa per il mio epitetarla in quel modo, beh pazienza ragazze, credo che le cose importanti siano altre, il sessismo se lo merita chi gestisce la propria vita all'interno di quelle dinamiche, non posso avere pietà ( e non sono sessista) per un'idiota che osa farneticare in quel modo. Se vi sentite offese come donne , prendetevela con lei, non con me che non sono abituato a valutare le cose in base al sesso del mio interlocutore, ma solo in base a quanto, nella mia scala di valori…vale!"

    • Michele Benini ha detto:

      Il termine puttana è sessista semplicemente perché a nessuno viene in mente di dire che un uomo è un prostituto mentre per una donna il primo insulto è questo. Naturalmente neanche l'esponente Pd sardo voleva che l'atleta venisse stuprata, l'ha detto solo per folclore…
      Non è che dovremmo stare più attenti alle parole che usiamo?

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Marco, ho raccolto vari commenti e ne ho pubblicato alcuni, non ricordo chi li ha scritti (a parte uno) e neppure mi interessa molto. Insomma, non so proprio chi tu sia e anche per questo eviterò polemiche personali, che avrei comunque evitato in ogni caso. Mi chiedo però perché, per spiegare di non avere intenzione di giustificarsi, si debba scrivere un così lungo commento di giustificazioni. Forse, e per fortuna, non è così profonda la convinzione che non sia sessista dare ad una donna della puttana così, tanto per gradire…

    • Massy Biagio ha detto:

      Concordo, se a me stanno sul cazzo quelli con la barba ( è vero) perchè devo farmeli piacere per per forza?
      Poi è normale che se li picchio , li insulto, non li tratto come gli altri nel lavoro, debba essere processato e condannato, ma se mi stanno sulle palle, perchè dovrebbero piacermi per forza? Perchè non dovrei avere la libertà di esprimere la mia opinione ” quelli con la barba mi stanno sul cazzo”.
      Così come gli omofobi dovrebbero essere liberi di esprimere la loro opinione, nel pieno rispetto della diversità e nel pieno delle leggi esistenti.

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