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…dopo aver scovato, brancolando nel mio buio interiore, tra le mie certezze, uno scomodo interruttore

Cosa ci possono fare un’egiziana milanese sunnita e un bergamasco pachistano sciita insieme? Molto semplice: presentano il libro di Rania Ibrahim. Laureata in scienze politiche, mamma di quattro figli, giornalista e scrittrice per caso: non avrebbe mai immaginato di vedere il suo libro pubblicato, né tanto meno di ricevere un’attenzione così calorosa.

Il libro di Rania

“Islam in love” (Jouvence 2017, 406 pp.) è il racconto di un amore agli antipodi tra una ragazza musulmana velata di Dover e un giovane di estrema destra, due personaggi appositamente caricati di forti simboli culturali, che solo quando avranno la capacità di spogliarsi di quest’ultimi potranno dialogare, incontrarsi e innamorarsi.

Leila, la protagonista, ha un po’ di Rania e della sua esperienza di italiana proveniente dall’Egitto e un po’ di una diciottenne qualsiasi con le sue paure, le sue radici e la sua giovane vergogna. È una storia che profuma d’incontro, un bellissimo incontro fra culture, per quanto travagliato, scritto da chi questa fusione l’ha vissuta sulla propria pelle: “Non mi sento né carne né pesce, ma non bisogna per forza esserlo: si può essere anche altro, ci sono tante cose buone” dichiara Rania, descrivendo la condizione di chi, ben saldo alle proprie radici, si confronta con un’altra cultura, di chi non si vuole dare etichette, forse perché il mondo dopo l’11 settembre gliene ha già date abbastanza. Una condizione molto attuale, basta guardare quante ragazze immigrate di seconda generazione contattano l’autrice dopo la lettura del romanzo.

Il film di Wajahat

La domanda sorge spontanea: in tutto questo, qual’è il ruolo di Wajahat Abbas Kazmi? Il mezzo è diverso ma lo scopo è lo stesso: parlare di un incontro. “Allah Loves Equality” è la campagna che lui porta avanti insieme al Grande Colibrì per l’accettazione dell’omosessualità nel mondo musulmano, per sostenere e incoraggiare tanti giovani che non trovano il coraggio di esprimere liberamente il proprio essere. Il progetto si sta per trasformare anche in un documentario per dare voce alla comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali) pachistana, per il quale è in corso una raccolta fondi su Produzioni dal Basso.

Rania e Wajahat: un bel connubio, in una serata al Macondo Caffè di Bergamo (via Giovanni Battista Moroni) sorprendentemente vera e sincera.

Gloria
©2017 Il Grande Colibrì

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