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Oggi l’Assemblea nazionale, la camera bassa del parlamento francese, ha approvato la risoluzione non vincolante per riconoscere ufficialmente lo stato di Palestina: Parigi potrebbe presto unirsi alle altre 135 capitali (sulle 193 delle Nazioni Unite) che riconoscono la Palestina? Due anni fa, quando il 29 novembre 2012 l’Assemblea generale dell’ONU accolse la Palestina come “paese osservatore non membro” con 138 voti a favore, 9 contrari e 41 astensioni, molti lo giudicarono un passo frettoloso. Eppure il movimento per il riconoscimento della Palestina da allora non ha più rallentato. Anzi, a dargli una forte accelerazione negli ultimi mesi è stato proprio chi più si oppone a questa soluzione, cioè lo stato di Israele, con l’operazione Margine di protezione, che se forse ha ottenuto qualche risultato militare, sicuramente si sta rivelando sempre più un boomerang in politica internazionale.

Le immagini angoscianti delle stragi di bambini (ne sono stati uccisi più di 500) e delle devastazioni inferte a Gaza, le notizie del bombardamento di scuole gestite dalle Nazioni Unite o di ragazzini che giocavano a palla su una spiaggia, l’uso sproporzionato della forza (i morti tra i civili sono stati sei israeliani e quasi 1500 palestinesi) che ha sconvolto persino molti di quelli che ritenevano legittima la risposta armata israeliana, insieme allo sfrenato allargamento delle colonie, in costante e testarda violazione del diritto internazionale, hanno probabilmente allontanato ancora di più l’opinione pubblica mondiale da Israele: secondo un sondaggio globale di bbc.co.uk, Israele era già percepito come il quarto stato più pericoloso per la pace nel mondo, superato solo da Iran, Pakistan e Corea del Nord.

Tra le opinioni pubbliche più convinte dell’intollerabilità delle scelte operate dal governo israeliano ci sono quelle europee: il giudizio negativo arriva dal 61% degli spagnoli, dal 64% dei francesi, dal 67% dei tedeschi e dal 72% dei britannici. E questo si riflette sulle scelte politiche: recentemente, prima dei deputati francesi, sono stati i parlamentari del Regno Unito e i senatori dell’Irlanda a chiedere ai rispettivi governi di riconoscere la Palestina, passo ufficiale che è già stato intrapreso dalla Svezia il 30 ottobre. Anche Federica Mogherini, la nuova “ministra degli Esteri” dell’Unione Europea, ha dichiarato che spera di vedere la nascita dello stato palestinese prima della fine del suo mandato (ansa.it).

Ma non sono solo gli europei a essere sempre meno accondiscendenti nei confronti del governo israeliano: come si lamentava Yossi Shain su ynetnews.com, persino negli Stati Uniti e persino tra i repubblicani si sta rafforzando l’idea che le politiche israeliane siano pericolose e ingiustificabili e che, quindi, non possano più essere appoggiate.Anche la comunità ebraica USA non riserva solo buone notizie al governo israeliano: secondo un sondaggio commissionato dal gruppo liberal J Street (amazonaws.com), se l’80% si dichiara a favore dell’operazione Margine di protezione, Obama raccoglie molti più consensi rispetto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (nonostante li leghi una “relazione di odio-odio“, come titolava Haaretz a inizio mese) e soprattutto appena il 7% ritiene che quello di Israele sia un tema determinante per le proprie scelte di voto. Un dato non incoraggiante per il governo israeliano, soprattutto ora che vorrebbe trasformare con una legge di rango costituzionale la definizione di Israele da “stato ebraico e democratico” a “stato-nazione del popolo ebraico“.

Questa legge dimostra come Israele si stia chiudendo in un doppio isolamento, che rappresenta una doppia cattiva notizia per i laici e per tutte le minoranze, compresa quella LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) dentro e non solo dentro il paese. Dal punto di vista esterno, Israele è sempre più isolato rispetto ai paesi occidentali, che, come scrive Yossi Mekelberg, uno dei più importanti specialisti di relazioni internazionali e di Medio Oriente, su alarabiya.net, sono sempre più irritati dalle scelte irragionevoli del governo Netanyahu e dal suo totale rifiuto di qualsiasi critica. Questo isolamento sta spingendo Israele a rinsaldare sempre più i rapporti economici e politici con regimi poco democratici, a partire da due campioni dell’omofobia come la Russia e l’Uganda (ilgrandecolibri.com).

L’altra forma di isolamento è invece interna alla società israeliana ed è legata al rafforzamento costante dei conservatori religiosi: se il fronte laico è ancora forte e sta continuando ad accumulare vittorie anche nel riconoscimento dei diritti LGBT (ilgrandecolibri.com), il fossato che divide laici e religiosi si sta allargando e anche per i cittadini israeliani preoccupati dalle forze reazionarie è impossibile criticare la politica del governo senza essere tacciati di “antisemitismo“, “collaborazionismo“, “nazismo“, eccetera…

In particolare la proposta di trasformare lo “stato ebraico e democratico” in uno “stato-nazione del popolo ebraico” inquieta le minoranze etniche (arabi) e religiose (musulmani, cristiani, drusi) e aumenta i timori dei laici. Se secondo Netanyahu “si è creato un importante sbilanciamento tra dimensione ebraica e democrazia” e “tra diritti civili e diritti nazionali“, lo stesso presidente della repubblica Reuven Rivlin nota preoccupato come “questa proposta incoraggi a vedere una contraddizione tra il carattere ebraico dello stato e quello democratico” (i24news.tv). Il carattere laico dello stato è messo in pericolo anche dalla previsione, nella stessa proposta di legge, di utilizzare la legge religiosa tradizionale ebraica come fonte di interpretazione del diritto statale in caso di ambiguità.

D’altra parte, se l’abbandono dell’Europa da parte di molti ebrei ha destato giustamente grande attenzione, perché legata a manifestazioni di antisemitismo, secondo Naava Mashiah sarebbero sempre di più gli israeliani a cercare un secondo passaporto, pronti a lasciare il paese se il livello di sicurezza precipitasse ancora di più o se i conservatori aumentassero ulteriormente il proprio potere: “C’è vera inquietudine sul tipo di società in cui si sta trasformando Israele. Non c’è più libertà di parola, almeno per la coalizione di sinistra e per i giornalisti moderati. La sinistra non ha perso la sua voce: è stata calpestata, intimidita e ridotta al silenzio. La gente si chiede che tipo di società e quali valori lascerà ai propri figli e ai propri nipoti” (yourmiddleeast.com).

Questi timori sono condivisi da una parte importante del movimento LGBT (ilgrandecolibri.com). Se le conquiste della comunità sono state e continuano ad essere molte e costanti, tanto da rendere Israele un’eccezione assoluta in Medio Oriente e un paese che garantisce diritti a omosessuali e transessuali quasi quanto uno stato europeo medio, non sembra per nulla priva di fondamenti l’inquietudine per un futuro in cui il paese sembra destinato ad essere sempre più lontano dall’Occidente e sempre più diviso tra laici e conservatori religiosi.

I laici e le persone LGBT in Israele non hanno mai avuto così tanto bisogno di sostegno per difendere le conquiste ottenute finora. Ma potranno realisticamente riceverlo se, a loro volta, non sosterranno con decisione e determinazione i diritti delle minoranze etniche e religiose nel loro stato, se non si mobiliteranno per la difesa dei diritti dei palestinesi? Finché questo non avverrà in modo visibile, anche i traguardi positivi di Israele verranno sviliti o persino negati. E avrà invece gioco facile chi sosterrà che Israele sia sinonimo di privilegio e di oppressione. E chi assurdamente presenterà in Medio Oriente l’omosessualità e la laicità come strumenti di distruzione e di asservimento usati in coordinazione con le ruspe che sradicano gli ulivi dei contadini e con le bombe che uccidono i bambini.

 

Pier
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6 Comments

  • eitanyao ha detto:

    Salve @pier grazie per la risposta! perdonami ma, senza voler aprire un dibattito, riconfermo senza spirito polemico alcuno le mie osservazioni:

    ripeto l'invito a non confondere laici, sinistra con gli antisionisti e a non confondere la prevalenza -spiacevole a vivere- della destra (non solo in israele ma anche nella diaspora europea) con una "crisi" democratica in Medinat Israel.

    per il resto di Israeliani che studiano in germania ve ne sono molti… io ne conosco. ci sono borse di studio, ci sono accordi e scambi continui tra i due paesi da decenni.

    il PM ha forzato come tanti altri primi ministri di altri paesi prima di lui delle elezioni anticipate cosa normalissima in una democrazia parlamentaria. non vedo dove sia il problema! bibi non impone nulla. le elezioni sono libere e pluraliste. può darsi del resto che le perda se laici, sinistra e centro formano una coalizione mezzo-decente!

    Non vedo perché non si può lamentare il calo nella frequenza nelle sinagoghe comunque i media israeliani sono molto più occupati nel denunciare l'ondata senza fine di odio antisemita in Europa il cui ultimo episodio é l'orrore conosciuto oggi da Creteil…. nel condominio in cui un anziano ebreo era stato aggredito oggi nuova barbarie ….. una coppia sequestrata, picchiata e una ragazza stuprata perché il suo ragazzo é ebreo e " les juifs, ça a de l’argent".

    scappo.. Ogni bene e buona serata!

  • RagazzoGay83 ha detto:

    Hitler sosteneva che i "tre vizi" degli ebrei fossero democrazia, pacifismo e internazionalismo. Netanyahu cerca di smentire Hitler, ma non capisce che occorre smentire non quelle tre idee, ma il fatto che quelle tre idee siano vizi.

  • eitanyao ha detto:

    Premetto che non é mia intenzione iniziare un dibattito su Israele (e ancor meno polemizzare) ma debbo dire che il post mi ha lasciato un pò perplesso… Né il titolo né il contenuto corrispondono infatti, a mio avviso, alla realtà.

    Tutto il dibattito su Israele in particolare in Europa é per me surreale e anche per questo trovo inutile avventurarmici. solo qualche appunto veloce veloce quindi:

    1) Non vi sono indicazioni che la comunità LGBT e i Laici sono sotto attacco o minacciati del resto anche tu non trovi elementi a sostegno di questa tesi e se il titolo parla di un isolamento attuale il testo finisce per trasferirlo al futuro. La comunità LGBT israeliana (che per i gay palestinesi fa molto… invero sono gli Unici che fanno qualcosa) non ha bisogno del sostegno dell'europa soprattutto se tale sostegno é condizionato a richieste inaccettabili.

    2) Una cosa é la "sinistra" (laici, lgbt, femministe etc…) e un'altra gli anti-sionisti. Gli antisionisti di estrema-sinistra sono sempre più isolati (per fortuna!). i Laici no. c'é un clima di nazionalismo, la sinistra é in minoranza e il dibattito pubblico é dominato dalla destra cosa che personalmente non mi piace ma , ripeto, una cosa é la sinistra e un'altra gli antisionisti (Il governo é criticato dalla mattina alla sera, Ha'aretz blatera liberamente le sue "analisi" e btw Milioni di Israeliani hanno doppia cittadinanza, non hanno bisogno di "cercare" passaporti)

    Israele avrà elezioni anticipate a Marzo. I sondaggi danno vincente bibi e una coalizione di destra dura, vedremo che succederà.

    io ho due questioni fondamentali che mi preoccupano:
    1)i tunnel di hamas hanno spinto molti, me incluso, a ripensare la situazione. la soluzione dei due stati appare superata (in fin dei conti morì a camp david)e impraticabile.
    2) le minoranze. una delle mie giornaliste preferite é una bravissima giornalista Israeliana araba e musulmana che l'altro giorno in tv denunciava il clima dominante nel paese dicendosi esasperata (e ha la mia simpatia)….Fermo restando il carattere ebraico e democratico dello stato é evidente che la relazione con le minoranze andrebbe rivista

    chiudo ho scritto anche troppo!

    Ogni bene

    • RagazzoGay83 ha detto:

      È uno dei pochi articoli su Israele documentati in modo approfondito e trasparente.

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Eitanyao, mi sembra difficile negare che oggi il clima politico e mediatico in Israele sia molto teso e che laici e opposizione siano spesso attaccati con estrema virulenza. Quando dei ragazzi sono accusati, per esempio, di collaborazionismo con il nazismo perché decidono di andare a studiare a Berlino o quando un primo ministro caccia dei ministri non allineati e indice nuove elezioni per imporre la propria linea ben poco moderata, credo che la situazione non possa essere descritta in altri modi. Allo stesso modo mi pare poco laico, ad esempio, il fatto che molti media denuncino come apocalittico il calo costante di frequenze nelle sinagoghe europee. Le nuove proposte di Netanyahu e alleati, poi, sono un attacco al pluralismo che difficilmente potrebbe essere più esplicito.
      p.s.: sul ruolo della comunità LGBT a favore delle persone LGBT palestinesi abbiamo scritto più volte.

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