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Nel precedente articolo (per approfondire: Il grande colibrì) siamo giunti all’inizio della seconda metà del XIX secolo, periodo in cui vede la luce la teoria evoluzionistica di Darwin. Abbiamo visto anche come nell’opera “L’origine delle specie” ci siano già tutti gli elementi necessari per smentire razzismo e omofobia. I contemporanei di Darwin però non la pensavano così. Il darwinismo sociale influenzò molto anche le idee scientifiche.

Può sembrare paradossale, ma il cosiddetto darwinismo sociale (wiki) nasce prima della teoria di Darwin. La prima teorizzazione infatti compare nel trattato “Social statistic” di Herbert Spencer il quale applica alla società il concetto di lotta per la vita esposto da Malthus (wiki), quello stesso autore che ispirò Darwin. L’opera di Spencer è del 1851, otto anni prima de “L’origine delle specie”. Data però l’enorme risonanza che le teorie di Darwin ebbero, questa scuola sociologica prese il nome di darwinismo sociale e molti pensatori fecero riferimento ad essa per trarre ispirazione nel loro pensiero sociale e politico.

Le conseguenze del darwinismo sociale furono di grandissima portata e ne subiamo ancor oggi l’influenza. L’idea della lotta per la vita che porta alla selezione e al miglioramento trovò terreno fertile nel sistema capitalista europeo. Ricordiamo la centralità della concorrenza nel capitalismo e soprattutto nelle teorie economiche liberiste.

Il darwinismo sociale permetteva di dare una base scientifica, “naturale”, al capitalismo e al liberismo e fungeva benissimo da base etica all’azione economica giustificando spesso lo sfruttamento dei lavoratori e le politiche economiche a favore dei ricchi con la scusa della legge naturale. Il povero diventa in questo modo semplicemente “meno adatto” da un punto di vista evolutivo e il ricco non ha, di conseguenza, responsabilità morale nella condizione di miseria del povero stesso. Anzi, è moralmente ingiusto favorire i poveri, coloro che sono in una situazione di debolezza, perché si andrebbe ad interferire con la selezione naturale rischiando così di far degenerare (le teorie della degenerazione di Morel e di Gobineau tornano sempre; per approfondire: Il grande colibrì) la specie.

Il darwinismo sociale si sostituisce all’etica calvinista. Fin dal tempo della riforma protestante infatti il calvinismo aveva visto il successo economico come indice della grazia di Dio. Ma questa è senza dubbio una tesi molto meno forte della legge naturale in una società come quella del XIX secolo, razionalista e figlia dell’Illuminismo. Il darwinismo sociale, che si basava su teorie evoluzionistiche che solo un secolo prima sarebbero state bandite come eretiche e che era sicuro figlio della modernità, finisce per diventare lo strumento principale di conservazione del sistema delle disuguaglianze sociali che la rivoluzione francese aveva cercato di spazzar via.

Ma la diseguaglianza sociale non è l’unica conseguenza del darwinismo sociale. Ce ne sono di ben più atroci. Come abbiamo detto, esso influenzò anche il pensiero scientifico. In questo contesto nascono la frenologia (wiki), la fisiognomica e l’antropologia criminale (oggi conosciuta come criminologia) del Lombroso.

Cesare Lombroso (wiki) è famoso soprattutto per la sua opera “L’uomo delinquente” (prima edizione 1876) con cui prende l’avvio la criminologia. Per lo studioso il crimine ha origine psichiatrica, fisica, e l’unica soluzione utile è la cura. Egli sostiene inoltre che dalle caratteristiche fisiche dell’individuo possono essere dedotte le sue tendenze psichiche e patologiche, descrivendo accuratamente diverse tipologie di presunti criminali tramite misurazioni del cranio e altre caratteristiche fisiche. Credo sia facile immaginare come queste teorie fossero amate, mezzo secolo dopo, dal nascente partito nazista. Ironia della sorte: Lombroso era ebreo.

Vi cito anche altre opere di Cesare Lombroso, per farvi capire meglio il tipo di studi da lui intrapresi e la sua affidabilità scientifica: “La ruga del cretino e l’anomalia del cuoio capelluto”, “L’origine del bacio” e, soprattutto, “Perché i preti si vestono da donne”. Quest’ultima indica chiaramente la visione etnocentrica dello studioso. I preti non si vestono da donna. La tunica infatti, ritenuta “femminile” per i canoni occidentali del XIX secolo, non lo è per altre civiltà. Inoltre il vestiario dei preti ha avuto origine in un tempo in cui la tunica era la veste comune di tutti. Ma il Lombroso, come la gran parte degli scienziati dell’epoca, prende come modello di “sanità” mentale la sua società e ritiene ciò che è diverso da essa “malato”.

Lo stesso concetto di crimine come malattia è assurdo appena si apre un po’ la visuale. Per poter sostenere questa tesi infatti bisogna anche definire in modo oggettivo il crimine stesso. Basta poco per accorgersi che ciò che da noi è ritenuto crimine può non esserlo altrove o in altri tempi. È chiaro però che da un punto di vista naturalistico ciò non è sostenibile. Una malattia è tale indipendentemente dall’etnia del malato o dalla sua cultura. La malattia mentale sfugge a una tale definizione essendo la mente umana influenzata dalla cultura e dalla società, ma di sicuro non si può ritenere ogni comportamento criticabile eticamente come malattia!

In principio le teorie del Lombroso non furono molto considerate. La società continuava a giudicare i criminali semplicemente come colpevoli e non come malati. Nonostante ciò la sua fama crebbe e la scienza, influenzata senza dubbio da un ambiente politico razzista, prese le teorie di Lombroso per buone. Furono molte le persone finite in manicomio (che ai tempi era peggio del carcere) per piccoli reati dettati spesso dalla miseria e dalla fame o anche solo per atti considerati moralmente riprovevoli. Questa tendenza continuò a lungo. Ricordo la storia di una donna che, a metà del secolo XX, fu messa in manicomio perché scoperta a letto con due uomini contemporaneamente. Un comportamento non consono per la morale fu spacciato per malattia mentale e la signora si fece trent’anni di manicomio!

Ancora oggi c’è in parte la tendenza a vedere problematiche psichiatriche dietro i delitti. A volte può anche essere vero, ma spesso il delitto è espressione di un pensiero non malato, ma semplicemente violento. Il rischio oggi è quello della deresponsabilizzazione del colpevole. Ai tempi invece il rischio era quello di rinchiudere gente innocente che così veniva sottoposta a “cure” che oggi sarebbero chiamate torture, come la camicia di forza, la deprivazione sensoriale, le docce fredde e, in seguito, l’elettroshock.

Le idee di Lombroso però non generarono da sole le atrocità del razzismo della prima metà del XX secolo. A queste si aggiunsero, in una miscela esplosiva, le teorie di un altro studioso: Francis Galton.

Galton, cugino di Darwin, aveva però idee molto diverse da quelle del teorico dell’evoluzione. Se infatti Darwin smentisce il razzismo definendolo assurdo (a tal proposito scrisse nella sua opera “The discent of man”), Galton nel suo “Human facolty and its development” (1883) sostiene cose ben diverse. È proprio lui a teorizzare l’eugenetica (wiki), la pratica cioè di selezionare a priori gli individui migliori.

La cosa era già praticata da millenni nell’allevamento, ma dalla fine del XIX secolo diventa una teoria sociale, da applicare agli esseri umani. E se all’inizio si cerca di ottenere il risultato con l’emarginazione degli “inferiori” o il ricovero di questi in manicomio, nella prima metà del XX secolo si arriverà allo sterminio sistematico di tutti coloro che erano ritenuti inadatti come ebrei, neri, gitani, omosessuali, disabili…

Queste idee sono purtroppo assai diffuse ancora oggi, soprattutto nell’estrema destra, ma non solo. Anche il senso comune della gente accetta un certo razzismo e una certa omofobia e in tempi di crisi non è certo che idee estremiste in tal senso come quelle dei neonazisti non potrebbero trovare accoglienza (per approfondire: Il grande colibrì). Per questo ritengo necessario diffondere la conoscenza sull’origine di queste idee in modo da poterne smascherare la falsità.

Siamo giunti alla fine del XIX secolo, periodo fondamentale per comprendere quanto successo nel XX e quanto succede ancora oggi. Nel prossimo post analizzeremo la nascita delle teorie del peggior regime conosciuto: quello nazista. A presto!

 

Enrico
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Scienza, razzismo e omofobia: tutti gli articoli:

  1. Dalla nascita della scienza moderna all’Illumismo
  2. Le radici illumiste del razzismo e dell’omofobia
  3. La giraffa di Lamarck apre la strada all’evoluzionismo
  4. La teoria della degenerazione delle razze di Gobineau
  5. Razzismo e omofobia? Sciocchezze, parola di Darwin!
  6. La fisiognomica di Lombroso e l’eugenetica di Galton
  7. …e arrivò il nazismo, tra deliri scientifici ed esoterici

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