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Potrebbe sembrare uno scherzo, invece è una cosa incredibilmente seria. Ezechiel Mutua, amministratore delegato della Kenya Film Board Classification Board (KFCB), l’authority che vigila sui programmi televisivi in onda nel paese africano, ha vietato ai canali di cartoon che trasmettono nel paese e nel resto del continente di continuare a diffondere sette cartoni animati che indurrebbero nei bambini un “comportamento deviante”. Per la precisione, direbbe qualche cantantucolo bigotto nostrano o qualche sacerdote di Radio Maria, farebbero diventare gay.

I cartoni sotto accusa (“A casa dei Loud”, “La leggenda di Korra”, “Hey, Arnold!”, “Clarence”, “Steven Universe”, “Adventure Time” e “Marco e Star contro le forze del male”), alcuni molto popolari, hanno effettivamente avuto episodi in cui le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali) sono presentate come tutte le altre o almeno hanno fatto capire questo concetto pur non esprimendolo chiaramente. Malgrado le scene in questione non siano previste in programmazione in Kenya,  questo è però bastato a far bollare le serie come diseducative e “non adeguate al pubblico a cui sono rivolte”.

#Lesbomadario. Una coppia lesbica a cartoni animati

La censura TV diventa continentale

Il paradosso di questa censura locale è che potrebbe avere effetti in tutto il continente: se infatti i canali sotto accusa (Nickoledeon, Disney XD e Cartoon Network, gestiti tutti dalla piattaforma MultiChoice) non rimuoveranno questi titoli, come ordinato dall’autorità keniota, non potranno più trasmettere nel paese africano. Ma se cederanno alla pressione di questo singolo stato, quei titoli scompariranno dalla programmazione dell’intero continente, dato che i contenuti, pur adattati localmente, vengono irradiati in tutta l’Africa [Channel 24].

Ed è, a quanto pare, ciò che sta accadendo, dato che MultiChoice è intenzionata a evitare problemi di questo tipo che forse potrebbero pure ripetersi in altri stati. Questione di realpolitik: Nickoledeon, per esempio,  ha comunicato che “pur impegnata nel promuovere la diversità e l’inclusività”, è però tenuta al rispetto “delle norme e delle varie culture dei mercati” in cui opera.  E Turner Broadcasting, proprietaria di Cartoon Network, ha aggiunto di voler rispettare “culture e sensibilità locali”, malgrado abbia tra i suoi valori l’inclusività [Mamba].

Tanzania, guerra agli attivisti dei diritti

Purtroppo le discriminazioni nel continente vanno ben oltre i cartoni animati. Nella confinante Tanzania, dove l’omosessualità è punibile con il carcere fino a 30 anni, ora sono a rischio anche tutte le persone che si battono per i diritti e le organizzazioni non governative che difendono le minoranze sessuali. Il ministro degli interni Mwigulu Nchemba, parlando durante una cerimonia per la raccolta fondi della chiesa di Maria madre di Gesù della parrocchia di Kikasa a Dodoma, capitale del paese, ha spiegato che gli attivisti che difendono le persone LGBTQIA devono trovare di meglio da fare, andare in qualche altro paese o essere pronti ad affrontare le conseguenze e che le recenti dichiarazioni del presidente John Magufuli sull’estirpazione dell’omosessualità e delle gravidanze precoci sono per lui ordini da eseguire [Daily News].

Le politiche anti-gay aiutano la diffusione dell’HIV

Malauguratamente il presidente Magufuli, fin dalla sua salita al potere nel 2015, è elogiato e sostenuto da diversi donatori occidentali per il suo impegno a combattere la corruzione e a ridurre il disavanzo, anche se – ancor prima di questo giro di vite sui diritti umani – le forze di opposizione lo accusano di diventare sempre più autoritario, bloccando l’azione politica e impedendo il dissenso [Reuters].

RDC, impuniti gli attacchi anti-gay

L’intolleranza purtroppo va oltre le leggi e il potere e persino oltre la religione. Anche la popolazione africana ha spesso pregiudizi nei confronti delle persone omosessuali e transessuali, come dimostrano i numerosi episodi di intolleranza documentate dal gruppo Action pour la Lutte Contre l’Injustice Sociale (Azione per la lotta contro l’ingiustizia sociale; ALCIS) a Bukavu, nella zona orientale della Repubblica Democratica del Congo: in pochi mesi, da aprile ad oggi, diversi ragazzi sono stati attaccati violentemente, sfrattati e maltrattati. ALCIS ha commentato: “Queste persone hanno subito e continuano a sperimentare violenze estreme su base di genere. Esse sopportano atroci sofferenze fisiche e psicologiche. Inoltre non possono accedere ad alcun tipo di cura medica, incluse quelle per le persone affette da HIV” [76 crimes].

 

Michele
©2017 Il Grande Colibrì

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