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Colpi di scena, tradimenti, promesse non mantenute, suspence, clamorosi rinvii alla puntata successiva, articoli soppressi e poi resuscitati, un tourbillon di personaggi che sembrano cambiare sempre e invece sono sempre gli stessi: potrebbe essere una soap opera e invece è la storia vera della proposta di legge contro l’omosessualità in Uganda, giornalisticamente nota come “Kill the gays” (Ammazza i gay) perché nella sua prima versione (e forse anche in quelle successive) prevedeva la pena di morte per chi avesse rapporti con persone dello stesso sesso. Se fosse davvero una soap opera non solo non metterebbe in pericolo la vita di tante persone, ma forse attrarrebbe di più il pubblico internazionale, che sulla persecuzione degli omosessuali in Uganda ormai appare sempre più distratto e disinteressato. Eppure nei prossimi giorni potrebbero esserci, come vedremo tra poco, nuovi sorprendenti sviluppi…

In questi ultimi giorni, però, anche i più attenti osservatori di quello che succede nel continente africano hanno giustamente riservato attenzione, più che alla macabra telenovela ugandese, alla nuova legge promulgata in Nigeria, un provvedimento tanto omofobico e assurdo da ricordare i film di Bollywood, la gigantesca industria cinematografica locale, con protagonisti LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Il codice penale federale puniva già con quattordici anni di reclusione i “rapporti carnali contro l’ordine della natura” e negli stati federati del nord musulmano era già prevista (anche se per fortuna non praticata) la pena di morte contro gli omosessuali, ma evidentemente non bastava: il presidente Goodluck Jonathan ha firmato nuove norme ancor più repressive.

La nuova legge, che secondo il portavoce presidenziale Reuben Abati “è in linea con le credenze culturali e religiose del popolo” perché “più del 90% dei nigeriani è contrario ai matrimoni omosessuali”, punirà con quattordici anni di carcere gli omosessuali che si uniranno in matrimonio e con la detenzione fino a dieci anni chi assisterà a queste nozze. Pene analoghe sono previste anche per chi mostrerà pubblicamente di avere una semplice relazione amorosa (anche senza implicazioni sessuali) con una persona del suo stesso sesso e per chi si iscriverà ad un’associazione LGBT, parteciperà alle sue attività o le sosterrà in qualsiasi modo [CBC].

Le nuove durissime norme hanno messo in allarme non solo la comunità omosessuale e gli attivisti per la difesa dei diritti umani, ma anche le organizzazioni che combattono la diffusione dell’AIDS in un paese dove si stima che vivano 3,3 milioni di persone HIV-positive. Stephen Chukwumah, direttore esecutivo di Improved Youth Health Initiative, organizzazione che si occupa di fornire educazione sanitaria e sessuale ai giovani, teme che enti come il suo possano essere perseguiti legalmente e che comunque la paura di una denuncia convinca gli omosessuali a non cercare più cure mediche essenziali: “Questa legge non potrà cambiare la sessualità delle persone, mentre invece le spingerà a vivere doppie vite e a dire bugie, con effetti odiosi e pericolosi” [Naija Loud Speaker].

E infatti gli effetti non hanno tardato a manifestarsi: la nuova legge non era ancora stata promulgata (paradossalmente non è nota la data esatta della firma presidenziale), ma ci sono stati già i primi arresti. Verso Natale alle forze dell’ordine dello stato di Bauchi, nel nord-est del paese, è arrivata l’improbabile soffiata secondo cui gli Stati Uniti avrebbero finanziato un’associazione nigeriana con 20 milioni di dollari affinché facesse propaganda a favore delle nozze gay. Spinti da questa denuncia assurda, gli agenti hanno arrestato quattro giovani omosessuali e li hanno costretti con la tortura a fornire i nominativi di tutti gli appartenenti a questa fantomatica organizzazione gay. Trentotto persone sono già state arrestate, ma, secondo alcune testimonianze, la lista comprenderebbe addirittura 168 nomi [Associated Press; pagina non disponibile].

Purtroppo è improbabile che le vengano esercitate pressioni diplomatiche molto forti su questo gigantesco stato: gli interessi economici sono molto forti, dal momento che il sottosuolo della Nigeria è ricco di petrolio e di altre materie prime che vengono comprate da un Occidente che protesta piuttosto debolmente contro le violazioni dei diritti umani. Succede così che gli stessi che propongono il boicottaggio dell’Uganda facciano poi ipocritamente grandi investimenti in Nigeria, come denuncia Rebecca Kadaga [Daily Monitor], presidentessa del parlamento ugandese che aveva promesso l’approvazione della legge “Kill the gays”, emendata in modo da sostituire la pena di morte con l’ergastolo, come “regalo di Natale” (sic!) per le festività del 2012 [Il Grande Colibrì].

Il provvedimento alla fine è stato approvato il 20 dicembre scorso con un anno di ritardo rispetto alle promesse e dopo quattro mesi di discussioni e colpi di scena. Come quello che potrebbe succede nei prossimi giorni: sembra che la maggioranza di governo sia particolarmente in imbarazzo per la legge che ha votato, dal momento che mette in cattiva luce il paese (e l’Uganda non ha la forza commerciale della Nigeria…). Come uscire da questo pasticcio? Tra le soluzioni in discussione, si pensa che il presidente Yoweri Museveni, magari con la scusa di aver individuato qualche errore tecnico nel processo di approvazione del testo in parlamento, potrebbe rinviare la legge alle camere [NBS, link non disponibile], dove il dibattito potrebbe essere allungato ancora per anni, prolungando all’infinito questa macabra telenovela…

 

Pier
©2014 Il Grande Colibrì

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