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Ieri a Milano è stato presentato in anteprima alla stampa il film “Lo sconosciuto del lago” di Alain Guiraudie. Il grande colibrì lo ha visto per voi.

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In un battuage (un luogo all’aperto frequentato da uomini a caccia di sesso) in riva ad un lago, Franck (Pierre Deladonchamps) conosce Michel (Christophe Paou), un uomo atletico con baffi che ricordano i personaggi di Tom of Finland. L’attrazione nei confronti di questo macho è così potente da spingere Franck a continuare a desiderarlo e a ricercarlo anche dopo averlo visto uccidere prima il suo semi-fidanzato e poi un altro paio di persone.

La storia di un omosessuale che si affida anima e corpo ad un serial killer di gay che probabilmente lo ha scelto come prossima vittima (e con cui, però, preferisce fare solo sesso protetto) forse sarebbe potuta diventare un capolavoro nelle mani di qualche esploratore dei confini estremi delle passioni e delle ossessioni umane come Pedro Almodóvar o João Pedro Rodrigues. Invece è Alain Guiraudie a firmare regia e sceneggiatura de “Lo sconosciuto del lago” (filmsdulosange.fr).

Questo film francese , che uscirà nelle sale italiane il 26 settembre, ha vinto al Festival di Cannes il premio per la regia “Un certain regard” e la Queer Palm e continua ad accumulare ottime recensioni da parte dei critici d’Oltralpe. I primi 25 minuti meritano sicuramente grandi elogi: Guiraudie riesce a raccontare con grande realismo ed emozionante spontaneità il micro-cosmo del battuage, le personalità dei suoi frequentatori, i rapporti che si instaurano tra gli habitué (sempre sull’incerto confine tra sesso, amicizia, affetto ed indifferenza) e soprattutto l’inspiegabile fascino di certi luoghi, dove i raggi del sole si riflettono sulle acque del lago come su tappeti di preservativi usati, il rumore del vento fa da sottofondo a gemiti furtivi, i cespugli concedono attimi di intimità sotto lo sguardo di un voyeur trasandato…

In questo scenario irresistibilmente banale, ma rappresentato straordinariamente, il regista decide di far accadere un fatto straordinario, ma raccontato banalmente: una sera, nelle acque del lago, Michel annega il suo compagno, mentre Franck, nascosto nel bosco, assiste a tutta la scena. Il film, da quel punto in poi, si trascina in una ripetizione di soporiferi dialoghi tra i due uomini e di ancor più soporifere scene di sesso (dall’eiaculazione in primo piano ai pompini c’è poco spazio per la fantasia), utili solamente per far conquistare al film l’ambito bollino, puntualmente arrivato, di “opera trasgressiva” – evidentemente, nell’era di YouPorn, i critici cinematografici sono rimasti gli unici a provare un piacevole brivido di scandalo di fronte a scene che ormai farebbero sbadigliare anche un adolescente…

Nel suo ultimo quarto d’ora “Lo sconosciuto del lago”, poi, degenera completamente: passando da una scena splatter che metterebbe in imbarazzo un regista di B-movies ad un omicidio la cui messinscena sembrerebbe più adatta al saggio di fine anno di una scuola media, perde anche quella dignità tecnica che ancora conservava. Le belle e vivaci pennellate sul mondo “squallido” e sublime, innocente e peccaminoso del battuage, già fattesi purtroppo sempre più sporadiche, scompaiono del tutto.

In definitiva, “Lo sconosciuto del lago” sarebbe stato un film delizioso se, paradossalmente, la sua ambientazione non fosse rovinata dal racconto delle vicende dei suoi protagonisti. E il problema, oltre alla sciatteria dell’impianto narrativo, è soprattutto il tradimento dello spirito del battuage che nella prima mezz’ora Guiraudie rievoca invece con grande intensità: la rappresentazione sincera e palpitante di un luogo dove sesso, amore, oscenità e poesia si confondono tra loro diventa “una rievocazione cruda e diretta di certi costumi omosessuali, dove il consumo ripetuto e insaziabile del desiderio è ipso facto una messa a morte dell’amore“, come ha scritto Jacques Mandelbaum su lemonde.fr, in una recensione osannante nella quale, però, il fascino del lago è completamente stravolto. Anzi: rimane uno sconosciuto.

 

Pier
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