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Il problema è noto da tempo: in Cina le politiche di controllo delle nascite e l’aborto selettivo dei feti femminili hanno creato un enorme disequilibrio tra i sessi. Negli ultimi 30 anni sono nati circa 30 milioni di maschi in più rispetto alle femmine e in futuro ci sarà un esercito di scapoli che, secondo le previsioni più cupe, saranno tanto frustrati sessualmente da diventare stupratori (come se il problema principale fosse l’essere sposati o meno e non la cultura in cui cresciamo…). Xie Zuoshi, docente dell’Università di finanza e economia dello Zhejiang, ha proposto due soluzioni al problema: la prima sarebbe legalizzare la poliandria, cioè la possibilità che una donna sposi più uomini. “Gli uomini con un reddito basso potrebbero condividere una moglie con altri uomini”, spiega Xie, con un linguaggio che conferma il suo poco rispetto per le donne, trattate da oggetti da “condividere”.

L’altra soluzione sarebbero le nozze tra uomini, che eliminerebbero dal mercato matrimoniale un po’ di scapoli [South China Morning Post]. In Cina, come spiega la sessuologa Li Yinhe, “il valore sociale più importante è la famiglia: la felicità personale deve fare un passo indietro rispetto agli interessi familiari”. Per questo, come racconta Xinhua, pur di salvare le apparenze sempre più lesbiche e uomini gay si sposano tra loro, per poi condurre vite separate, decretando il successo di servizi online creati appositamente. Queste unioni fittizie non sono certamente la soluzione ideale, anche perché vanno in crisi molto facilmente o danno vita a problemi imprevisti, ma molte persone le considerano il male minore.

Per la maggior parte dei cinesi, non sposarsi significa violare la tradizione ed il proprio ruolo nella società, insomma è considerata una scelta inconcepibile – solo nelle metropoli più grandi le famiglie iniziano ad accettare l’eventualità che i figli possano avere una relazione omosessuale stabile [Il Grande Colibrì]. Gli omosessuali, quindi, di solito reprimono i propri bisogni affettivi e sessuali e sposano persone dell’altro sesso [Il Grande Colibrì]: si stima che almeno 16 milioni di donne abbiano un marito gay non dichiarato.

La storia di Yu Quanhu illustra come può essere la vita di queste coppie. “Quanhu si è sposato pensando che il matrimonio avrebbe potuto cambiarlo – racconta Yang, l’attuale compagno dell’uomo – ma non amava sua moglie. A volte mi diceva che avrebbe lavorato fino a tardi solo per evitare il sesso con lei”. E quando Quanhu non c’è l’ha fatta più e ha fatto coming out, la famiglia lo ha fatto ricoverare in un ospedale psichiatrico per cercare di farlo diventare eterosessuale – pratica antiscientifica e vietata dalla legge, ma purtroppo ancora comune in Cina [Beijing News, link non più disponibile]. Ecco perché un matrimonio di comodo può essere una scelta migliore.

Insomma, in Cina l’omosessualità rimane un tabù fortissimo, anche se qualcosa si muove: per esempio, è stata appena riconosciuta per legge la possibilità che esista la violenza sessuale di un uomo su un altro uomo. Gli stupri maschili, finora, erano condannati come semplici aggressioni, perché la legge non poteva riconoscere la sessualità tra maschi neppure in caso di violenza [Catch News].

Taiwan, invece, sembra aver deciso di premere l’acceleratore della modernità: in occasione del Pride che ha raccolto 80mila persone e che è stato dedicato in particolare ad adolescenti e anziani LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), Tsai Ing-wen, leader del Partito Democratico Progressista (DPP) di centro-sinistra e candidata alla presidenza, ha promesso in caso di vittoria di approvare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Dal centro-destra sono arrivate promesse analoghe, anche se più ambigue, dal Kuomintang, attualmente al potere [Taipei Times, via Wayback Machine]. Insomma, l’Italia si prepara ad essere superata dall’ennesimo paese?

 

Pier
©2015 Il Grande Colibrì

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