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Non è la rivoluzione che si sperava, non sarà sicuramente la legge perfetta, ma intanto in Gran Bretagna, nonostante il tradizionalismo incateni la nazione a una folcloristica monarchia, il governo conservatore ha portato in Parlamento la riforma delle unioni civili omosessuali per renderle per molti versi uguali al matrimonio eterosessuale. A partire dai nomi (The Telegraph).

E’ vero che bisognerà attendere ancora più di un anno, è vero che non ci si potrà sposare in chiesa se non in poche e poco diffuse confessioni religiose (e i vicari potranno fare obiezione di coscienza), è vero probabilmente che gli insegnanti continueranno ad insegnare a scuola che il matrimonio è tra un uomo e una donna, è vero che i Tories non sono tutti entusiasti della proposta (Daily Mail) ma intanto la responsabile per la cultura del gabinetto Cameron, Maria Miller, ha potuto presentare alla Camera dei Comuni la proposta di legge.

Non è la rivoluzione ma è quanto basta per scatenare il bigottismo cattolico: l’arcivescovo Joseph Devine ha detto che il primo ministro non è in sé e i cristiani inglesi “non possono fidarsi di lui” perché ciò che fa come politico sarebbe “in contraddizione con le sue affermazioni di appartenenza religiosa” (The Telegraph). Certo i rapporti tra cattolici e governo non sono mai stati così difficili, ma è probabile che Roma non sarà l’unico nemico di David Cameron, in materia, come dimostrano le tante voci raccolte dall’Indipendent.

Negli ambienti gay prevale la soddisfazione, come nel caso dell’associazione Stonewall, al cui capo esecutivo Ben Summerskill ha fatto “particolarmente piacere, rispetto al disegno di legge originale, l’estensione alle confessioni che vorranno condividerla, della possibilità di celebrare il matrimonio gay religioso“. Con due importanti eccezioni: alla Chiesa d’Inghilterra ed a quella di Galles è fatto esplicito divieto di sposare persone dello stesso sesso. Una norma che suscita il disappunto dell’attivista per i diritti umani Peter Tatchell, che preannuncia una probabile battaglia legale sulla vicenda, che configurerebbe “una discriminazione basata sulla fede” (Pink News).

Quello proposto dal governo di Londra sarà comunque un provvedimento che toccherà direttamente solo i cittadini inglesi e gallesi. Ma anche in Scozia il governo ha varato ieri un disegno di legge analogo a quello proposto nella capitale del regno, con la rassicurazione che “nessuna comunità religiosa sarà forzata a celebrare i matrimoni omosessuali” (BBC). La principale differenza sembra essere nel (più celere) percorso parlamentare che la legge dovrebbe avere, visto che dovrebbe arrivare in porto nei primi mesi del 2013.

In Irlanda del Nord, viceversa, non sembrano esserci chance di approvare una legge del genere: i parlamentari sono infatti convinti che la maggioranza della popolazione non l’approverebbe e temono, comunque, che una volta approvata sarà presto messa in discussione la libertà della chiesa di rifiutare i matrimoni omosessuali religiosi (Belfast Telegraph).

MATRIMONI: ALTRE NOTIZIE DAL MONDO

Ci sono le code nello stato di Washington per sposarsi, dopo che è entrata in vigore la legge che permette i matrimoni gay: domenica erano previsti solo a Seattle 140 matrimoni, ma il sindaco Mike McGinn ha detto che potrebbero pure essere stati di più (France Press). Intanto nella capitale degli Stati Uniti c’è attesa e preoccupazione fiduciosa per la decisione della Corte suprema di affrontare finalmente, come problema nazionale, la questione del divieto dei matrimoni omosessuali: se i giudici decideranno l’inammissibilità di tale norma, anche in assenza di leggi specifiche, si aprirebbero ampie possibilità per l’estensione delle nozze gay su quasi tutto il territorio nazionale (New York Times).

Naturalmente alla fiducia del mondo omosessuale corrisponde la preoccupazione degli attivisti anti-gay: Human Rights Campaign ha tra l’altro scoperto (guarda un po’!) che il principale donatore dell’associazione per il matrimonio tradizionale nel Maryland è un razzista convinto e secessionista dichiarato e ha invitato l’associazione a rifiutare i suoi soldi.

Una legge per equiparare le nozze omosessuali a quelle eterosessuali sarà discussa da domani anche nel parlamento dell’Uruguay. Si prevede una facile approvazione poiché la norma gode del favore dei partiti di governo e d’opposizione (Terra). Non con questa facilità di approvazione, ma il tema è ormai sul piatto anche per il Messico. Lo rileva il ministro José Ramón Cossío, commentando la decisione della corte suprema di istituire un registro delle unioni civili a Oaxaca (El Universal). E un tribunale ha fatto da contorno anche alle nozze collettive di Rio de Janeiro, in Brasile,  dove 92 coppie omosessuali sono convolate a nozze in un luogo simbolico per gli abusi che la magistratura e gli uomini di legge hanno compiuto in passato contro i gay (Globo1).

In Francia, infine, continuano le proteste contro il governo per la decisione di approvare il matrimonio omosessuale: ma questa volta, perlomeno, non ci sono state violenze (BFMTV).

 

Michele
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RASSEGNA STAMPA
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