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Per gli LGBTQ* italiani la buona notizia è che presto aumenteranno i Paesi europei dove potranno andare a sposarsi. Francia, Inghilterra e Galles si aggiungeranno presto ad Olanda, Belgio, Danimarca, Norvegia, Svezia, Spagna e Portogallo nel regolamentare come nozze le unioni omosessuali. Anche se il cammino delle leggi non sarà brevissimo dopo la (ormai scontata) approvazione parlamentare; e anche se non ovunque l’eguaglianza sarà la parola d’ordine delle nuove norme.

Ad impressionare di più è stata l’accelerazione di David Cameron sulla legge inglese: le resistenze tra i Tories non sono state poche, come ha dimostrato il voto sull’articolo 1 della legge (The Guardian) e la motivazione è apparsa – sebbene perfettamente logica e lineare – quasi rivoluzionaria: “Appoggiamo questa legge non malgrado, ma perché siamo conservatori: tuteliamo quindi tutte le famiglie“. Tanto che la spaccatura parlamentare consegna alle prossime elezioni un partito diviso ed anche un corpo elettorale moderato spaccato in due, come rileva Business Week. Ma soprattutto sembrano inesorabilmente in declino gli elettori dei conservatori, meno attraenti di prima del voto per un terzo degli inglesi, più attraenti per un misero 15% delle persone che hanno risposto al sondaggio.

Qualche ombra, rispetto alle rivendicazioni di uguaglianza, c’è: mancando il concetto di consumazione del matrimonio non c’è il divorzio con quella motivazione, e la stessa cosa succede per i casi di adulterio (The Guardian). Del resto il governo non ha voluto calcare troppo la mano, così come non ha voluto inserire il matrimonio omosessuale religioso nella normativa e in alcuni casi lo ha vietato (Il grande colibrì). Malgrado questa attenzione, la Chiesa d’Inghilterra continua la sua crociata contro la legge, come conferma il nuovo arcivescovo di Canterbury Justin Welby, che si è scagliato contro il provvedimento fin dal suo discorso nella giornata che lo ha visto entrare in carica (The Indipendent).

Mentre di tutt’altro tenore sono state le reazioni del mondo dello spettacolo, con i commenti entusiastici degli attori Evan Rachel Wood, Elizabeth Hurley, David Walliams, Stephen Fry e della cantante Geri Halliwell (Express).

Volando oltreoceano vale la pena di ricordare che inizia il suo percorso una legge sul matrimonio gay anche nello stato dell’Illinois. La votazione del provvedimento potrebbe avvenire, simbolicamente, già per san Valentino (Chicago Tribune).

Se oggi la parola d’ordine nel mondo è quella del matrimonio egualitario, però, è interessante riavvolgere la pellicola del nostro passato e rivedere come si sia arrivati a questa (sacrosanta) rivendicazione: e la sorpresa non è da poco quando si scopre che il movimento di liberazione omosessuale ai suoi albori lottava contro l’istituto matrimoniale, considerandolo una forma di oppressione, come ci ricorda in un caustico commento il columnist Brendan O’Neill (The Telegraph).

O’ Neill potrebbe sentirsi rassicurato (o, più probabilmente, amareggiato) osservando la situazione italiana. Qui di nozze non parla proprio nessuno, se non l’ormai quasi estinta Italia dei valori e, come desiderio personale, Nichi Vendola. Un riconoscimento ormai lo promettono tutti, ma, al di là del “modello tedesco” di Bersani, pochi offrono qualcosa di tangibile alla popolazione LGBTQ* italiana: si va dalla contrarietà di Oscar Giannino (Lettera43) all’opportunismo di Berlusconi, che parla di tempi non maturi (TM News), per arrivare ad un sostanziale “vorrei ma non posso” di Mario Monti, che sarebbe anche favorevole a seguire la linea europea, ma deve lasciare libertà al suo schieramento dove convivono laici e cattolici (Corriere del Veneto).

E Beppe Grillo? Lui tace, non affronta direttamente l’argomento. Ma intanto candida Francesco Perra (MoVimento 5 Stelle), quel simpatico elemento che alla proposta delle nozze gay reagì dicendo che allora ci si doveva poter sposare anche con gli animali (YouTube). Allora fu sconfessato dal MoVimento, si disse che non era più nei Cinquestelle, che parlava a titolo personale e non faceva più politica nel gruppo (Il grande colibrì). Ora la sua candidatura è molto più di una dichiarazione, specie se messa in relazione con alcune tra le numerose ultime discutibili uscite del leader del MoVimento. Evviva…

 

Michele
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