Skip to main content

Uganda, torna alla ribalta la legge anti-omosessuali
Tunisia, i gay abusati nella faida della battaglia politica
Bandiere LGBT contro Putin, ma la repressione avanza

MONDO Sebbene frutto di una consultazione popolare, il bando californiano ai matrimoni gay, nato dal voto del 2008 in cui il 52% dei votanti si espresse contro l’estensione dei diritti matrimoniali anche alla popolazione omosessuale, è stato ieri dichiarato incostituzionale dalla Corte d’Appello di San Francisco. La notizia ha naturalmente gettato nel panico i gruppi cristiani omofobi della California, pronti ad accusare le star di Hollywood che hanno appoggiato la battaglia abolizionista e a riprendere la battaglia alla Corte Suprema contro “l’attacco orchestrato al matrimonio naturale“. L’abolizione della norma, “che non ha avuto – secondo la sentenza – alcun effetto se non quello di sminuire lo status e la dignità di gay e lesbiche“, non basta però né a far tornare in vigore il matrimonio tra persone dello stesso sesso in California né ad abrogare norme simili approvate da altre assemblee nazionali: per quello sarà necessario un pronunciamento finale a Washington (LA Times). E un’altra sentenza è attesa in Spagna, da parte del nuovo governo del Partito Popolare: il ministro della giustizia Alberto Ruiz Gallardón annuncia infatti che l’esecutivo non modificherà la legge sui matrimoni gay istituiti da Zapatero fintanto che la Corte costituzionale non si pronuncerà in materia, valutando il ricorso fatto dal PP nel 2005 (La Nueva España).

MONDO Sembra una storia infinita quella della legge anti-omosessualità, più volte accantonata, ripresa, congelata e scongelata da quando, nel 2009, venne presentata in Uganda. A fine agosto dell’anno scorso, ad esempio, il governo aveva ufficialmente annunciato il ritiro della proposta (Il grande colibrì), e invece in questi giorni David Bahati, membro del partito di governo che su questo provvedimento sta costruendo la propria carriera politica, ha ripresentato in parlamento un nuovo progetto di legge. Il nuovo testo, a differenza dei precedenti, non prevede più la pena di morte, ma vorrebbe comunque condannare gli omosessuali all’ergastolo e infliggere pene anche a chi non denunci alle autorità l’orientamento sessuale “non naturale” di un proprio conoscente (BBC). Ma anche senza questa legge il clima per gli omosessuali ugandesi è già troppo pesante, le violenze troppo frequenti: per questo in molti fuggono in Kenya, dove l’omosessualità è comunque punita e la società è ostile (Il grande colibrì), ma i pericoli sono inferiori e un’organizzazione non governativa anonima aiuta i rifugiati dai paesi confinanti (Jeune Afrique).

MOI La vita per il primo giornale LGBTQ* in Tunisia, Gayday Magazine (Il grande colibrì), è davvero difficile: non bastavano le minacce di morte, ora arrivano anche le minacce di chiusura. Minacce, queste ultime, partite direttamente dal ministro per i Diritti umani del partito islamista an-Nahda, Samir Dilou, il quale si è prestato ad un siparietto omofobico in tv in cui, tra le altre cose, ha affermato che non esisterebbe un diritto a manifestare il proprio orientamento sessuale e che l’omosessualità sarebbe una perversione da curare negli ospedali (PinkNews). E meno male che, durante la campagna elettorale, an-Nahda aveva rassicurato tutti sul fatto che i gay “hanno diritto di esistere” (Il grande colibrì). Purtroppo, invece, sia il partito islamista sia le opposizioni laiche stanno utilizzando l’omofobia come strumento di attacco politico, complicando ancora di più la vita alle persone LGBTQ* (Il grande colibrìsegui MOI Musulmani Omosessuali in Italia).

MOVIMENTO Nel movimento di opposizione al regime pseudo legale di Vladimir Putin in Russia le opposizioni faticano a mostrarsi unite ma, per la prima volta, la bandiera arcobaleno sventola senza rischi in una manifestazione. Sabato scorso oltre 120mila moscoviti hanno marciato per le vie della capitale ex-sovietica contro il governo appena rieletto in elezioni farsa, che pure non hanno potuto nascondere il crollo dei consensi per l’ex capo del KGB. Ai 18 gradi sottozero si è aggiunto giusto qualche sfottò, ma la delegazione LGBT ha potuto occupare tranquillamente il suo posto nel corteo (Têtu). Purtroppo però intanto tre attivisti sono stati arrestati a Arkhangelsk per aver fatto propaganda omosessuale a minori (GayRussia) e una nuova legge che vieterà di parlare di omosessualità rischia di essere introdotta a San Pietroburgo: All Out chiede in proposito di fare pressioni sui propri governi nazionali perché questo non accada.

In breve:
1) Nonostante le incoraggianti notizie delle scorse settimane, resta ancora un privilegio di pochi la cittadinanza a pieno titolo per i transgender in Pakistan: le associazioni trans dichiarano che le istituzioni ne hanno registrati solo 1043, mentre sono almeno 80mila (Pakistan Today).
2) Bharathi è il primo pastore transessuale a predicare in India. Segue quattordici famiglie e 45 parrocchiani: non sono molti, ma sono un segnale di civiltà da parte della comunità evangelica, che nel paese raccoglie circa 100mila adepti (The Times of India).
3) In una lunga intervista a The Atlantic l’ex premier Silvio Berlusconi parla a 360 gradi della sua carriera politica e si lascia andare ad una battuta, magari non politically correct ma certo non peggio di altre: “Non ho niente contro i gay, anzi più gay ci sono meno concorrenza c’è”.
4) Il Comune di Milano nella promozione del wi-fi gratuito censura i siti gay, considerandoli tutti pornografici o provocatori. Mentre si aspettano chiarimenti (e si nutre la speranza che l’impostazione dei filtri sia stata fatta dalla giunta precedente), Certi Diritti minaccia proteste.
5) Il nuovo Tiziano Ferro si confessa alla rivista Gioia e parla delle frustrazioni passate, delle soddisfazioni e delle incognite presenti, ma anche del desiderio di paternità e del suo futuro: un personaggio decisamente al di fuori del cliché che gli si era appiccicato addosso…

 

Michele e Pier
Copyright©2012MicheleBenini-PierCesareNotaro

2 Comments

Leave a Reply to Anonimo Cancel Reply