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Avere qualche tipo di riconoscimento, a volte, può perfino complicare la vita. Lo ha scoperto nei giorni scorsi Shakeel Ahmed, una componente della comunità transgender pachistana che ha abbandonato la sua fortunata carriera nella danza (era nota come Sonu), ha abbracciato la Jamaat Tabligh (Società dell’annuncio), un’organizzazione religiosa per la riforma spirituale islamica, e vorrebbe con tutto il cuore potersi esibire durante un pellegrinaggio alla Mecca.

Ma, mentre tutto il gruppo della Jamaat Tabligh con cui aveva fatto richiesta ha ricevuto i documenti per il viaggio, Ahmed ha avuto un diniego, motivato dalla “X” sul suo passaporto, che indica l’appartenenza a un genere non binario. Il Pakistan ha adottato questa norma dopo che la Corte suprema aveva imposto alla National Database and Registration Authority (Autorità di registrazione degli archivi nazionali; NADRA) di stabilire un modo per riconoscere le persone transgender.

Ma già la prima beneficiaria di una “X” sul proprio passaporto, Farzana Jan, pur apprezzando il governo per aver pubblicamente riconosciuto la comunità trans, aveva dovuto notare che questo modo di classificare le persone l’avrebbe privata della possibilità di ottemperare agli obblighi religiosi, come l’hajj (il pellegrinaggio alla Mecca da compiere almeno una volta nella vita, durante il mese lunare di dhu l-hijja [Wikipedia]) o l’umrah (il pellegrinaggio minore, che viene fatto in altri periodi dell’anno e non ha una serie di obblighi rituali stabiliti per l’hajj). “Posso viaggiare in tutto il mondo, con un passaporto che mi classifica di genere ‘X’, ma non posso eseguire l’hajj o l’umrah, e questo è triste” ha dichiarato Jan.

Malgrado l’Arabia Saudita sia uno dei paesi più retrogradi del mondo nel riconoscere i diritti delle minoranze sessuali, il problema sorge innanzitutto dalla burocrazia: il governo pachistano non ha informato ufficialmente quello saudita della modifica dei propri passaporti e la modulistica da compilare per il pellegrinaggio prevede solo l’appartenenza al genere maschile o a quello femminile. Di conseguenza le persone transessuali musulmane sono scoraggiate dal chiedere l’identificazione come trans sul proprio passaporto, perché l’apposizione della “X” sul documento significa non poter visitare i luoghi sacri alla fede islamica.

Infatti l’attivista transgender Qamar Naseem, meravigliato dall’assenza di comunicazioni tra i due governi, ha riferito che molte persone transgender che hanno sul proprio passaporto l’indicazione di sesso maschile o femminile hanno eseguito senza difficoltà i loro pellegrinaggi. Ma la comunità trans pachistana non intende perdere né la battaglia per la propria identità né la possibilità di compiere i pellegrinaggi stabiliti dalla fede.

Un alto funzionario del ministero degli affari religiosi pakistano, che ha chiesto di restare anonimo, ha però spiegato che il governo non ha dato indicazioni per inserire il genere “X” nei moduli per i pellegrinaggi. E i funzionari dell’ambasciata saudita a Islamabad hanno chiarito che valuteranno esclusivamente le domande in cui sia specificato come genere quelli maschile e femminile [The Express Tribune].

Michele
©2017 Il Grande Colibrì

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2 Comments

  • Albert ha detto:

    Mi avrebbe stupito il contrario, e poi ci sono veramente transessuali islamici così desiderosi di recarsi in Arabia Saudita?

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Come tra l’altro si spiega anche nell’articolo, le persone transessuali partecipano abitualmente ai pellegrinaggi.

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