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La vicenda che Alexandre Marcel, vice-presidente del Comitato IDAHO, ha raccontato alla stampa francese ha davvero dell’incredibile: alle 2.30 di sabato mattina cinque uomini nordafricani avrebbero attaccato il night club parigino Le Cud, nel quartiere del Marais, urlando: “In nome del Corano, vi uccideremo tutti, banda di froci!“. Gli aggressori, dopo aver malmenato a sangue tre buttafuori fuori dal locale, avrebbero poi inseguito lo stesso Marcel dentro la discoteca e, per impedirgli di chiamare le forze dell’ordine, avrebbero utilizzato delle bombe lacrimogene, intossicando numerose persone presenti (20minutes). La notizia ha fatto il giro del mondo, con titoli sull’attacco perpetrato dagli “estremisti musulmani” (Gay Star News).

La polizia non ha effettuato nessun arresto, mentre Pierre Aidenbaum, sindaco del terzo arrondissement di Parigi, ha condannato severamente l’episodio “se i fatti si sono verificati” (Metro). Precisazione sorprendente, ma non troppo. Qualcosa, nella ricostruzione di Alexandre Marcel, non ha convinto tutti: un commando di integralisti islamici assalta, nell’ora di maggiore affollamento, un locale LGBTQ* al centro di uno dei quartieri gay più famosi e frequentati del mondo e quasi nessuno se ne accorge, a parte un attivista? Nessuno ha sentito quelle grida di fanatismo religioso?

Gérard Siad, cogestore di Le Cud, oltre che presidente del Sindacato nazionale delle imprese gay, racconta, con l’aiuto dei suoi buttafuori, una storia altrettanto inaccettabile, ma profondamente diversa: un buttafuori eterosessuale lancia sguardi forse un po’ troppo espliciti alla ragazza di un passante maghrebino che, poco dopo, torna con tre o quattro amici per vendicarsi. Le violenze raccontate da Marcel? Esagerate. Gli slogan religiosi e le offese omofobiche? Inesistenti. Gli inviti a non denunciare l’aggressione? Falsi, tanto è vero che il locale starebbe collaborando con la polizia nelle indagini. Siad bolla la storia dell’attacco integralista con due parole: “deliri interpretativi” (Yagg).

E’ difficile capire chi racconti la verità e chi no: c’è chi accusa Siad di sminuire l’avvenimento per proteggere i propri affari, c’è chi sostiene che Marcel sarebbe un emulo di Pim Fortuyn. Ludovic-Mohamed Zahed, presidente dell’associazione Omosessuali musulmani di Francia e collaboratore di questo sito, commenta: “Bisogna prendersi il tempo di verificare le informazioni, di trovare una conferma e poi di analizzarle con calma e senza pregiudizi. Credo che quando si tratta di musulmani sia facile fare di tutta l’erba un fascio, mentre bisognerebbe essere molto prudenti per non discreditare la lotta contro l’omofobia, proponendo come omofobiche aggressioni che non lo sono. Invece, ancora una volta, si è fatta di tutta l’erba un fascio e si è colta l’occasione per rinforzare il razzismo o l’islamofobia“.

I media, infatti, non hanno avuto alcun dubbio: l’assalto islamista vende di più. E, ovviamente, si sono scatenati anche i siti islamofobi: gli articoli si dicono allarmati per l’omofobia dei musulmani, mentre i commenti mostrano più genuinamente quanto ci si possa fidare della solidarietà dei seminatori d’odio. Secondo Olivier “i gay se la sono voluta: hanno votato per Hollande per il matrimonio, fregandosene che sia islamofilo“. E Marcelle contrappone “da una parte la lobby della festosa decadenza che mette la sessualità alla ribalta della scena pubblica e impone l’intimità marginale come una lotta politica valida per tutti; e dall’altra un’ideologia egemonica straniera che rifiuta ovunque la privacy e sconfina fin nelle mutande del vicino per dettarvi legge e impedire tutto ciò che non è stato codificato da un cammelliere“.

L’aggressione a Parigi, intanto, ha lasciato sullo sfondo tre notizie importanti per gli sviluppi del rapporto tra persone musulmane e persone LGBTQ* in Francia. Ludovic-Mohamed Zahed ha annunciato che il 30 novembre sarà inaugurata la prima moschea ufficialmente gay-friendly di Parigi (20minutes), un progetto subito censurato come “impensabile e contradditorio” dal sito islamico Mooslym. Intanto potrebbe invece chiudere i battenti l’associazione Le Refuge (Il rifugio), che da anni garantisce un tetto ai giovani LGBTQ*, spesso musulmani, cacciati di casa dalle famiglie: il governo ha deciso di non  versare gli 8mila euro promessi, una cifra relativamente esigua, ma fondamentale per le attività del gruppo.

Ma la notizia più inaspettata è la terza: mentre la Chiesa cattolica e il Concistoro centrale israelita sono scatenati contro il riconoscimento di nozze e adozioni per le coppie dello stesso sesso, Mohammed Moussaoui, a nome della Consulta francese del culto musulmano, assume una posizione dalle sfumature sorprendenti. Moussaoui, pur ribadendo “la non conformità del matrimonio omosessuale con i principi della giurisprudenza musulmana“, non solo condanna ogni forma di omofobia, ma scrive anche: “Considerando il principio di laicità che tiene conto della diversità e pluralità delle religioni e delle convinzioni all’interno della nostra società, siamo coscienti che le regole e le norme di una religione non possono essere usate per opporsi o sottrarsi alle norme e alle regole della Repubblica che si applicano a tutti” (SaphirNews).

Ma un’apertura liberale, seppure parziale, da parte di un rappresentante musulmano non fa vendere e non alimenta sentimenti islamofobici, quindi passa inosservata. I mercanti d’odio hanno bisogno di altro e, se altro non c’è, possono ricorrere anche alla distorsione della realtà. Un magnifico esempio lo propone Il Foglio, che pubblica una lettera dello storico militante gay Angelo Pezzana, ormai da anni dedicatosi al culto dell’islamofobia e alle collaborazioni con Il Giornale e con Libero. Pezzana spiega a Giuliano Ferrara “perché io, omosessuale, voterei Mitt Romney se fossi americano” (annuncio che ovviamente non ha sorpreso nessuno).

Il ragionamento è semplice, e tanto simile – al netto dell’omofobia – al commentatore Olivier sopra citato: Obama ha promesso il matrimonio gay, ma flirterebbe con l’Islam, “che non è una religione come le altre, ma è allo stesso tempo una ideologia politica, ha come obiettivo la conquista del mondo non ancora musulmano“. Il paragone con il nazismo arriva poi puntuale in tutta la sua banalità e inconsistenza. Meno banali, ma altrettanto inconsistenti, sono altre osservazioni avanzate da Pezzana. Ad esempio, scrive che il presidente USA, incurante delle persecuzioni subite dalle persone LGBTQ*, “ha cancellato l’aiuto che prima l’America faceva arrivare ai dissidenti, condannando quei giovani coraggiosi a morte certa“.

L’attivista ignora (“per cecità o malafede“) il segreto di Pulcinella costituito dal fatto che molte delle principali associazioni per i diritti di omosessuali e transessuali in Africa e Asia sopravvivono grazie alle sovvenzioni garantite dall’amministrazione americana. Fatto riconosciuto dagli stessi Repubblicani che Pezzana vorrebbe votare, i quali hanno lamentato il fatto che, con il suo programma di aiuti, “l’amministrazione attuale ha cercato di imporre agli altri paesi, in particolare ai popoli dell’Africa, la legalizzazione dell’aborto e l’agenda dei diritti omosessuali” (Il grande colibrì).

Le cose con Romney cambierebbero decisamente: non solo il candidato repubblicano ha chiarito ufficialmente che taglierebbe queste sovvenzioni per destinarle ai “gruppi fondati sulla fede“, ma il suo staff è entusiasticamente attivo da mesi per combattere l’omosessualità in patria e all’estero. Dopo altre vicende analoghe, emerge ora che anche Jay Sekulow, presidente del Centro americano per la legge e la giustizia e consigliere di Romney, sarebbe uno dei coordinatori della crociata fondamentalista evangelista che vorrebbe imporre il carcere o la pena di morte per i gay negli stati cristiani africani (Mother Jones). Ma, non essendo omofobia musulmana, a Pezzana tutto questo non interessa neppure un po’.

In fondo il suo interesse è uno solo e ad esso tutto, compresa la realtà, deve essere piegato: gli omosessuali possono pure rimanere senza diritti in America ed essere perseguitati in Africa, basta che si faccia guerra all’Islam, visto che nega i diritti agli omosessuali e li perseguita. La logica è morta e sepolta da tempo, gli omosessuali africani la possono pure seguire…

 

Pier
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10 Comments

  • marcovolante ha detto:

    mah! Pezzana è Pezzana, è un individuo, un militante gay, certamente, ma come tutti ha una sua storia politica, la sua poi è molto definita, direi "radicale" 🙂 per cui è difficile non considerarlo una mente indipendente, distante da dinamiche di gruppo… ciò che pensa lui non è necessariamente il sentimento di masse di omosessuali liberali e ciò vale anche per i terroristi, gli attentatori sono uomini adulti che hanno scelto di delinquere in quel modo odioso. Non esistono scontri di culture, le culture possono solo arricchire, sono gli individui a incontrarsi e a confliggere. Dividere gli uomini per gruppi contrapposti è un trucco antico agito da chi ha interesse che ciò avvenga.

  • Corinna di Vasto ha detto:

    Secondo me, l'articolo è molto equilibrato. E' insopportabile, al contrario, chi urla 'al lupo, al lupo' solo per impedire critiche alle proprie posizioni.

  • Anonimo ha detto:

    Post e commenti sono una VERGOGNOSA lista di PROSCRIZIONE ANTISEMITA contro un eroe del movimento gay italiano!

    • Michele Benini ha detto:

      Angelo Pezzana è stato un pezzo di storia importante per il movimento gay di questo paese (un eroe mi pare eccessivo, ma se vogliamo esagerare diciamolo pure). Non è colpa mia se è uscito di senno. Se leggi bene i commenti vedrai che non c'è traccia di antisemitismo, nemmeno nel mio primo intervento forse un po' ingenuo.
      Se poi è antisemita dire che uno ha detto una stronzata (quando dice una stronzata) o che percepisce una pensione d'oro per un "lavoro" di una settimana (immagino che chi l'ha scritto abbia verificato, ma ora faccio un po' di ricerche anche io), temo che il mondo sia pieno di antisemitismo anche nei confronti di non ebrei.

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Anonimo, Angelo Pezzana è stato un importante attivista del movimento gay italiano, ma oggi preferisce dedicarsi alla propaganda bellica, all'odio fanatico. Il rispetto e persino la gratitudine che si deve al suo passato non bastano a chiudere gli occhi sul suo presente. Le origini etniche e/o religiose, invece, mi sembrano del tutto irrilevanti, dal momento che non rendono le idee di un essere umano né migliori né peggiori di quelle di qualsiasi altro essere umano. L'accusa di antisemitismo è talmente sciocca che non credo meriti ulteriori commenti.

  • Anonimo ha detto:

    Angelo Pezzana: eletto alla Camera con i Radicali il 6 febbraio 1979, si dimise il 14 febbraio, otto giorni dopo. Nonostante questo non ha mai rinunciato alla pensione da parlamentare: 3.108 euro al mese. Peggio di lui nella scandalosa storia delle pensioni parlamentari italiane ha fatto solo Luca Boneschi, che prende la pensione da parlamentare per avere "lavorato" solo un giorno.

  • Michele Benini ha detto:

    Lo so e mi fa piacere. Ho molta stima e rispetto per il popolo ebraico e sono convinto del pieno diritto di Israele a vivere in condizioni di pace, anche se le persone come Pezzana pensano che chi sostiene anche i diritti dei palestinesi sia un amico dell'Iran e un antisemita…
    Ti ringrazio del tuo commento e sono anche io molto contento per la rielezione di Obama

  • Michele Benini ha detto:

    Le possibilità sono due: o uno è in buona fede (allora è scemo, ma non è colpa sua) oppure è in malafede (allora è stronzo ed è proprio colpa sua. Mi pare che si possa dire sia di questo signor Marcel che dello storico rappresentante del movimento gay italiano ma forse obnubilato nella sua islamofobia dalla sua origine ebraica.
    Per quanto Obama sia stato sotto molti aspetti una delusione, ci vuole un bel talento a preferirgli Romney.

    • Anonimo ha detto:

      Michele: è vero che tra noi ebrei molti odiano i musulmani in modo fanatico (o stesso accade viceversa), per fortuna la maggioranza è pacifica.
      Angelo: che tristezza!
      Barack: sono felice per la tua vittoria!

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