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La sua storia, raccontata nell’interessantissimo documentario “The invisible men” del regista israeliano Yariv Mozer, ha commosso il mondo: Abdu Rawashda, 24 anni, è stato arrestato e torturato dalle forze di sicurezza palestinesi con l’accusa di essere una spia di Israele. La sua unica colpa, in realtà, era quella di avere relazioni con giovani israeliani. Dopo essere riuscito a lasciare il Medio Oriente, Abdu ha ottenuto l’asilo politico in Norvegia, dove è diventato un attivista per i diritti delle persone LGBTQ* e per i diritti umani dei Palestinesi. Milita anche in Queers4Palestine, un network  di attivisti LGBTQ* che chiedono il rispetto dei diritti essenziali del popolo palestinese e delle risoluzioni ONU relative alla Palestina.

E mentre i mass media hanno già archiviato gli ultimi raid israeliani che hanno ucciso più di 150 persone (tra cui 43 bambini), ferito centinaia di civili, distrutto quasi 250 edifici (tra cui 200 case, tre moschee e un centro medico), Abdu ha accettato di raccontarci le sue opinioni sull’attuale situazione in Medio Oriente.

Qual è lo status delle persone LGBTQ* in Palestina?

Non c’è nessuno status: esistiamo, ma in segreto.

La legge israeliana nega esplicitamente la possibilità di concedere asilo politico a qualsiasi palestinese e prevede pesanti pene per chi aiuti i rifugiati clandestini. “The invisible men” ha mostrato le terribili condizioni dei gay palestinesi in Israele, denunciate anche dalle associazioni per diritti umani israeliane. Ciononostante molti sono convinti che Israele sia l’unica salvezza per i palestinesi LGBTQ*, perché dà loro asilo…

No, non è vero. Israele manda i gay palestinesi indietro nei territori palestinesi, per il solo fatto che sono palestinesi. Non credete alla propaganda: Israele è il peggiore paese per i palestinesi LGBTQ*!

Senza dimenticare che in Palestina i diritti delle donne e degli omosessuali sono violati ogni giorno…

Stiamo soffrendo molto, ma credo che la cosa più importante per noi palestinesi sia essere liberati dall’occupazione: solo allora potremo liberare noi stessi e le nostre menti.

Molti ritengono che criticare le politiche del governo israeliano, inclusi i bombardamenti, significhi non riconoscere il diritto alla vita degli Israeliani, voler distruggere il loro stato, tifare per Ahmadinejad, essere antisemiti…

Io odio Ahmadi-fottuto-nejad e non voglio distruggere lo stato di Israele, ma voglio distruggere il sionismo come ideologia che sta portando Israele all’inferno. I miei migliori amici sono ebrei e israeliani, ma non sono sionisti.

 

Pier
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5 Comments

  • Anonimo ha detto:

    In Palestina si perseguitano, torturano e ammazzano i gay per colpa dell'occupazione. Magistrale.

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      E' sempre interessante vedere come qualcuno cerchi sempre di storpiare le idee altrui e che, quando lo fa, non ci metta praticamente mai la propria persona, la propria firma. Per il resto, Abdu ha spiegato il proprio punto di vista con poche parole, ma con chiarezza.
      p.s.: la testimonianza di Abdu nel documentario "The invisible men" è stata accusata di far parte della propaganda a favore del governo israeliano e dell'occupazione: se una persona rifiuta di diventare un semplice tamburo di guerra, deve per forza subire le accuse più assurde da parte di tutti i tamburini?

    • Michele Benini ha detto:

      Se l'anonimo sapesse leggere, vedrebbe la risposta "credo che la cosa più importante per noi palestinesi sia essere liberati dall'occupazione: solo allora potremo liberare noi stessi e le nostre menti".
      E' chiaro a tutti che non è l'occupazione a generare la persecuzione dei gay in Palestina, ma chi vuole vedere ha altrettanto chiaro che con l'occupazione è impossibile per i gay palestinesi liberarsi della persecuzione. Il che non vuol dire che ciò sarà possibile (e soprattutto che lo sarà facilmente) una volta che la Palestina sarà uno stato indipendente. Si chiama "condicio sine qua non", se non ricordo male…

  • Anonimo ha detto:

    Quanti omosessuali vivono in Palestina?
    Si stima più di 400.000.

    Quanti omosessuali palestinesi vivono in Israele?
    Le associazioni israeliane stimano circa 300.
    Lo 0,07% del totale.

    Quanti omosessuali palestinesi in Israele hanno ottenuto asilo o almeno un permesso di soggiorno o almeno la garanzia di non venire perseguitati come "infiltrati" (come li definisce la legge israeliana)?
    0.
    Lo 0,0% del totale.

    Ecco i numeri del paese che secondo tanti aiuterebbe i gay palestinesi.

    Marco

  • Anonimo ha detto:

    Solo quando ci sarà un governo forte in Palestina ma sopratutto un governo che accetti Israele, solo allora si potrà arrivare alla pace. credo che prima sarà impossibile.

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