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Quando a fine febbraio il presidente ugandese Yoweri Museveni firmò la “legge anti-omosessualità” (ilgrandecolibri.com), non era ancora chiaro come avrebbero reagito nel paese i membri del clero cattolico. In Uganda essere omosessuali era considerato un crimine già prima della nuova legge ma con la firma presidenziale è stato introdotto l’ergastolo sia per chi viene accusato di avere relazioni omosessuali sia per chi, come se le cose coincidessero, viene accusato di atti sessuali con minori o persone affette da HIV. Non solo: chi offre aiuto a gay, lesbiche, transgender e intersessuali è ora punito con 7 anni di reclusione. Museveni ha dichiarato che gay e lesbiche sono “mercenari e prostitute” che agiscono a pagamento, “sono persone eterosessuali che per via del denaro dicono di essere omosessuali” (aljazeera.com).

Il clero cattolico ugandese, che si oppose nel 2009 al primo progetto di legge, una volta rimossa la previsione della pena capitale si è allineato alle chiese evangeliche nel sostenere la repressione. Il 4 marzo scorso i vescovi hanno detto, secondo le parole di monsignor John Baptist Kauta, segretario generale della Conferenza Episcopale ugandese, di dover prendere del tempo per uno “studio approfondito sulla legge, in modo da poter darne un serio giudizio” (catholicnews.com).

Tempo scaduto lunedì scorso quando a Kampala si è tenuta una “festa di ringraziamento” per la nuova legge dove le loro azioni hanno parlato più di ogni silenzio. I media internazionali hanno riferito che il raduno è stato organizzato da una non meglio specificata “coalizione di leader religiosi” ma qualcuno si è accorto che in una foto, insieme a uno sceicco musulmano, un vescovo pentecostale e un vescovo anglicano, era presente monsignor Cyprian Kizito Lwanga. Nella foto si nota chiaramente come i religiosi stavano conferendo una targa a Museveni come segno di ringraziamento per la firma del disegno di legge. Online si trova anche un video (youtube.com) dove si vede il monsignore in preghiera per chi è stato “sviato dal vizio dell’omosessualità“.

Alla cerimonia, nel suo discorso, Museveni ha dichiarato di essere pronto alla mobilitazione contro gay e lesbiche occidentali che, secondo la sua analisi, cercano di promuovere l’omosessualità in Africa, interpretando quindi la propria legge come uno strumento di difesa contro una nuova forma di imperialismo. Le sue sono state parole dure e inconfondibili: “Non ho prestato attenzione prima a questo tema perché ero coinvolto in altre faccende e solo poco tempo fa ho saputo di questo grosso problema” e oltre a ciò “volevo essere sicuro che l’omosessualità non deriva da fattori genetici, ma è causata dalle influenze comportamentali“.

Si stima che circa il 44% degli ugandesi sia cattolico. Ciò suggerisce che il clero cattolico romano abbia un’influenza significativa sulle credenze popolari e lo sviluppo delle politiche pubbliche in Uganda. Offrendo un elogio pubblico alla firma di Museveni, Lwanga ha dato la sua benedizione ad una legislazione che viola sia i diritti umani che il Catechismo della Chiesa cattolica, il quale prevede che gay e lesbiche non debbano essere sottoposti alla violenza.

La situazione in Uganda non è purtroppo isolata: rispecchia i recenti sviluppi in Nigeria dove, nel mese di gennaio, il presidente Goodluck Jonathan ha promulgato una legge che prevede 14 anni di carcere per chiunque abbia una relazione omosessuale e una condanna a 10 anni per “persone o gruppi di persone che aiutano il funzionamento e il sostentamento di club, società, organizzazioni, raduni o incontri omosessuali“. Anche se la legge ha prodotto un forte aumento degli attacchi contro le persone LGBT nel Paese, i vescovi cattolici nigeriani hanno applaudito la decisione “coraggiosa di Jonathan e hanno definito la legge “un chiaro indice della capacità del nostro paese di proteggere l’istituto del matrimonio” (ilgrandecolibri.comcnsng.org).

In altri paesi africani, alcuni membri del clero hanno tentato di difendere i diritti umani fondamentali di gay e lesbiche. Un editoriale del The Southern Cross (scross.co.za), un giornale gestito dai vescovi di Sud Africa, Botswana e Swaziland, ha criticato la legge nigeriana e ha incoraggiato i cattolici africani a “contrastare il progresso in tutta l’Africa della draconiana legislazione volta a criminalizzare gli omosessuali“. Nonostante ciò, il Vaticano è rimasto in silenzio.

A fine gennaio è stato fondato un nuovo movimento chiamato No More Triangle Nations (nomoretrianglenations.com) per incoraggiare Papa Francesco a prendere posizione contro queste leggi. L’iniziativa lanciata dal gruppo invita gli utenti di Twitter ad utilizzare l’hashtag #PopeSpeakOut per chiedere una forte condanna alla legislazione anti-LGBT non solo in Nigeria e Uganda, ma anche in Russia, Giamaica e India.

Purtroppo la legislazione anti-omosessualità sta rapidamente diventando una minaccia globale per i diritti umani favorendo un clima fatto di capri espiatori e violenza. La situazione porta alla ribalta il dibattito circa l’efficacia del “papato dolce” di Papa Francesco. In ambito cattolico, se da una parte si pensa che le “espressioni di compassione” porteranno a una maggiore inclusione per i cattolici LGBT, dall’altra c’è chi sostiene che le sole parole, seppur provengano dal Papa, non bastano per un reale cambiamento.

Un dato è incontestabile: queste leggi offrono a Francesco un’opportunità per tradurre in azioni quel suo “Chi sono io per giudicare?“. Nessuno gli sta chiedendo di cambiare la dottrina o creare una rivoluzione. Ciò che chiedono i laici cattolici progressisti e parte del clero è di onorare gli insegnamenti del Catechismo, ossia “accogliere con rispetto, compassione, delicatezza” anche le persone omosessuali.

 

Matteo
Matteo Mainardi è attivista dell’Associazione radicale Certi Diritti e blogger (antiperbenista.blogspot.it)

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11 Comments

  • Anonimo ha detto:

    Paese che vai usanza che trovi……..Francesco nella sua patria se la intendeva anche con i dittatori e finanziatori non proprio trasparenti!

  • Lucio ha detto:

    cosa sta succedendo nel nostro pianeta? a quale punto di degrado siamo arrivati?
    quelle che vengono dall'Africa sono notizie che non vorrei mai leggere!

  • Anonimo ha detto:

    nel vangelo non c'è alcun riferimento alla sessualità delle persone, solo si parla di amore senza distinzione,forse non sono seguaci di cristo,sono solo seguaci dei loro porci comodi, a seconda di dove tira il vento,gesù è un altra cosa,e loro non sono niente,sabbia nel deserto,acqua nel mare,nulla nel nulla,non si può dare importanza al niente.forse non hanno mai letto il vangelo. gesù è stato il primo ed unico comunista e anticlericale

  • Marcy ha detto:

    Inviare una petizione al Pontefice, coperta da pubblicità, perché si esprima sul tema? E anche ad altre autorità religiose supreme (Patriarca Ecumenico e Sinodo Ecumenico, Primate di Canterbury, Consiglio Calvinista, Dalai Lama, etc…).

  • melodia792 ha detto:

    IL Papa, qualsiasi Papa non è la chiesa, forse lo era qualche secolo fa: la chiesa è il popolo di Dio, anzitutto, il papa è invece il servo dei servi dal momento che SS Francesco, SS Benedetto, ecc. non significa erroneamente Su Santità, ma "Servus servorum". Detto questo per precisione, visto che in Italia, non si studia più latino, come ai miei tempi di molti anni fà, chi si considera cattolico "progressista" ( mi domando Gesù era rivoluzionario, progressista, individualista, che era e chi è Gesù?) dovrebbe agire nel mondo per cominciare a credere che è possibile cominciare a costruire il Regno dei cieli o di Dio.

    • Michele Benini ha detto:

      Vuole il caso però che se dice una cosa il papa o se la dice l'ultimo dei battezzati non sia la stessa cosa… Che poi sia in contraddizione con quanto c'è scritto in quel libricino che narra la vita di Cristo lo sappiamo tutti. Ma al momento è così, almeno finché i cattolici non rivoluzionano la chiesa

  • Michele Benini ha detto:

    Personalmente non nutro nessuna maggiore fiducia in Bergoglio di quanta ne nutrissi in Ratzinger (quindi nessuna del tutto prima e ora) e non mi faccio incantare certo da poche parole dette in modo furbo ma senza rinnegare nulla della dottrina fin qui professata anche dall'attuale capo della chiesa cattolica. Sarò ben lieto di essere smentito, naturalmente…

  • erie5 ha detto:

    Qui da noi il Papa teme che una politica apertamente omofoba da parte della Chiesa porterebbe alla sua fine.
    Credo che "In Pectore" anche la nostra Chiesa, purtroppo, provi una certa e pericolosa solidarietà con quanto sta succedendo in Africa.
    Ottimo e sintetico il commento di Remo!
    erie5

  • massimo battaglio ha detto:

    Penso che se ne potrà riparlare, appena il pastore tedesco raggiungerà l'ora che pia.
    Per ora, Bergoglio stia già compiendo gesti enormi, come quello di aprire personalmente l'assemblea della CEI alla faccia del suo presidente. Qualcuno li giudica "di una maleducazione estrema". E lui rischia forte. E se accelerasse troppo i tempi, correrebbe il pericolo di provocare uno scisma. Ma non uno scismetto da fanatici come quello dei Lefevriani, ma una roba seria, con tutta la curia romana coalizzata intorno a un antipapa già bell'e pronto, vivo e pimpante e che non aspetta altro. Sulle nostre questioni, direi che è già tantissimo che abbia di fatto annullato i chilometri di inchiostro buttato nelle in immondizie proferite da quello là, liquidandoli con un "chi sono io per giudicare". Il resto, per ora, sta alla politica. Come è giusto che sia.

  • Remo ha detto:

    Io starei attento anche a chiedere aiuto alla Chiesa, perché è come la pecora che chiede aiuto al lupo per salvare gli agnellini.

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