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Disprezzo e scherno: quante volte si reagisce così di fronte a chi esprime sostegno ai partiti chiamati “populisti”? Con questa risposta, si riesce a far sentire queste persone non solo incomprese e abbandonate (anche giustamente, vista la crisi economica e l’esplodere delle disuguaglianze), ma anche offese e derise. “Siete beceri, razzisti e ignoranti“. Punto.

Si scava il solco tra “noi buoni” e “voi cattivi”. Essere dall’altro lato è una colpa senza possibilità di redenzione: le porte sono chiuse, i ponti sono bruciati, la sentenza è definitiva. Essere da questo lato significa stare nel giusto e osservare il male dell’altra sponda, che è anche il modo più semplice per evitare un’autocritica profonda e pesante.

Linguaggio d’odio

Eppure, da un lato e dall’altro, il linguaggio è molto simile: abbrutito. I politici si salutano con “vaffanculi” e “ciaoni”, si apostrofano come “pidioti” e “grullini”, in uno zoo popolato da “gufi” e “scrofe”. Senza risposte ai loro problemi, molti cittadini sui social network si lasciano travolgere dall’ondata di melma e passano il tempo a lanciare improperi e minacce di morte.

Nei gruppi omofobi si leggono cattiverie e insulti inauditi e nei gruppi LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) si reagisce in modo non migliore: raccolgono più like che reazioni di biasimo epiteti come “ciccione di fogna“, “vecchia troia“, “brutto mongoloide“, “sgualdrina da strada“, o frasi come “quanti calci in bocca vuoi?“, “dategli fuoco con un lanciafiamme ben carico“, “tua madre sta facendo pompini“, “ma non gli hanno ancora tagliato la lingua?“.

Il linguaggio carico di odio spacca la società, alimenta lo scontro, impedisce il dialogo, giustifica nuovi discorsi di odio. Poco importa chi ha detto e scritto le cose peggiori e chi ha iniziato questa gara a chi è più incivile, c’è solo una certezza: trionferà chi si dimostrerà più incivile.

Bufale e paura

Se il linguaggio è brutale, lo sono anche i metodi. Trionfano le bufale, strumento ampiamente tollerato a patto che serva per colpire gli avversari. Perché nel mondo delle fake news non ci sono solo le maestre che insegnano la masturbazione ai bambini o Laura Boldrini che vuole la sharia in Italia, ma anche i grillini ignoranti che, secondo il Corriere della Sera e tanti altri media, su Google hanno cercato in massa “impingement” al posto di “impeachment”.

Insieme alle bufale, trionfa la paura. Alla paura per un futuro di precarietà e di marginalizzazione, si aggiungono la paura dell’immigrato, del gender, del povero, del vaccino, del musulmano, del transessuale. O la paura della paura. La campagna elettorale è stato un coro monotono di “Vota per noi, perché gli altri saranno peggio”.

Progressisti di nome

Perché non è questione solo di linguaggio e di metodi: sono brutali anche le idee. Su gran parte dei temi le principali forze politiche si limitano a promettere le stesse cose con differenze limitate al grado e all’efficienza: in altre parole, cambia solo quanto si vuole e si riesce a marciare in una direzione che è la stessa. Su altri temi la codardia delle forze “progressiste” e “moderate” ha favorito il discorso d’odio delle forze oscurantiste.

Dalle “formazioni sociali specifiche” è facile scivolare fino alle “famiglie gay non esistono“. I decreti Minniti, invece, ci hanno già portati nel cuore del securitarismo di estrema destra. Le aperture a Putin non sono più vergognose della vendita di armi all’Egitto e all’Arabia Saudita. E la “flat tax” arriva dopo anni di indebolimento della progressività fiscale e di esplosione della disuguaglianza economica.

Tornare a parlarsi

E allora cosa vogliamo fare? Ci basta arroccarci nelle torri d’avorio della nostra superiorità intellettuale e morale, vera o presunta che sia? Ci basta sfogarci con qualche insulto? Ci basta fare sfoggio del nostro brio con l’ennesima battuta di spirito? E ci basterà dire che eravamo tranquilli sulla sponda dei buoni, mentre la violenza e la persecuzione aumenteranno?

Se non ci basta, dobbiamo rimboccarci le maniche e immaginare nuovi strumenti per creare un mondo diverso. Dobbiamo riscoprire la capacità di ascoltare e capire e la voglia di parlare e spiegare. Dobbiamo inventare un linguaggio che solleciti l’intelligenza e l’empatia delle persone invece di negarle, che punti alla comprensione e alla condivisione invece che allo scherno e all’umiliazione. E dobbiamo capire che tutto questo non implica e non deve implicare nessun cedimento sui diritti umani, nessun passo indietro, ma anzi il contrario.

Pier Cesare Notaro
©2018 Il Grande Colibrì
foto: rielaborazione da verkeorg (CC BY-SA 2.0)

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One Comment

  • antonella montagna ha detto:

    Suggerisci l’unico modo possibile per ottenere un miglioramento. Al di là delle battute e battutacce poi c’è chi già lo mette in pratica e, talvolta solo talvolta, ottiene buoni risultati. Ma sono pochi. La massa si sfoga verbalmente, odia e alla fine pensa ai fatti suoi. Una sensibilizzazione va fatta, ma non solo sui social, nelle scuole, università, dovunque ci siano giovani. I gruppi lgbtq dovrebbero dare l’esempio tentando di unificare lo sforzo. Mi accorgo invece che spesso sono l’uno contro l’altro armati

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