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Diritti umani, premiata l’attivista ugandese Kasha
El-Tawhid Juma Circle, quando la moschea è gay-friendly
Tra omofobia e aperture, cristiani divisi sui diritti LGBTQ*
Calcio, le squadre di Amburgo sostengono i giocatori gay

MONDO La decisione del governo britannico di tagliare i fondi per la cooperazione internazionale diretti ai paesi che discriminano gli omosessuali (Il grande colibrì) ha aperto un dibattito molto acceso nel Regno Unito e non solo: tra gli interventi più critici si ricorda quello di Mac-Darling Cobbinah, uno dei principali attivisti per i diritti umani in Ghana (Il grande colibrì). Alla fine è dovuto intervenire Andrew Mitchell, segretario di Stato allo sviluppo internazionale, per chiarire: Londra continuerà a sovvenzionare la lotta alla fame e alla povertà in tutti i paesi più poveri, ma in quelli in cui le leggi perseguitano le persone LGBTQ* eviterà di finanziare progetti che vedono coinvolti i governi omofobi, cercando di trovare soluzioni alternative. La decisione, in ogni caso, dà forza alla propaganda dei governi omofobi (quasi tutti dittature) che potranno additare la “lobby gay internazionale” come responsabile di tagli nei programmi di assistenza, con un pesante effetto boomerang sulla condizione di vita delle persone LGBTQ* nei paesi più poveri (PinkNews).

MOVIMENTO Tra i paesi più poveri e più omofobi del mondo spicca l’Uganda, paese dove solo a fine agosto è stato accantonato – e forse non definitivamente – il progetto di legge che avrebbe introdotto la pena di morte per gli omosessuali (Il grande colibrì), mentre aggressioni, torture e arresti arbitrari rimangono all’ordine del giorno. L’Uganda, però, non è terra solo di perseguitati, ma anche di attivisti che rappresentano un faro per chiunque abbia a cuore i diritti umani: è da questo paese che veniva David Kato, assassinato all’inizio dell’anno dopo una vita dedicata alla difesa dei diritti delle persone LGBTQ*, ed è da questo paese che arriva Kasha Jacqueline Nabagesera, fondatrice e direttrice di Freedom and Roam Uganda. Kasha è stata premiata per il suo lavoro, portato avanti con determinazione nonostante gravi e purtroppo credibili minacce, con il Martin Ennals Award, prestigioso premio assegnato dalle più importanti ONG per i diritti, tra cui Amnesty International.

MOIMolti musulmani queer o socialmente progressisti abbandonano la religione perché sentono che non c’è spazio per loro e spesso perdono la propria spiritualità nel processo. Ero stufo della gente che diceva: ‘Abbiamo bisogno di spazi più inclusivi o di donne imam’. Ma chi ti impedisce di ottenere queste cose? Se non c’è spazio per te, crealo lo spazio!“: ha le idee davvero chiare El-Farouk Khaki, intervistato da Advocate. E lui il suo spazio l’ha creato, insieme al suo compagno Troy Jackson e alla studiosa Laury Silvers: nel 2009 ha fondato a Toronto, in Canada, el-Tawhid Juma Circle, una moschea, ora presente anche ad Atlanta e a Washington, dove non c’è segregazione tra uomini e donne e dove omosessuali e transessuali sono accolti a braccia aperte. L’apertura a tutte le differenze sessuali non significa però che el-Tawhid Juma Circle sia una moschea solo gay: “Non mi sarebbe piaciuta. Volevo vedere una moschea che fosse inclusiva per tutti” (segui MOI Musulmani Omosessuali in Italia).

CULTURA L’apertura alle differenze sessuali è un tema di enorme importanza anche per le chiese cristiane. L’atteggiamento varia moltissimo da chiesa a chiesa e, a volte, da paese a paese: si va dalla persecuzione violenta in Africa (Il grande colibrì), ai dubbi dei metodisti e dei valdesi in Italia (Il grande colibrì), fino alle grandi aperture che si registrano nella Chiesa presbiteriana americana (Il grande colibrì). E se la Chiesa del popolo danese (luterani) ha deciso di celebrare i matrimoni tra persone dello stesso sesso, come annunciato da Manu Sareen, ministro agli Affari religiosi e massima autorità amministrativa di questa Chiesa di Stato (Politiken), l’Arcidiocesi cattolica di Torino sceglie invece di chiedere l’eliminazione di ogni ostacolo e persino finanziamenti pubblici a favore delle “terapie riparative” che promettono di “curare” l’omosessualità, nonostante si tratti di pratiche non solo anti-scientifiche, ma soprattutto lesive della psiche e della dignità dei “pazienti” (La Stampa).

CRONACA Le due grandi squadre di calcio di Amburgo, HSV Amburgo e FC St. Pauli, scendono in campo accanto ai giocatori dilettanti omosessuali: rappresentanti di entrambe le squadre, infatti, parteciperanno il 5 novembre alla cerimonia di presentazione del StartschussMasters, il torneo di calcio gay che si tiene ogni anno nella città tedesca e che vede impegnate accanto alle associazioni anche le autorità pubbliche. L’iniziativa è certamente simbolica, ma di enorme importanza di fronte a un mondo del pallone che si dimostra continuamente ostile alle persone LGBTQ*, come dimostrano le recenti dichiarazioni del capitano della nazionale tedesca, Philipp Lahm, secondo il quale un giocatore omosessuale farebbe meglio a non dichiarare il proprio orientamento sessuale (Il grande colibrì). Occorre ricordare che l’FC St. Pauli da anni ha inserito nel suo statuto una norma anti-discriminatoria riferita anche all’orientamento sessuale e collabora con l’associazione di propri tifosi gay QUEERPASS.

 

Pier
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One Comment

  • Erica ha detto:

    ieri pomeriggio dalle 15 alle 21 ho ospitato due gruppi di amici potenzialmente in lotta . Tre ganesi e due bambini , una lesbica all'inizio in incognito , alla fine due gay .Ho proposto io l'imbroglio tra Alice e James , il più fondamentalista omofobo della mia chiesa. Lei ha accettato , si è buttata in una accesa discussione biblica con le solite letture, Levitico Romani ecc…ad un certo punto c'è stato un lampo di genio e l'amico si è reso conto che la donna con cui discuteva …forse …non era etero. Non ho mai visto un nero arrossire ma credo sia capitato , mi ha guardata e ha capito che la fetente ero io…ha continuato dicendo 'ti salverò, ti troverò un marito…bla bla bla' tremendo! L'avrei volentieri taciuto ma Alice voleva arrivare ad un totale chiarimento del problema . Sono poi arrivati i due amici gay uno valdese ed uno , suo compagno, felicemente laico e sereno.Intanto che discutevano animatamente io parlavo con Augustina, mi raccontava di ragazzi che andavano a scuola e tornavano e non riuscivano a sedersi perché era successo qualcosa , mi raccontava di come , se si era gay o lesbiche si poteva prendere l'hiv e morire mi diceva che tutto questo spaventava le donne africane ma nessuno diceva loro cosa dovevano fare o non fare, dire o non dire…il problema è che la storia si ripete anche qui da noi e nessuno si prende la briga di dire e di fare. Il trenta di questo mese ci ritroveremo , penso a Brescia e in un gruppo allargato , forse inviterò i ragazzi di Orlando o dell'Arcigay. Se hai, avete consigli regalatemene tanti , tutti ben accetti;-))<3

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