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Kenya, ragazzo omosessuale candidato alla vicepresidenza
Trionfo agli Oscar del cinema indiano per il regista gay Onir
Diritti dei palestinesi, scontro all’LGBT Center di New York

MONDO Nella più totale disattenzione mediatica, si è verificato un fatto di estrema gravità che ha incrinato il più importante consesso mondiale tra Stati. L’alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite Navi Pillay ha pronunciato mercoledì a Ginevra un discorso sulle discriminazioni nel mondo a causa dell’orientamento sessuale. La dichiarazione, diretta emanazione della risoluzione approvata nel giugno scorso (Il grande colibrì), presentava uno studio in cui si analizzano le discriminazioni subite dagli appartenenti ai gruppi LGBTQ* nel mondo, presentando casi di pratiche discriminatorie negli ambienti scolastici o di lavoro, di attacchi violenti a persone omosessuali, di “stupri correttivi” per lesbiche, di violenze sessuali e lapidazioni di transgender, di forze di polizia complici o attori primari di questi e altri episodi di ingiustizia (OHCHR). Ma mentre la commissaria Pillay iniziava il suo intervento, i rappresentanti delle nazioni arabe e africane, come annunciato (Il grande colibrì), si sono alzati ed hanno abbandonato l’aula, protestando che, con la scusa del rispetto, si volessero promuovere comportamenti moralmente inaccettabili: una rottura storica, ma forse inevitabile finché le religioni non saranno davvero separate dagli stati (Al Arabiya News).

MONDO E certo non sembra per niente facile, in queste condizioni, il tentativo di condizionare i paesi africani da parte dell’amministrazione americana affinché attenuino le politiche anti-LGBTQ*, tentativo che, sebbene proceda deciso e prometta nuovi interventi a breve, non sta riscuotendo grandi simpatie nemmeno da parte della comunità omosessuale dei Paesi verso cui è indirizzata, preoccupati degli effetti negativi a breve e medio termine più che fiduciosi in quelli sulla lunga distanza (The Atlantic). E vita facile non avrà nemmeno il giovane Denis Nzioka, giovane gay kenyota che intende candidarsi per le elezioni presidenziali del suo Paese, anche se per ragioni di età potrà al massimo puntare sulla vicepresidenza: con i suoi 27 anni non raggiunge l’età minima, fissata a 35, per candidarsi a presidente (Vanguardia). Denis punta più ancora che ad un’improbabile elezione, ad una visibilità e ad un dibattito che mancano decisamente dalla discussione politica, essendo il Kenya uno dei tanti stati dove l’omosessualità non solo non è ammessa, ma è punita con il carcere fino a 14 anni (Il grande colibrì).

CULTURA Che la società indiana si stia progressivamente aprendo nei confronti degli omosessuali lo dimostrano notizie e sondaggi (Il grande colibrì). Ma ben pochi potevano prevedere che l’assegnazione degli Oscar per il cinema indiano avrebbero portato alla ribalta il regista gay Onir e il suo film “I am” (YouTube), che racconta quattro storie separate su un abuso infantile, sui diritti gay, sul Kashmir e su un donatore di sperma (tutti argomenti molto difficili da trattare nel Paese). Il regista, che, rientrato in India dopo vari lavori all’estero, si era sempre sentito richiedere più o meno esplicitamente di nascondere la propria omosessualità, aveva avuto mesi fa un moto di protesta, quando aveva deciso di postare come status del suo profilo la frase “Sono gay e rifiuto di essere invisibile”. Onir ha così commentato l’inatteso riconoscimento: “Questo premio mi dà molta forza, questo è stato il mio film più difficile perché non si trovava disponibilità a far circolare la pellicola. Questo è un film fatto dalla gente ed è la gente che ha aiutato a realizzarlo che ha vinto” (GayStarNews).

MOI Il Medio Oriente divide la scena queer newyorkese. La questione palestinese è riesplosa nella comunità LGBTQ* della Grande Mela sabato, dopo la manifestazione filo-palestinese nell’LGBT Community Center che, oltre alla solidarietà nei confronti di omo e transessuali dei territori del sempre atteso stato palestinese, chiedeva di porre fine al divieto di manifestare che era stato imposto al Community Center da uno dei suoi finanziatori, l’industriale del porno Michael Lucas, ferocemente e rigidamente filo-israeliano. La discussione sui diritti ha riproposto modelli già visti (per approfondire: Il grande colibrì): da una parte la richiesta del diritto di autodeterminazione che sopravanza i diritti omosessuali, negati nel territorio soggetto all’autorità palestinese, dall’altra l’immagine filo-LGBTQ* di Israele che dovrebbe cancellare le immagini di crudeltà nei confronti della popolazione palestinese. E come sempre a perderci sono i diritti umani e le persone che dovrebbero vederli riconosciuti… (New York Magazine).

In breve:
1) Tutto ciò che riguarda il sesso (dalla contraccezione all’omosessualità) sembra spaventare terribilmente i repubblicani americani. Nelle Utah il Senato a maggioranza conservatrice ha votato una legge che proibisce di parlare di questi temi nelle scuole dello Stato o di rispondere alle domande dei ragazzi sull’argomento… (The Daily Cougar).
2) Il Movimento per il Giudaismo Riformato inglese, che rappresenta circa il 20% della comunità ebraica nazionale, ha dichiarato il suo sostegno alle iniziative politiche e mediatiche in favore dell’uguaglianza matrimoniale, che hanno nei giorni scorsi invece attratto gli strali della comunità cristiana.
3) Lo scorso fine settimana ha aperto i battenti nel quartiere di Chelsea di New York il primo centro per anziani LGBT della nazione, nato dalla collaborazione tra il SAGE (Services and Advocacy for GLBT Elders) e il dipartimento per l’invecchiamento di NYC; il centro fa parte di un progetto anziani molto elaborato proposto dal sindaco Michael Bloomberg (NPQ).
4) Anche a Shangai il Pride verrà celebrato a giugno. Con una sensibile modifica di calendario (in precedenza si sfilava ad ottobre) gli organizzatori dell’unica parata per i diritti LGBTQ* della Cina (che ha subito in passato anche qualche episodio di intolleranza) si svolgerà dal 16 al 23 giugno (GayStarNews).
5) Con una discreta dose di fantasia (che pare tuttavia diffusa in 14 paesi del mondo) si può anche utilizzare male il preservativo ed impedirgli di svolgere per bene il suo ruolo. Un’indagine americana mette in luce la drammatica situazione, distribuendo consigli per usare correttamente il profilattico, quale che sia lo scopo dell’utilizzo (Corriere della sera).

Michele Benini
©2012 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

2 Comments

  • Che Guevara ha detto:

    Ahmed è giusto. Pe me essendo che marocchino, ma non perfettamente leggendo l'italiano, questo sito è una letura quotidiana, perché le date importanti notizie e voi siete molto saggi commentanti.

  • Ahmed ha detto:

    Mi piace molto questo sito perché è sempre prestare attenzione a ciò cheaccade nel mondo e perché le date importanti notizie che non riesco a trovare da nessun'altra parte. Grazie!

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