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Avete presente la parola ‘eterotopia‘? Sarebbe un luogo reale dove si possono trovare più realtà insieme, realtà reali e non! Come il cimitero, dove troviamo separazione ed unione della realtà dei vivi e dei morti, dove si rispecchia il mondo vivente in modo più complesso“. Azhar ci spiega il concetto di “omosessualità” in Algeria e per farlo ricorre al concetto di “eterotopia”, elaborato dal filosofo francese (e omosessuale) Michel Foucault: è un gioco di specchi (e, guarda caso, gli specchi sono altre eterotopie), un gioco di rimandi culturali da una sponda all’altra di questo grande lago (o enorme voragine) che si chiama Mar Mediterraneo, un gioco in cui le culture dimostrano di non essere monoliti, ma sostanze liquide e dense che si sciolgono in persone, storie, sentimenti.

Il gioco è fatto anche di lingue che si mescolano, di parole prese in prestito da una sponda all’altra. Come il termine francese “pédé“(finocchio), catapultato in Algeria per indicare l’omosessuale, ma con una sfumatura particolare: “Questa offesa, a quanto ricordo, è da sempre usata per distinguere i gay passivi da chi non lo è“. La diversa tonalità semantica è rivelatrice di una diversa tonalità concettuale: “In Algeria non c’era una vera concezione dell’omosessualità come in Europa. Questo, secondo me, non perché non ci fosse una vita omosessuale, ma perché non se ne parlava in una società come la nostra che opprime tutto ciò che è in contraddizione con una delle quattro maggiori correnti religiose presenti nel mondo islamico“.

E qui torniamo a parlare di eterotopia: “L’Algeria, fino a poco tempo fa, era una realtà eterotopica, dove sapevi di trovare la stessa diversità che c’è in Europa, ma dove non potevi neppure osare indicarti fuori dai margini ammessi dal regime tradizionalista islamico“. A dirla tutta, non potevi neppure osare immaginare una cosa così audace: “Quando ero giù non desideravo vivere la mia vita per sempre con un uomo, perché non riuscivo ad immaginare una cosa del genere. Mi sono sempre immaginato nel futuro come un padre di famiglia attratto da altri uomini…“. D’altra parte, come si potrebbe sognare una coppia omosessuale quando la propria cultura non distingue tra eterosessuali e omosessuali? “Ci si definiva solamente come uomini o donne, con desideri sessuali ed erotici variabili“.

La distinzione tra omosessuale, eterosessuale, transgender e transsessuale, non veniva concepita perché non entrava nel dizionario della nostra lingua, nel pensiero della nostra società” continua a raccontare Azhar, che, senza essere né filosofo né sociologo, dimostra una capacità di analisi molto profonda. L’esempio che propone è illuminante: “Abu Nawas, uno dei più famosi poeti arabi musulmani ed il più importante autore della letteratura omosessuale araba, visse pubblicamente la propria omosessualità, ma agli occhi della società ed ai propri stessi occhi non era altro che un uomo che trovava il sesso più delizioso con i ragazzi giovani che con le brunette fanciulle, come dichiarava nei suoi versi che recitava nei locali e nei mercati davanti a tutti!“.

Dai tempi di Abu Nawas sono passati 1200 anni e le cose sono cambiate profondamente, soprattutto nel corso dell’ultimo decennio. “La società algerina si è aperta sul mondo occidentale, tramite Internet, il digitale terrestre, eccetera, e si è trovata davanti ad una visione prospettica diversa dalla sua. Per quanto riguarda l’omosessualità, abbiamo adottato di recente il sistema di classificazione occidentale che prima non si usava, anche se si praticava quotidianamente. Ormai, insomma, in Algeria l’omosessualità è concepita come in Europa“.

Ma se l’omosessualità è diventata concepibile, la libertà sessuale di Abu Nawas ha subito una sorte opposta, diventando inconcepibile: “L’omosessualità non viene accettata perché andrebbe contro la natura. Per questo, come sapranno tutti, è punibile con una multa abbastanza elevata e detenzione fino a due anni di carcere“. La comunità LGBTQ*, a parte piccoli tentativi di visibilità (cfr. Il grande colibrì), rimane nascosta: “Posso fermamente assicurare che la comunità gay algerina esiste ma non è ancora in grado di uscire allo scoperto per paura della reazione dello Stato, che potrebbe arrestare e condannare gli autori di una rivolta del genere facilmente e senza pensarci due volte, prima che se ne possa discutere, dato che i canali televisivi e i media algerini sono letteralmente tenuti sotto mira in ogni istante“.

 

Pier
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One Comment

  • Fabio Pellegatta ha detto:

    Ogni cosa esiste attraverso l'espressione delle sue emozioni o attraverso il sistema di definizioni che la descrivono? E' più vicina al sentimento omoaffettivo il mondo arabo o quello occidentale? Aldilà dei significati più o meno repressivi residenti in ogni cultura, la visione di quello che noi definiamo omosessualità acquisisce forme diverse a seconda dell'assetto culturale che la vive. Noi occidentali saremmo tentati a dire che il nostro concetto di omosessualità sia più rispettoso della stessa omosessualità in quanto più "libero", dimenticando che è figlio della nostra cultura. Quello che mi domando è quanto sia rispettosa dell'omoaffettività la cultura araba o quanto quella occidentale. Le nostre definizioni di "omosessualità" quanto sono vicine alla "pura" espressione di un sentimento e non risentano viceversa del retaggio/limitazione/schematismo che la nostra cultura porta con se? Se fossimo in "un altro luogo" senza gravità culturale, come si esprimerebbe il nostro sentimento omoaffettivo? Esisterebbe l'omosessualità?

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