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Le notizie di questa settimana:
1. Siria, ancora Assad: l’Occidente pronto al dietrofront?
2. Siria, le persecuzioni mortali contro gay e vignettisti
3. Siria, jihadisti delusi in fuga dal gruppo Stato Islamico
4. ONU, la beffa dell’Arabia Saudita a vigilare sui diritti
5. Egitto, Sisi garantisce navi da guerra, non democrazia

Siria, ancora Assad: l’Occidente pronto al dietrofront?
Secondo molti osservatori l’Europa sarebbe pronta ad accettare che il presidente siriano Bashar Al-Assad resti al suo posto: “Anche se Assad uccidesse altre centinaia di migliaia di siriani, per gli europei questo sarebbe un costo più basso che vedere tutto il mondo rimproverargli le immagini dei rifugiati terrorizzati o morti“, sintetizza now.mmedia.me. La stessa scelta tenterebbe anche Obama, secondo wsj.com, che lo accusa di piegarsi ai voleri di Putin; d’altra parte, nota expert.ru, l’Occidente non avrebbe nulla da offrire al presidente russo in cambio della testa di Assad. Al contrario, per haaretz.com il piano russo per una coalizione internazionale contro il terrorismo sarebbe una prova della debolezza di Putin, che, nonostante il suo esercito abbia raggiunto i limiti di impegno in Ucraina, tenterebbe il tutto per tutto per ricostruire un piano d’azione comune con l’Occidente.

Siria, le persecuzioni mortali contro gay e vignettisti
La fuga è l’unica speranza per le persone omosessuali in Siria. Gli attivisti dei diritti umani concordano nel dire che le violenze contro le persone LGBT arrivano da tutti i protagonisti della guerra civile: dal gruppo Stato Islamico al Fronte Al-Nusra, dal regime di Assad all’Esercito siriano libero [ilgrandecolibri.com]. Ma la vita in Siria è costantemente a rischio per gli stessi attivisti: l’ultima vittima è il difensore dei diritti umani Akram Raslan, che era impegnato anche come vignettista e attraverso questo strumento aveva lottato contro il regime di Assad, da cui è stato imprigionato nell’ottobre del 2012, finché le torture non ne hanno, nei giorni scorsi, vinto la resistenza [gc4hr.org].

Siria, jihadisti delusi in fuga dal gruppo Stato Islamico
Si stima che negli ultimi due anni circa 20mila occidentali siano andati ad ingrossare le fila del gruppo Stato Islamico, ma è poco noto che tra il 25 e il 40% di loro sono già tornati in patria: la diserzione è all’ordine del giorno, causata dall’indisponibilità dei vertici a collaborare con altri ribelli sunniti, dai favoritismi che caratterizzano la gestione del gruppo e dalla perdita di entusiasmo dovuta al fatto che le cose sono ben lontane dall’andare come la propaganda dell’ISIS pubblicizza [nytimes.com].

ONU, la beffa dell’Arabia Saudita a vigilare sui diritti
In Arabia Saudita Ali Mohammed Al-Nimr è stato condannato a morte per aver partecipato alle proteste della “primavera araba” nel 2012, quando aveva 17 anni. La confessione del giovane, estorta con la tortura, è da considerarsi non valida, secondo gli esperti di diritti umani dell’ONU [un.org]. Eppure proprio un rappresentante saudita è stato eletto nel Comitato dei diritti umani delle Nazioni unite, come ha denunciato UN Watch: “L’Arabia Saudita ha senza dubbio il primato negativo per libertà di religione e diritti delle donne e continua a imprigionare il blogger innocente Raif Badawi” [unwatch.org]. Purtroppo non sembra che verrà alcuna condanna dagli Stati Uniti: il vice- portavoce del Dipartimento di Stato, Mark Toner, ha infatti avuto parole di benvenuto per il nuovo membro del Comitato dei diritti umani, ricordando ai giornalisti che i sauditi sono degli alleati [theintercept.com].

Egitto, Sisi garantisce navi da guerra, non democrazia
Tra ottobre e dicembre gli egiziani eleggeranno il loro parlamento, ma c’è già chi storce il naso: è il presidente Abd Al-Fattah Al-Sisi, che si è lamentato del fatto che la costituzione sarebbe stata scritta “con buone intenzioni“. Ma, tuona Sisi, “lo stato non si costruisce con le buone intenzioni“. Secondo Mohammed Talba Radwan, su arabi21.com, il presidente non accetterebbe il fatto che la legge suprema permetterebbe al parlamento di destituirlo e quindi vorrebbe cambiare la costituzione per poter accentrare tutti i poteri nelle proprie mani. Intanto proprio l’Egitto ha acquistato dalla Francia due navi da guerra Mistral [liberation.fr]: “Si tratta di un ulteriore segnale che l’Egitto ed i governi arabi cercano di ridurre la propria dipendenza dagli Stati Uniti, che finora sono stati i fornitori militari della regione“, commenta wsj.com. Gli armamenti continuano ad arrivare, la democrazia no.

 

Michele e Pier
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2 Comments

  • carlo corbellari ha detto:

    drammatico questo numero di colibrì…il gioco sporco del'occidente è sempre e ovunque; putin non c'entra niente, tutto potrebbe essere risolto se l'occidente europeo lo volesse..neanche l'america non c'entra niente. è l'europa che nel suo dna non ha più umanità, cultura, pensiero umano…il continente si accontenta di fare commedia e portare morte facendo fare il lavoro sporco ad altri…

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