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Prima di tutti, vennero a prendere gli zingari
e fui contento perché rubacchiavano.
Parafrasi anonima da Martin Niemöller

“Chi non è sano e degno di corpo e di spirito, non ha diritto di perpetuare le sue sofferenze nel corpo del suo bambino. Qui, lo Stato nazionale deve fornire un enorme lavoro educativo, che un giorno apparirà quale un’opera grandiosa, più grandiosa delle più vittoriose guerre della nostra epoca borghese”. Questo brano del “Mein Kampf” di Adolf Hitler è fondamentale per capire la politica eugenetica del nazismo e il suo programma “Aktion T4”. Decine di migliaia di lebensunwerten Leben, di vite indegne di essere vissute, stroncate: malati psichiatrici, disabili fisici, disadattati sociali, persino ragazzini un po’ troppo vivaci…

Quello che sorprende a ricordare queste atroci vicende è la mancata percezione, da parte di tanti esimi scienziati, di tanti rispettabili medici, di tanti volenterosi infermieri, di tanti onesti cittadini e persino di tanti pii religiosi, dell’atrocità di quanto si stava compiendo. Anzi, anche se il programma di sterminio (1938-1945) venne attuato più o meno di nascosto, l’azione precedente di sterilizzazione coatta ad ampio raggio tra il 1933 e il 1939 ottenne il sostanziale appoggio della maggioranza della popolazione [Wikipedia]. In fondo, si diceva, era un atto di carità verso vite indegne di essere vissute…

Neppure il governo slovacco di oggi manca di carità, anzi di “Sloboda a Solidarita” (Sas), di libertà e solidarietà, come recita il nome di uno dei partiti della maggioranza di centro-destra, salita al potere facendo campagna elettorale anche contro lo spreco di cibo e di soldi rappresentato dalla necessità di sfamare i più poveri – i mangiatori a sbafo, li chiamavano i nazisti. E tutta questa solidarietà si manifesta nella volontà di SaS di avviare un ampio programma di sterilizzazione delle donne povere che vivono in comunità socialmente emarginate, lunga perifrasi per indicare una parola cortissima: rom [Il Piccolo].

Il governo slovacco, memore dei programmi di sterilizzazione coatta avvenuti nel paese sotto il nazismo, sotto il comunismo e persino fino alla seconda metà degli anni Novanta, ci tiene a sottolineare come, questa volta, si tratti di un programma ad accesso assolutamente volontario per aiutare le famiglie disagiate, spesso oberate da una prole troppo numerosa. E poi si vuole evitare la nascita di bambini cui i genitori non potranno garantire un futuro agiato: si dice e non si dice, ma si vuole caritativamente evitare che i rom, poveri e impossibili da civilizzare, perpetuino le proprie sofferenze nel corpo dei propri bambini…

Sul carattere volontario del programma di sterilizzazione, ancora in fase di progettazione, qualche dubbio è lecito. Non solo è difficile sostenere che una qualsiasi spinta al conformismo sia conciliabile con il totale rispetto della libertà altui, ma quando la scelta “volontaria” avviene con pesanti pressioni sociali e politiche esterne e con la lusinga del denaro la coercizione non è solo un lontano spettro…

Ma il problema principale non sta neppure nel carattere volontario o meno della sterilizzazione. Il dramma sta nel semplice fatto che venga politicamente ideata una proposta finalizzata a ridurre una presenza sgradita: nell’inferno ideologico della destra slovacca (non molto dissimile dal leghismo italiano, tanto imitato anche da larghe fette dell’opposizione), alcune vite umane, presenti o future, sono ridotte a forme di esistenza nocive per l’ordine sociale. Forme da allontanare, da isolare, anche da reprimere, se possibile.

Di fronte a quest’orrore, occorre che la comunità LGBTQ* sia capace di alzare la voce con forza e chiarezza. Non solo perché questo è un preciso dovere di ogni essere umano, ma anche perché la volontà di generare una comunità pura dal punto di vista razziale, sociale e/o etico, attraverso programmi più o meno eugenetici, più o meno violenti, è ben nota alle persone LGBTQ*. La stessa sterilizzazione è stata utilizzata per combattere l’omosessualità, come la castrazione, l’elettroshock, le cure ormonali, la criminalizzazione dell’AIDS (conosciuto agli inizi come “cancro gay”), il lavaggio di cervello tramite preghiera…

Se nessuna vita è mai indegna di essere vissuta, è altrettanto vero che non c’è vita più degna di essere vissuta di quella di chi non è disposto a tacere di fronte a qualsiasi ingiustizia [Il Grande Colibrì], di chi riconosce nel valore dell’esistenza dell’Altro il valore della propria stessa esistenza.

 

Pier
©2011 Il Grande Colibrì

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