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Ciao
Ciaaaooo
Che cerchi?
Sex
Anche io
Come sei?
175×80, orso, tu?
170×65, senza peli
Att o pass?

Chiunque abbia girato un po’ in chat ha probabilmente avuto, prima o poi, un piccolo dialogo di questo tipo. Non negate, lo so che fate le cose zozze al pc!

Il dialogo che vi ho riportato, e che è un dialogo tipo, come le migliaia che ogni giorno si svolgono, è un esempio tipico di uso degli stereotipi. A prima vista si sarebbe tentati di provare del disgusto per questo atteggiamento (i moralisti basano su questo la loro visione del mondo), ma a pensarci bene forse il panorama è più variegato.

Lo stereotipo non è necessariamente negativo e nasce forse, almeno in principio, come esigenza conoscitiva. Per poter agire in modo sensato le persone raggruppano le cose simili in categorie a cui attribuiscono poi delle caratteristiche sulle quali basare le proprie scelte in merito.

E in sé questo meccanismo è perfino necessario. Immaginate cosa succederebbe se dovessimo ogni volta ricominciare a conoscere ogni cosa? Senza considerare che non potremmo più comunicare. Se quando dico “gatto” tutti capiscono è proprio perché da millenni esiste uno stereotipo che corrisponde alla parola “gatto” e che riempie di significato il suono, in sé insignificante, di quelle cinque lettere.

Allo stesso modo chi va in chat non ha voglia di conoscere ognuno dal principio. Forse quello può succedere dopo, quando si incontra la persona e ci si trova bene, ma la chat non è il posto adatto a parlare di filosofia e massimi sistemi (approfondisci).

Nel nostro dialoghetto troviamo già almeno tre stereotipi che rendono il tutto sbrigativo: “orso” riassume una serie di caratteristiche fisiche eliminando l’incomodo di dover spiegare tutto. Con una parola si dice “sovrappeso, peloso, con la barba” e forse molto altro. “Att o pass” (attivo o passivo) definisce un ruolo, strettamente sessuale, senza implicazioni di altra natura (per quello ci sono altre decine di stereotipi).

Il problema sorge se gli stereotipi assurgono a verità, se si è convinti cioè che corrispondano alla realtà delle persone. Se si ragiona così si rischia di sprofondare in concetti fasulli e magari anche in pregiudizi dannosi come razzismo e omofobia. Bisogna evitare di considerare lo stereotipo come identità, come caratteristica ovvia.

Ogni stereotipo è la generalizzazione di caratteristiche comuni a chi o cosa appartiene a una certa categoria. Ma se la generalizzazione è troppo vasta e superficiale o se, addirittura, si attribuiscono caratteristiche false alle persone, allora si produce un distacco dalla realtà che spesso porta a fare danni e provocare sofferenza a molti. Lo viviamo tutti i giorni sentendo cose tipo “i gay sono tutti effeminati” o “gli islamici sono integralisti” (approfondisci). Facciamo attenzione a non generalizzare troppo e soprattutto a non basarci solo su immagini vaghe e pregiudizi fasulli!

Anche il desiderio sessuale gioca con gli stereotipi e le immagini preconcette. A volte è divertente, stimola la fantasia, ma altre si incollano a delle persone caratteristiche che non sono vere e che provocano disagio e dolore. Un po’ come quando si dice che “i neri sono tutti maschioni attivi” e convinti di ciò non si cerca altro dai ragazzi di colore e non si è disposti a conoscere ed ascoltare per capire la realtà (approfondisci).

Lo ammetto, il maschione nero mi eccita parecchio, ma non escluderei certo dalle mie possibilità di amicizia (e di “divertimento”) un ragazzo di colore passivo e femmineo! Giocherei semplicemente con altri stereotipi, sempre considerandoli come gioco, divertimento, e sempre lasciandoli nel loro ambito, quello della fantasia sessuale e del gioco erotico. Nulla di più.

Fuori dal letto le persone son persone e non “orsi”, “attivi”, “passivi” o altro. Se si pensasse così, se si considerassero le persone usando coscientemente gli stereotipi solo come definizioni sbrigative o come fantasie, forse si scoprirebbe un mondo intero fatto di differenze che arricchiscono e sfumature di ogni colore e si vivrebbe meglio. Se si aprono un momento gli occhi e si dimenticano le categorie ci si accorge dell’unicità di ogni essere umano e del fatto che ognuno ha un punto di interesse indipendentemente dallo stereotipo a cui aderisce più o meno volontariamente. Ci proviamo?

 

Enrico
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5 Comments

  • marginalia ha detto:

    Il problema con gli stereotipi è che finiscono (indipendentemente dalle intenzioni) per "fissarsi" in maniera rigida creando dei "tipi" umani che talvolta vengono usati per fini esplicitamente sessisti e razzisti. Esempiolo stereotipo de "il maschione nero" che tu citavi e che, storicamente, si è spesso tradotto nello stereotipo ancor più negativo dello "stupratore nero" poi utilizzato nelle campagne razziste contro i cosiddetti "clandestini".
    Quindi, capisco che in taluni contesti ci sia bisogno di "semplificare", ma starei attenta a certe forme di linguaggio stereotipate che spesso "nascondono" o portano a " altro

  • Marco ha detto:

    non ho letto alcuna volgarità, anzi mi sembra che le cose da dire siano state dette con garbo e sintesi

  • Anonimo ha detto:

    L'argomento è interessante, purtroppo il linguaggio a volte scade nel volgare…
    Gianni58

  • Antonio D. ha detto:

    Mi piace o non mi piace: non vedo altre scelte di fronte a un maschio. Le pippe mentali non mi interessano.

  • Agostino ha detto:

    È davvero inutile pensare di eliminare i pregiudizi, è meglio cercare di capirli per affrontarli in modo coscienzioso.

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