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Gli articoli di cronaca ci presentano spesso storie di giovani musulmani che scelgono di seguire organizzazioni fondamentaliste o addirittura terroristiche: al di là del fatto che le esperienze, estremamente più comuni, dei giovani musulmani che hanno relazioni pacifiche e costruttive con il resto del mondo sono costantemente escluse dalla narrativa giornalistica, ci si pone il problema di come aiutare la loro emancipazione culturale e morale, in un ambiente che presenta come unico islam possibile la sua interpretazione più oscurantista e retrograda. Cosa possono fare gli insegnanti, gli educatori, i genitori? Per Ludovic-Mohamed Zahed, imam progressista e dichiaratamente omosessuale [Il Grande Colibrì] è necessario riappropriarsi della propria storia, per scoprire che l’islam non è quell’oscuro blocco monolitico ed immutabile immaginato dai nazionalisti del secolo scorso.

In Francia si sta discutendo molto della riforma dei programmi scolastici avviati dalla ministra dell’educazione Najat Vallaud-Belkacem, una donna di origini marocchine. Vallaud-Belkacem è molto aperta di spirito: è stata ministra dei diritti delle donne e delle persone LGBT e nel 2012, per una decina di settimane, ha ricevuto più di 70 rappresentanti di associazioni per discutere in riunioni ministeriali del modo migliore per raggiungere una legge sul matrimonio per tutti. Ora ha introdotto nei programmi scolastici lo studio dell’islam e molte persone l’hanno accusata di non essere obiettiva, perché è musulmana. In realtà bisogna educare i ragazzi affinché in futuro possano appropriarsi della propria storia: è questo il modo migliore per liberarli.

Questi giovani devono imparare cosa è successo sulle due sponde del Mediterraneo, quando l’Europa è diventata sempre più potente e il mondo musulmano è entrato in crisi con il crollo dell’impero ottomano. Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo opere come “Le mille e una notte” sono state pubblicate al Cairo per la prima volta, dopo secoli, censurate di ogni riferimento all’omosessualità e alla sessualità delle donne, mentre i riferimenti alla sessualità degli uomini sono stati mantenuti. Era una questione di patriarcato e di politica: le persone che hanno fatto ciò, adottando un’ottica nazionalista e panarabista, hanno cercato di riscrivere la propria storia, esattamente come fanno tutti i fascismi ed i totalitarismi.

Nello stesso periodo in cui sono emersi i Fratelli musulmani, il wahhabismo ed il panarabismo, alcuni imam hanno iniziato a prendere in mano quello che avevano scritto imam del passato molto famosi e rispettati, punti di riferimento per le questioni spirituali, e a dire: “Ah, questi sapienti scrivevano poemi d’amore per i ragazzi, che Dio li perdoni!”.

Per esempio, un imam di Al-Azhar, la grande università egiziana che ha più di mille anni di storia, scriveva poesie per il proprio giovane amante e diceva: “Ah, quando vieni la sera a visitarmi con la tua grande sciabola!”, e tutti sapevano che non stava parlando di una vera sciabola, ma che era un riferimento fallico. Tutta questa eredità è stata cancellata a partire dal crollo dell’impero ottomano e dalla colonizzazione. Ed oggi i rappresentanti di Al-Azhar sono i primi a condannare le femministe islamiche e gli omosessuali musulmani, affermando che il matrimonio omosessuale è un segno della fine del mondo e che quando due omosessuali hanno un rapporto anale il trono di Dio inizia a tremare – noi, con un semplice rapporto anale, saremmo in grado di far tremare la Creazione: quanto siamo potenti, eh!

Un autore molto interessante è Joseph Massad, uno studioso cristiano di origini palestinesi che lavora negli Stati Uniti, alla Columbia University di New York. Lui ha sviluppato un’analisi sistematica e plurisecolare non delle tradizioni spirituali, ma della letteratura ed della poesia nel mondo arabo-musulmano, con figure come Abu Nuwas, poeta alla corte del celebre califfo Al-Amin nel Medioevo, che celebravano l’amore per i ragazzi. L’analisi di Massad sull’evoluzione delle identità sessuali e politiche nel mondo arabo-musulmano è estremamente raffinata e precisa, con riferimenti in arabo alla poesia, alla letteratura, ai romanzi, ai trattati di medicina, eccetera.

Il suo solo problema è l’estremismo: Massad arriva ad affermare che l’omosessualità non dovrebbe diventare un’identità – ma perché no? – e quasi vieterebbe alle persone di definirsi “gay”, sostiene che la retorica dell’orgoglio gay è solo occidentale, che se nel mondo arabo le persone omosessuali sono condannate a morte sarebbe colpa degli occidentali, e ritiene i militanti LGBT criminali tanto quanto chi uccide gli omosessuali, perché costituirebbero una “lobby gay internazionale”. Questo estremismo va messo da parte.

Per concludere, se daremo ai ragazzi l’arma di queste conoscenze, quando qualcuno gli dirà che l’islam vieta l’omosessualità metteranno in dubbio questa affermazione, perché si chiederanno come sia possibile dal momento che esiste una tradizione di omoerotismo lunga secoli. Facciamogli leggere saggi, libri, studi di genere applicati all’islam [Il Grande Colibrì]: così gli offriremo una reale alternativa. Altrimenti – per dirla con parole molto schematiche – se l’alternativa è o rigettare la religione o essere tolleranti, ci saranno inevitabilmente dei problemi, perché, in società che strumentalizzano sempre di più, sempre più pubblicamente e con sempre meno problemi le rappresentazioni razziste ed islamofobiche e in cui si sentono minacciati personalmente, difficilmente sceglieranno l'”Occidente”.

Ludovic-Mohamed
Ludovic-Mohamed Zahed è imam, psicologo e antropologo
Traduzione di Pier
©2015 Il Grande Colibrì

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