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A maggio la polizia di Sousse, in Tunisia, ha fatto irruzione in una casa e ha arrestato quattro ragazzi, accusandoli di sodomia. Il più giovane di loro, un sedicenne ospitato in un centro sociale perché orfano di madre e con il padre in carcere, è stato condannato in contumacia dal tribunale minorile a quattro mesi di detenzione nell’istituto correttivo di Sidi El-Hani, mentre gli altri tre, maggiorenni, sono ancora in attesa della sentenza.

La sentenza si fa beffe della legge

Se la criminalizzazione dell’omosessualità è già di per sé assurda e ingiusta, lo è ancora di più quando colpisce un adolescente, imponendogli la violenza della detenzione e un marchio di infamia che avrà pesantissimi effetti su tutta la sua vita. Ci può essere qualcosa di più ingiusto e assurdo? Ebbene sì, come dimostra la sentenza di condanna.

Le autorità hanno rispettato la legge permettendo al ragazzo di non sottoporsi al test anale, pratica pseudo-scientifica duramente condannata come inutile e degradante anche dall’ordine dei medici tunisini: spesso questo rifiuto, anche se espressamente previsto dalla legge, non è rispettato e quindi sembrava che fosse stato fatto un passo avanti. E invece no: il tribunale ha giudicato questa decisione, pur tutelata dall’ordinamento, come una prova di colpevolezza [Kapitalis].

Test anali: l’omosessualità impressa nel buco del culo?

L’eredità ambigua delle “primavere”

Queste contraddizioni particolari sembrano essere lo specchio di contraddizioni molto più generali, in una Tunisia che sta costruendo una democrazia, ma in cui la repressione contro le minoranze sessuali non si attenua o addirittura si rafforza. Come in altri paesi dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente, l’eredità delle “primavere arabe” resta ancora ambigua: le rivoluzioni, compiute o tentate, hanno spalancato le porte di chi immagina un futuro democratico e hanno aperto un dibattito pubblico sulle libertà individuali e sulla difesa delle differenze, anche sessuali, che prima non era immaginabile, ma gran parte delle promesse iniziali non si sono ancora realizzate.

In particolare, le tante personalità che si sono schierate a favore della depenalizzazione dell’omosessualità sembravano preannunciare sviluppi importanti, ma in realtà si sono rivelate voci nel deserto: le grandi formazioni politiche e sociali, dai partiti ai sindacati, sono rimaste immobili e silenti. E sulla pelle delle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali) giocano le forze conservatrici che vogliono dimostrare il proprio potere, consapevoli che le forze progressiste ancora non hanno il coraggio di schierarsi con le vittime del moralismo.

 

Pier
©2017 Il Grande Colibrì

One Comment

  • Albert ha detto:

    Il fatto è che non c’è stata alcuna “primavera araba”: sì, sono state abbattuti regime di fatto dittatoriali, ma laici, per far salire al potere “democrazie” formali, ma di chiaro stampo islamista.

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