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Credo che sia una vera e propria aberrazione che ancora nel 2013 alcune persone siano arrestate e condannate per il loro orientamento sessuale e per le loro pratiche sessuali!“. Paloma Negra, nome di battaglia di uno dei più attivi militanti del Gruppo degli LGBT tunisini, è davvero esasperato: negli ultimi tempi in Tunisia  la polizia ha ripreso a perseguitare ed arrestare gli omosessuali. “Cerchiamo di avvicinare le vittime, di seguirle da vicino per offrire loro qualche aiuto, se e come loro desiderano: si va da qualche semplice consiglio all’assistenza giuridica“.

L’ultimo caso, avvenuto poche settimane fa, è emblematico. Circolavano voci su un giovane professore universitario della capitale Tunisi: andava a trovare un po’ troppo spesso il portiere di un palazzo nel nord della città. La polizia allora ha deciso di appostarsi, di aspettare l’arrivo dell’insegnante e poi di fare irruzione nel locale dove si trovavano i due uomini. Come prevedevano le forze dell’ordine, il portiere stava penetrando analmente il professore. Quest’ultimo è stato arrestato, mentre l’altro ragazzo sarebbe riuscito a fuggire gettandosi da una finestra. Una fuga rocambolesca e forse poco credibile: “E’ un classico: il passivo della coppia rischia sempre pene pesanti, mentre l’attivo riesce misteriosamente a scappare o viene rilasciato subito… Se gli va male, viene punito solo simbolicamente“.

La stampa locale ha parlato di questo arresto con toni spesso soddisfatti (tixup.com), ma almeno ne ha parlato: “Se l’arresto di un omosessuale non è documentato dai media è difficile che anche noi attivisti ne veniamo a conoscenza. D’altra parte, se non è coinvolta una persona nota la stampa tace. Per questo non possiamo sapere precisamente quante persone sono finite in carcere con l’accusa di avere avuto rapporti omosessuali“.

Qualche giornalista italiano si è interessato alla vicenda, anche chiedendo la mediazione de Il grande colibrì, ma poi ha scelto di non rilanciare la notizia perché non è stato comunicato il nome dell’arrestato. “Non è codardia da parte nostra, ma per rispetto alla vita privata delle persone si preferisce non comunicare tutto: ma i giornalisti non capiscono quanto sia grave il problema dell’outing non voluto in Tunisia?“. La tutela dell’incolumità delle persone viene prima delle necessità dello scoop giornalistico, secondo gli attivisti tunisini. Principio che per noi è sempre stato del tutto condivisibile, anche se il prezzo da pagare è il silenzio dei media…

E, avvolta dal silenzio dei media, la violazione dei diritti degli omosessuali in Tunisia rimane un enorme problema. Purtroppo dopo la rivoluzione, che aveva suscitato enormi speranze nelle persone LGBT, è stata eletta una maggioranza islamista conservatrice, ovviamente ostile alla diversità sessuale. “A partire dalle ultime elezioni, con la presa del potere da parte della destra, le ostilità sono diventate sempre più frequenti, come è successo per gli interventi straripanti omofobia, anche da parte di ministri“. Il caso più clamoroso è stato quello del ministro per i Diritti umani, Samir Dilou, che l’anno scorso ha affermato che non esisterebbe il diritto ad esprimere un orientamento sessuale diverso da quello eterosessuale (ilgrandecolibri.com).

L’accusa di omosessualità è diventata uno strumento di normale lotta politica, usato tanto dalle forze laiche, che ad esempio avevano fatto circolare un presunto video a luci rosse del ministro degli Interni islamista Ali Laarayedh (ilgrandecolibri.com), quanto dal partito al governo, il quale potrebbe essere dietro al recente arresto per sodomia di Mounir Baatour, presidente del partito laico dei Liberali (ilgrandecolibri.com).

Intanto si registrano anche omicidi di uomini gay: “Ne sono stati ammazzati almeno un paio, ma né il governo né le autorità locali hanno dimostrato di voler ricercare le vere ragioni di queste uccisioni“. E’ stato emblematico il misterioso caso di Angelo, l’italiano ucciso ad Hammamet quasi un anno fa: “Sono state fatte circolare delle informazioni solo quando c’è stata un po’ di pressione internazionale, dopo l’articolo de ilgrandecolibri.com“.

Il caso di Angelo, tuttavia, appare per certi versi distinto da altri casi di violenza: per l’italiano, infatti, è altamente improbabile il movente religioso, che sembra invece centrale in molte aggressioni. I principali sospettati sono i gruppi salafiti, appartenenti ad una corrente del fondamentalismo islamico: “In realtà“, spiega Paloma, “non ci sono inchieste serie e manca del tutto la volontà politica di contrastare l’omofobia, quindi non è possibile affermare esattamente e precisamente chi stia dietro alle ostilità contro gli omosessuali. Tuttavia, se guardiamo ai metodi utilizzati, sembra facile concludere che si tratti di fanatici religiosi“.

In ogni caso le speranze per il futuro non sono andate via né è arrivata la nostalgia per il passato, per il regime di Ben Ali, il dittatore laico amico di tanti paesi occidentali: “La situazione attuale è sicuramente molto delicata, le tensioni sociali e politiche sono tante, la sicurezza è diminuita, i rischi sono sicuramente aumentati, ma non concludiamo troppo in fretta che Ben Ali era migliore: anche sotto la sua autorità i problemi per la comunità LGBT erano forti. I governanti attuali sono fortemente ostili agli omosessuali, ma lo erano anche i loro predecessori“. Nei prossimi giorni torneremo a parlare, anche con Paloma Negra, di che fine ha fatto la primavera araba per le persone LGBTQ*…

 

Pier
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2 Comments

  • Bilal Chibani ha detto:

    Ottimo che il Colibrì si occupi di ciò che accade in Tunisia, ci abito da vent'anni e vedo con gratitudine tutti coloro che si impegnano per favorirne l'evoluzione. Ci sono elementi, nei frammenti d'analisi di Paloma Negra riportati nell'articolo, che mi lasciano perplesso. Essere attivisti gay in Tunisia non è facile, massimo rispetto per lei e per tutti i suoi amici. Mi piacerebbe però che si facesse un maggiore sforzo di fattualità e di citazione delle fonti. Io non ho notizie di un'ondata d'arresti in ambiente gay; si é scritto di Mounir, arrestato perchè avrebbe praticato atti di sodomia con un minorenne ed è apparso qualche scarno articolo in merito al professore, sorpreso con un portinaio di un immobile, in flagranza di delittuosa sodomia passiva (sembra un titolo della Vertmüller). Nient'altro. Se Paloma è a conoscenza di altri casi concreti di persecuzione poliziesca lo dica, dia dei riferimenti che permettano, a chi vorrebbe farlo, di controllarne la veridicità e la natura. Qui non si tratta di forzare outing ma di dare gli elementi minimi di informazione oggettiva a chi potrebbe e vorrebbe, contribuire all'abrogazione dell'inattuale articolo 230 del codice penale tunisino (Article 230- La sodomie, si elle ne rentre dans aucun des cas prévus aux articles précédents, est punie de l'imprisonnement pendant trois ans). L'omosessualità in quanto tale, non è più menzionata nel codice penale tunisino, viene usato l'articolo 230, che pare fu concepito non in funzione omofoba ma come monito alla violenza interclassista (il padrone che sodomizza la domestica, il bottegaio che abusa dell'apprendista, l'insegnante della madrassa che sodomizza l'alunno). Teoricamente un gay amante esclusivo della fellatio, non rischierebbe nulla, a patto che pratichi con maggiorenni. Ciò rende, a livello normativo, la Tunisia tra i paesi arabi più avanzati in materia di rispetto dei diversi orientamenti sessuali. Per questo è importante capire se i due arresti per sodomia, di cui si è scritto ultimamente, facciano parte o meno, di una nuova politica persecutoria anti gay o siano casi isolati, iniziative folli di sceriffi, magari barbuti nell'animo.
    Che il passaporala si attivi e chi è a conoscenza di fatti concreti, si manifesti, magari scriva al Colibrì, se lo permette.
    Veniamo ai gaycidi dove, sempre Paloma dice "Ne sono stati ammazzati almeno un paio, ma né il governo né le autorità locali hanno dimostrato di voler ricercare le vere ragioni di queste uccisioni".
    Conclusioni affrettate, poco vicine alla realtà dei fatti. Tutti gli assassini di gay, avvenuti dopo la rivoluzione, sono stati arrestati. La tragedia di Angelo l'ho seguita da vicino e delle altre mi sono informato attivamente, il movente e le modalità sono da criminalità comune, l'obbiettivo il denaro o oggetti di valore. Si parla poi di altre aggressioni in cui "non è possibile affermare esattamente e precisamente chi stia dietro alle ostilità contro gli omosessuali. Tuttavia, se guardiamo ai metodi utilizzati, sembra facile concludere che si tratti di fanatici religiosi". Ma di cosa parla? Quali metodi utilizzati? Faccia uno sforzo e ci dia almeno un riscontro oggettivo, uno straccio di data, o un luogo relativo a atti di intimidazione o violenza, da parte di gruppi islamisti verso persone omosessuali. Azioni eclatanti, da parte di attivisti islamici, sono stati: attacco all'ambasciata USA, attacco a Karaoui come ritorsione alla diffusione del film Persepolis, attacco all'evento artistico "Printemps des arts", attacco ai bordelli storici di alcune città, tafferugli pro nikab in alcune università, forse mi sfugge qualche cosa ma in tutte queste circostanze, comunque deplorevoli, il fattore gay non entra proprio in linea di conto.

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Bilal, fino a pochissimi anni fa in Italia sembrava non esistere l'omofobia: giornali silenti, denunce assenti, pochissimi nomi. Oggi la situazione è cambiata, le vittime si fanno sentire, i media ne parlano… E' scoppiata un'emergenza all'improvviso o semplicemente un fenomeno difficilmente visibile (nonostante l'assenza di una persecuzione legale) è emerso?
      Faccio questa premessa per dirti che non deve sorprenderci il fatto che sia così complicato raccogliere le informazioni e poi divulgarle senza danneggiare le persone coinvolte (e nel caso tunisino parliamo di un paese che considera reato il sesso omosessuale, punto sul quale mi soffermerò tra poco). Non capisco, da questo punto di vista, il senso di chiedere di non fare dei nomi, ma di fornire degli elementi che rendano riconoscibili le persone.
      La denuncia che abbiamo presentato è generica? Lo è sicuramente. In futuro sarà necessario fare qualche passo in più anche in termini di visibilità? Indubbiamente. Faccio però anche notare che la gran parte dei rapporti sul rispetto dei diritti umani delle persone LGBT in molti paesi del mondo sono ben più vaghi e meno aggiornati dell'articolo qui pubblicato, anche quando sono considerati tra le fonti più importanti e attendibili (si veda, tanto per fare un esempio, il Rapporto USA sulle pratiche dei diritti umani in Tunisia).
      Mostrare certe dinamiche è molto arduo: è pressoché impossibile mettere certi fatti sotto gli occhi delle persone e la difesa dei diritti umani spesso richiede che l'osservatore voglia vedere, nel senso che faccia uno sforzo per vedere una realtà apparentemente sfuggente. Lo stesso discorso vale per un altro punto: dire che esiste un legame tra le espressioni omofobiche della politica e le violazioni dei diritti perpetrate dalla polizia e/o da altri gruppi non ha la stessa certezza concettuale del dire che uno più uno fa due, ma d'altra parte non può averlo. E' l'espressione di un'analisi che va al di là del fatto immediatamente dimostrabile – di un'analisi che è quasi sempre l'unico modo per individuare responsabilità politiche che quasi mai sono espressamente "certificate".
      Per quanto riguarda le violenze, non mi sembra che siano da valutare solo le "azioni eclatanti". Gli attivisti tunisini da tempo denunciano le aggressioni più frequenti nei luoghi di incontro omosessuale, la persecuzione dei prostituti, ecc…, tutti fatti che, per ovvie ragioni, non possono essere denunciate alle autorità e che non diventano un dato di allarme sociale. Se poi si volessero considerare solamente le azioni eclatanti, non sono mancate neppure quelle, dalle minacce di morte pubbliche (come successo ad Al Marsa) alla devastazione e al saccheggio subiti dalla gay-friendly Associazione tunisina di sostegno alle minoranze (caso nel quale un ruolo fondamentale ha avuto anche l'anti-ebraismo). Vivendo in Tunisia, poi, saprai bene che anche i frequenti attacchi agli artisti utilizzano molto frequentemente argomentazioni fortemente omofobiche (gli artisti vengono dipinti come omosessuali e attaccati anche per questo).
      Termino con una considerazione sull'articolo 230, che secondo te non si riferirebbe all'omosessualità in quanto tale (intendendo, mi par di capire, gli atti sessuali omosessuali in quanto tali). Questo articolo, come recita il suo stesso testo, va letto insieme ai citati "articoli precedenti" e, in particolare, all'articolo 227, commi 1 e 2, relativo all'abuso sessuale, punito sia in presenza sia in assenza di violenza, di minacce e/o dell'uso di armi. Insomma, la sodomia (art. 230) è reato differente da quello di violenza sessuale (art. 227). Non si può neppure dire che il primo reato si configuri come un caso particolare o una sorta di aggravante del secondo reato, tanto è vero che il secondo reato prevede pene molto più severe rispetto al primo.

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