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Le notizie di questa settimana:
1. Turchia: dopo il trionfo, bisogna trattare con Erdogan
2. Israele, scontro tra esercito e governo sui palestinesi
3. La Russia in Siria dimostra la sua forza o la sua crisi?
4. Algeria, cosa raccontano i graffiti della storia del paese

Turchia: dopo il trionfo, bisogna trattare con Erdogan
Il 1° novembre rimarrà negli annali della nostra storia politica: la Turchia si è unita per resistere alle minacce provenienti dal suo interno e dall’esterno” scrive il filogovernativo yenisafak.com dopo la notizia che alle elezioni turche il partito del presidente Recep Tayyip Erdogan ha conquistato quasi metà dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento. Erdogan torna ad essere il padrone della Turchia e un interlocutore inevitabile, nonostante sia sempre più autoritario, per UE e USA, perché “il paese fa da cerniera tra Europa e Siria ed è il principale punto di passaggio delle centinaia di migliaia di persone che attraversano i Balcani per raggiungere l’Europa” [theguardian.com]. “Per gli alleati occidentali, trattare con Erdogan ora è proprio come trattenere un lupo per le orecchie: pericoloso, ma l’alternativa sembra ben peggiore” sintetizza Peter Marino su reuters.com.

Israele, scontro tra esercito e governo sui palestinesi
Che l’esercito israeliano giudicasse assai male le scelte politiche del governo di Benjamin Netanyahu era già cosa risaputa ed il litigio che durante il Consiglio di sicurezza ha opposto il generale Herzl Halevi, capo dei servizi segreti, ed i ministri non ha fatto che confermarlo: Halevi ha sostenuto che la ribellione dei giovani palestinesi è comprensibile, perché causata dalle tensioni sul monte del tempio di Gerusalemme, dagli attacchi dei coloni e dalla mancanza di prospettive per il futuro [maariv.co.il]. L’esercito, ricorda haaretz.co.il, chiede da tempo di riprendere il dialogo con l’Autorità nazionale palestinese di Mahmud Abbas, di fare gesti di pacificazione e soprattutto di evitare gesti inutilmente provocatori come la passeggiata in un quartiere palestinese, pistola alla mano ben in vista e ampio stuolo di militari come scorta, del ministro dell’educazione (sic!) Natali Bennett [maariv.co.il].

La Russia in Siria dimostra la sua forza o la sua crisi?
Il problema non è più sapere chi vincerà la guerra di stati ed alleanze in Medio Oriente, ma evitare che crollino tutti gli stati a vantaggio solo del gruppo Stato islamico“: spiega così l’intervento russo in Siria rusrep.ru, che si felicita anche del fatto che “è diventato evidente, anche per gli occidentali, che la Russia deve essere ascoltata sulle evoluzioni del mondo“. Un ritratto ben poco trionfale della Russia è tratteggiato invece da alhayat.com, secondo cui l’intervento di Mosca dimostra solo la profonda crisi (politica, economica, culturale…) della Russia, un paese che ormai non saprebbe fare altro che la guerra. Al Hayat critica anche la benedizione dell’intervento militare da parte della Chiesa ortodossa russa, che ha definito i bombardamenti “una guerra santa“. Queste parole sono state duramente criticate anche dal metropolita cristiano greco-ortodosso di Beirut, in Libano [lorientlejour.com].

Algeria, cosa raccontano i graffiti della storia del paese
Elwatan.com propone una breve storia dei graffiti in Algeria, partendo dalla guerra di liberazione (“Un solo eroe: il popolo“), passando dal terrorismo degli anni Novanta (“Apostati, i nostri morti sono in paradiso, i vostri all’inferno“), per arrivare ai giorni nostri. Oggi le scritte sui muri gridano la delusione nei confronti della classe dirigente e la voglia di emigrare (“Daremo la nostra carne ai pesci piuttosto che alle larve“), ma dominano messaggi d’amore e inviti a lasciare puliti muri e strade.

 

Pier
Copyright©2015ilgrandecolibri.com

3 Comments

  • eitanyao ha detto:

    Salve e grazie per la risposta @Pier,

    questo tra laicità e democrazia per me é uno di questi finti/sbagliati dibattiti (come il dibattito sui limiti della "satira", sulla libertà di espressione e il "rispetto" della religione etc…) che proliferano oggiorno

    lo é in generale e in particolare nel caso turco prima di tutto perché i turchi laici che io difendevo non erano i sostenitori di un regime non democratico, erano le femministe i gay trans atei progressisti e democratici pro-europei …e poi perché la Turchia degli anni '90 non era un regime autoritario o una dittatura…era una fragile democrazia rinascente…corrotta, marcia, inadeguata, inefficace…tutto quello che vuoi ma non una dittatura

    Quanto all'unità dei laici e dei democratici non credo che il futuro sia quello…unità di chi poi? É evidente che io non starò mai dallo stesso lato di qualcuno come Ludovic per esempio.

    La laicità é in crisi ovunque del resto, rigettata dal campo politico che tradizionalmente se ne era fatto paladino, la sinistra, attaccata da intellettuali e media, sempre più spesso appare come una parola svuotata di ogni senso e addirittura finisce per essere traviata da alcuni fino al punto di diventare uno strumento a maggior gloria della religione

    io sono pessimista. penso che vinceranno i totalitari, che i fanatici finiranno, come diceva il grande Hitch per distruggere la civiltà.

    nel suo nuovo ,bellissimo, libro il Grande scrittore algerino Boualem Sansal immagina un mondo terrificante in cui il male ha vinto (come nel caso del libro peraltro buono di Houellebecq ma i due testi sono molto diversi) e un enorme impero teocratico é riuscito ad imporsi…

    i tempi sono bui e le nuvole si addensano all'orizzonte temo

    Ogni Bene

  • eitanyao ha detto:

    Per 10 anni quando i laici, le femministe, i gay Turchi manifestavano, riempivano le piazze di Costantinopoli/Istanbul gridando che la Laicità moriva in Turchia e chiedendo aiuto erano ignorati in europa e non mancava chi li presentava come i sostenitori del "vecchio regime" laico definito come "corrotto e autoritario"… personalmente quando io parlavo o scrivevo sulla Turchia dicendo quello che pensavo di Erdogan ero attaccato regolarmente da progressisti che si erano innamorati del "modello turco" e vedevano nell'AKP il sol dell'avvenire per il medio-oriente ( e l'europa?)… quante volte sono sentito dare, naturalmente in nome dei diritti dell' uomo, della "pace" (sic!) e della democrazia, del "fascista",e "razzista" ( omonazionalista e islamofobo non erano ancora di moda) perché difendevo la laicità turca!

    Complimenti quindi a chi in europa ha attaccato le pecore, difeso il lupo e contribuito a questo disastro.

    Poi per carità sono sempre per la real politik quindi ben venga il dialogo con Erdogan tanto ormai non ci sono più alternative.

    La mia solidarietà alla comunità LGBQI e in particolare Trans (la comunità di gran lunga più attiva e esposta) in Turchia

    Israele: scontro mi pare esagerato. wishful thinking di haaretz&co certamente (btw nessuno cita mai i media non di sinistra che pure sono i più letti/visti)

    Israele é una rumorosa, vibrante a tratti chaotica democrazia ed é la Nazione di un Popolo antico -presente nella Sua Terra, la Terra di Israele, da oltre 3000 anni – che ha una "legacy" culturale marcata dalla passione per la conoscenza e per dialogo tra opinioni differenti

    questo porta spesso in europa -non mi riferisco a questo post, parlo in generale- a credere che vi siano divisioni sull'essenziale e cioé sulla protezione e salvaguardia dello Stato e c'é persino che sogna che Israele un giorno si suiciderà auto-distruggendosi (cosa che non mancano. tra un proclama sulla fascistizzazione della società e l'altro, di ripetere i leftists israeliani ogni volta che perdono un'elezione il che é spesso per me é una fortuna 🙂

    Ogni bene

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Personalmente, non mi entusiasma la laicità (o presunta tale) quando non è accompagnata dalla democrazia. Forse noi difensori della laicità faremmo un mestiere migliore se la difendessimo insieme alla democrazia, e non a suo discapito, come purtroppo succede. Poi se la reazione è rifugiarsi in personaggi come Erdogan non dovremmo esserne sorpresi…

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