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Non è passato neanche un mese dal risultato elettorale che ha spento i sogni di egemonia di Recep Tayyip Erdogan, consegnando al suo partito una vittoria a metà anziché l’annunciata consacrazione e premiando il partito curdo che si è fatto portavoce dei diritti LGBT [Il Grande Colibrì], ed ecco che – per la prima volta da dodici anni a questa parte – ieri il Pride di Istanbul è stato disperso dalla polizia con una violenza tale [Hürriyet Daily News] da spingere i media di tutto il mondo ad occuparsene. La motivazione? Il corteo in programma ieri era in programma in pieno Ramadan. Eppure proprio l’AKP, il partito del presidente, aveva promesso in campagna elettorale che il diritto di manifestare non sarebbe stato represso e che non c’era alcuna intenzione di indirizzare lo stile di vita dei cittadini: cos’è dunque accaduto in questo breve tempo, si chiede il quotidiano Posta, affinché le cose prendessero questa piega?

Probabilmente la delusione elettorale ha giocato un ruolo, anche se è difficile averne le prove. Nei fatti, però, la repressione ha consegnato una nuova piccola vittoria al partito curdo HDP, con alcuni deputati, in gran parte eterosessuali, che hanno difeso il diritto a manifestare venendo essi stessi malmenati. Ma la loro presenza, insieme a quella di diplomatici inglesi e americani, ha di fatto respinto la violenza della polizia e li ha fatti diventare gli eroi eterosessuali e musulmani del Gay Pride di Istanbul [Paul Canning].

Di certo appartenere a una minoranza LGBT in Turchia non è facile, come mostra un sondaggio condotto online e con fatica su un piccolo campione di persone disposte a raccontare la loro vita e i loro problemi (a cominciare dalla necessità di stare nascosti per evitare discriminazioni nella vita quotidiana, sui luoghi di lavoro o nella ricerca di un’occupazione; Hürriyet Daily News). Ma forse quanto accaduto al Pride di ieri, con tutta la sua violenza e l’assurda difesa del governatore della regione [Hürriyet Daily News], insieme a quanto già era accaduto in occasione delle proteste del parco Gezi [Il Grande Colibrì], potrebbe essere un piccolo nuovo Stonewall, per una Turchia che ora sa di dover marciare per i propri diritti. E che ha una rappresentanza politica importante al suo fianco.

 

Michele
©2015 Il Grande Colibrì

One Comment

  • carlo corbellari ha detto:

    Io continuo ad avere fiducia nell'Islam e a considerarlo solo una religione. I manifestanti sono islamici anche se laici, io li apprezzo in quanto miei fratelli di scelta sessuale e in quanto uomini. Non voglio massificazioni di comportamento non voglio che tutti abbiamo il mio solo punto di vista pur essendo come me. Non voglio il pensiero unico fascista occidentale

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